Cristina Pelagatti
«Comprendiamo che ci siano dei timori nei cittadini, ma non possiamo accettare questo modo di contestare». Queste le parole del sindaco di Felino Elisa Leoni sull’aggressione subita dall’amministratrice di sostegno della proprietaria della casa che ospiterà 20 richiedenti asilo a San Michele Tiorre, che, nell’esprimere solidarietà alla signora e alla sua famiglia, ha commentato: «Siamo preoccupati. Io sono convinta che nel gruppo ci fossero anche qualcuno venuto da fuori paese, perché Felino è un paese di persone miti e ragionevoli che hanno storicamente accolto sia chi veniva dal resto dell’Italia che da altri Paesi del mondo. Il problema è che dietro a questa situazione c’è una strumentalizzazione politica molto pesante, così come non si è mai presentata in altri paesi della provincia che abbiano accolto i migranti. Ci sono state contestazioni legittime, ma mai atti così forti e preoccupanti».
Il sindaco sottolinea: «Noi comprendiamo le preoccupazioni dei cittadini e l’amministrazione c’è, è presente proprio per dare tutto il supporto ai cittadini e a chi arriverà, affinché questo inserimento avvenga nel modo migliore. Proprio per questo non possiamo accettare certi atti. Non si può avere timore dei comportamenti di qualcuno che ancora non è nemmeno arrivato e al contempo comportarsi in questo modo. Oltre alla signora aggredita, la nostra solidarietà va a tutte le persone di buona volontà che, pur preoccupati, ci stanno dando una mano a costruire e non a distruggere. Dobbiamo tutelare la cittadinanza che ha timori, ma appunto non accetta la violenza, perché rischia di essere vittima di questa continua strumentalizzazione, che confonde anche le persone più miti. I social network hanno enorme responsabilità nel fomentare la strumentalizzazione e nell’esacerbare il clima».
Il sindaco Leoni ha spiegato: «Siamo in collegamento diretto e quotidiano con la prefettura. Ogni volta che abbiamo novità sul tema le comunicheremo, siamo aperti a ricevere e parlare con i cittadini. Al momento non sappiamo ancora quando arriveranno i migranti, saranno 20 ma abbiamo richiesto alla prefettura che gli inserimenti avvengano in modo graduale».
I TIMORI DEI RESIDENTI
Francesco Bandini
Nessuno giustifica apertamente l'aggressione verbale, gli insulti, gli sputi e men che meno le minacce di morte. Ma c'è chi dice che chi si è lasciato andare all'ira, in fondo, lo si può anche capire. E tutti, ma proprio tutti, usano una parola: paura. Paura di chi non si sa chi sia né da quali situazioni venga; paura di venti giovani extracomunitari piazzati in una villetta in mezzo a un paesino della pedemontana; paura che quella minuscola frazione possa cambiare volto e perdere quella tranquillità che tutti invece vogliono custodire.
Il paesino in questione è San Michele Tiorre, frazione di Felino, dove martedì sera l'amministratrice di sostegno della proprietaria di una villetta è stata circondata e aggredita verbalmente da un gruppo di residenti inferociti, perché ha deciso di mettere a disposizione quell'edificio per un gruppo di profughi africani. E ieri in paese, dopo la notizia di quanto accaduto riportata dalla Gazzetta, non si parlava d'altro.
«Potevamo anche fare a meno di questi qua – dice lapidario Bruno –. Io sono contrario a mantenere della gente a far niente. Perché poi si sa cosa succede: non potendo lavorare e non avendo nulla da fare, vanno a spacciare e a delinquere. E quelli che si sono arrabbiati con la signora li capisco, perché c'è malcontento ed esasperazione». Luigi, pensionato, davanti al bancone del bar sulla provinciale parla apertamente di «rischi». «Ho una nipote di 12 anni che adesso gira liberamente per il paese. Ma poi cosa succederà? Mettere venti giovani uomini stranieri tutti insieme nello stesso posto può essere pericoloso. La gente non è razzista, ma il fatto è che non si fida più, perché in giro succedono troppe cose brutte. Non ho niente contro di loro, ma non mi sento sicuro con l'arrivo di queste persone». Accanto al pensionato c'è Luigi, che la vede un po' diversamente: «Io non sarei così pessimista. Non dimentichiamo che molti sono persone che arrivano da guerre e che se sono buoni e si integrano, non c'è nulla che non vada. E poi non posso giustificare chi ha minacciato la donna che ha dato la casa: non ci si comporta così. Anche se in effetti venti persone così in una zona residenziale sono un po' tante».
Fra chi invece comprende la rabbia degli abitanti c'è un altro avventore del bar: «È giusto – dice – che la gente si faccia sentire: se si tace adesso, poi non serve a niente parlare quando ormai sono arrivati ed è troppo tardi. Questa signora che ha dato l'alloggio perché invece non se li prende a casa sua?». Nel gruppo di tre signore che stanno prendendo l'aperitivo ci sono punti di vista diversi. «Queste persone che arrivano hanno i loro diritti, purché si comportino bene. Il problema è che ormai si ha paura anche a stare in casa propria», osserva una di loro. «Speriamo che almeno gli facciano fare qualcosa, come ad esempio occuparsi della casa e tenere in ordine tutto intorno», suggerisce un'altra. E la terza se la prende con chi è andato giù un po' troppo pesante con la donna che ha messo a disposizione l'abitazione: «È stato un episodio vergognoso. Mi dispiace veramente vedere tutta questa cattiveria, non mi sembra vero che possa accadere in un paese come il nostro».
Incredulo sull'accaduto anche un passante: «Posso capire qualche parola di troppo che può sfuggire, ma questo proprio no». Detto ciò, anche per lui la paura è giustificata: «Questi sono tutti uomini giovani e vederne arrivare così tanti tutti insieme non fa proprio piacere, con tutto quello che si sente in giro». Sadia, una signora che porta a spasso il cane, osserva: «Tutti dicono di non essere razzisti, ma il fatto è che qui non li vuole nessuno. Perché non ci si sente sicuri e tutti hanno paura che questo tranquillo paesino possa essere disturbato da persone che non si sa chi siano. Chi ha bambini ha paura di quello che potrebbe succedere. Senza considerare che qui di stranieri ce ne sono già tanti: molti girano senza fare nulla e le case popolari ormai le hanno date in buona parte a loro».
Per Rossana, chi ha aggredito la donna «ha esagerato e non è stato civile», ma d'altra parte «se la gente si è incattivita, è perché è stanca di questa situazione e pensa che sia ora di mettere un limite. Obiettivamente, così tanti tutti insieme e tutti uomini giovani, possono essere un problema. E chi ha figli e nipoti piccoli lo sa bene».
LA LINEA DURA DEI COMUNI LEGHISTI
Pierluigi Dallapina
Una multa, che potrà variare da un minimo di 2.500 a un massimo di 15mila euro, per quei proprietari di immobili che, senza aver prima informato il Comune di riferimento tramite posta elettronica certificata, decideranno di affittare i loro appartamenti ad onlus che li utilizzeranno per ospitare migranti. A Traversetolo questo rischio sanzione è reale, in virtù di un'ordinanza del 24 agosto, voluta dal sindaco leghista Simone Dall’Orto. Ma molto presto anche gli altri Comuni del territorio amministrati dalla Lega Nord – Busseto, Fontevivo e Varano Melegari – adotteranno provvedimenti analoghi.
Intanto, il consigliere regionale del Carroccio, Fabio Rainieri, anticipa un’altra proposta avanzata in Regione: «Prendendo spunto da un’ordinanza emessa dal sindaco di Borgosesia, un paese del Piemonte, chiediamo che le onlus vengano multate nel caso in cui uno dei migranti accolti commetta comportamenti illegali».
I primi cittadini della Lega Nord promettono di intraprendere la linea dura per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti, e nell’incontro organizzato ieri mattina a Parma, in municipio, puntano il dito contro quei colleghi (soprattutto contro Federico Pizzarotti) che non tentano il tutto per tutto pur di garantire la sicurezza delle loro comunità. «Ci sono sindaci, come quelli del Pd o come Pizzarotti, che si fermano di fronte a ciò che non possono fare, mentre un sindaco della Lega prova a individuare una risposta ai problemi dei cittadini indagando fra le pieghe della legge. Se un’amministrazione comunale è la prima ad alzare le mani, i problemi del territorio rimangono», dichiara Emiliano Occhi, consigliere comunale e segretario provinciale del Carroccio.
Tommaso Fiazza, sindaco di Fontevivo, spiega in modo molto diretto l’utilità dell’ordinanza già adottata a Traversetolo: «È ora di finirla con la storia del prefetto che viene a comandare nei nostri territori». Il sindaco di Busseto, Giancarlo Contini, e il consigliere comunale di Fontevivo, Andrea Zorandi, sollevano un problema di carattere sanitario, relativamente all’accoglienza di persone provenienti da zone in cui sono presenti malattie infettive e facilmente trasmissibili. «Nel caso in cui dovessero arrivare extracomunitari nel mio comune – spiega Contini – per prima cosa chiederei all’Ausl un’indagine epidemiologica».
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