×
×
☰ MENU

Scandalo sanità, no alla libertà per Fanelli

Scandalo sanità, no alla libertà per Fanelli

18 Agosto 2017, 10:58

Georgia Azzali

Ha lasciato il camice bianco in ospedale l'8 maggio. E da allora non l'ha ancora rimesso. Rimane ai domiciliari, Guido Fanelli, uno dei re delle cure palliative in Italia prima che la maxi inchiesta «Pasimafi» lo rinchiudesse tra le quattro mura di casa. Nei giorni scorsi il gip Alessandro Conti ha detto no alla richiesta di revoca degli arresti presentata dagli avvocati Ennio Amodio e Salvatore Coniglio. Il pm Giuseppe Amara si era opposto all'istanza della difesa, non eccependo invece nulla sulla possibilità che Fanelli potesse spostarsi dall'abitazione parmigiana alla casa di famiglia in Brianza pur rimanendo ai domiciliari.

E' l'unico ancora agli arresti dei 16 che più di tre mesi fa furono svegliati all'alba dagli uomini del Nas con quell'ordinanza di custodia cautelare piena di accuse. Ad altri tre il provvedimento fu recapitato qualche giorno dopo. Settantacinque in totale gli indagati - tra medici, manager, dipendenti delle case farmaceutiche e funzionari pubblici, oltre all'ex rettore Loris Borghi -, ma a capo di tutto lui: il professor Fanelli, allora numero uno della 2a Anestesia e Rianimazione del Maggiore, oltre che estensore della legge sulla terapia del dolore. L'uomo al centro del «sistema» che avrebbe fatto entrare in ospedale farmaci e dispositivi medici a suon di mazzette, aveva messo in luce il gip Sarli spedendolo ai domiciliari. Una ricostruzione che regge ancora oggi per il giudice che ha rigettato la richiesta di revoca dei domiciliari. Restano granitici i gravi indizi di colpevolezza, secondo il gip, nonostante i difensori abbiano cercato di creare delle brecce nell'impianto accusatorio. Tra gli elementi messi in luce dagli avvocati, la natura lecita di pranzi e cene tra Fanelli e i dirigenti o i manager delle case farmaceutiche, ma anche i rapporti tra il primario e la società Spindial, l'azienda di Collecchio di Ugo e Marcello Grondelli, anche loro finiti ai domiciliari e rimessi in libertà dal Riesame qualche settimana dopo.

Da una parte gli indizi di colpevolezza, dall'altra le esigenze cautelari: la difesa puntava anche sul fatto che ormai fossero venute meno o comunque si fossero notevolmente affievolite le necessità di tenere Fanelli ai domiciliari. Il medico, inoltre, è stato sospeso sia dall'Azienda ospedaliera che dall'Università, ma per il pm ciò non basta, trattandosi di «stop» legati proprio al fatto che Fanelli era stato arrestato. In altri termini, una volta libero, potrebbe teoricamente prospettarsi la possibilità per lo specialista di rientrare in servizio. Per il giudice, comunque, le esigenze cautelari permangono: Fanelli deve restare ai domiciliari. Una decisione che solo il tribunale del Riesame, in fase di appello, potrebbe ribaltare.

Ma rimane - almeno per ora - quella lunga lista di reati messi in fila nell'ordinanza di custodia cautelare: 25 capi d'imputazione, tra cui spiccano l'associazione a delinquere e la corruzione. Incontro dopo incontro. Congresso dopo congresso. Con unico obiettivo: fare soldi con le aziende farmaceutiche e le società produttrici di dispositivi medici. Era il metodo targato Fanelli, secondo gli inquirenti, che avrebbe permesso al professore di accumulare un bottino di 828.000 euro. Ma la cifra supera il milione, se si considerano anche i 348.000 euro depositati in banca relativi a una delle società a lui riconducibili, la Doctor Consulting. «Ho costruito l'incostruibile, veramente», dice il professore vantandosi con la moglie Fiorella Edi Nobili. Una telefonata-confessione, secondo l'accusa. E' Fanelli stesso a fare i conti del suo patrimonio in quella chiamata alla moglie, anche lei indagata per associazione a delinquere. Il 26 febbraio 2015 marito e consorte parlano de rispettivi conti correnti, ma prima di entrare nel dettaglio dei soldi depositati Fanelli sgombera il campo da ogni possibile equivoco: «... bimba, io prendo soldi dall'uno e dall'altro in maniera uguale e paritaria».

Nomi di banche e società in quella telefonata. Ma soprattutto cifre distinte tra somme ricevute in eredità e altre guadagnate. «... il 75%, il 70% li ho guadagnati, gli altri sono ereditati, il 30% - spiega Fanelli alla moglie -. Dai, tra una balla e l'altra, sì, sarà così». Poi, il primario specifica numeri e banche: «... però 620 a Intesa e 208 qua (in Cariparma, ndr), mentre tutto quello che vedi in arrivo da Credem è tutto delle società».

Denaro «guadagnato»: Fanelli usa quel verbo, ma secondo gli inquirenti non intende certamente riferirsi ai suoi compendi come medico del Maggiore o come docente dell'Ateneo. «I soldi che Fanelli asserisce essere stati "guadagnati" - sottolinea il pm nella richiesta di misura cautelare - non corrispondono alle retribuzioni ricevute quale primario dell'Ospedale di Parma o quale professore universitario, ma bensì corrispondono a tutte le altre attività compiute in violazione di norme e regolamenti».

Quel giro d'affari che l'ha fatto finire agli arresti. Dove ancora deve rimanere.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI