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Siccità, diga di Vetto tema sempre più urgente

Siccità, diga di Vetto tema sempre più urgente

05 Luglio 2017, 13:53

La siccità non molla la presa. Sul tema è intervenuto il sindaco di Palanzano Lino Franzini auspicando che venga realizzata la diga di Vetto. «Non sarà facile per i vari Consorzi di Bonifica spiegare agli agricoltori Reggiani e Parmensi che vedono sprecato un anno del loro duro lavoro - ha detto Franzini - a causa della siccità e assistere ogni anno allo spreco delle acque dell’Enza e di tanti altri torrenti montani a causa della “idrofobia” che colpisce chi non comprende che se vogliamo l’acqua nei mesi siccitosi dobbiamo conservarla nei mesi di abbondanza». Franzini lamenta che «da anni sulla valle dell’Enza si continuano a sprecare 300 milioni di metri cubi di acqua limpida di montagna che madre natura fa scendere a valle senza doverla “spingere” e si continua a spendere centinaia di milioni di euro per i danni causati dalla siccità; tutto questo è pura follia. Ventinove anni fa, settembre 1988, iniziarono i lavori di costruzione della diga di Vetto, un’opera definita ''urgente ed indifferibile'' su Decreto del Ministero per i fabbisogni irrigui delle terre di Reggio Emilia e Parma; un’opera che lo Studio di Impatto Ambientale e altri studi hanno definito 10 volte più sicura delle dighe Italiane a seguito delle verifiche sismiche, sicurezza dei versanti, interrimenti, minimo deflusso vitale, tempi e costi di realizzazione; un’opera definita di “Valenza Nazionale” per i benefici che avrebbe portato alla Valle dell’Enza, all’Emilia e all’Italia intera, in quanto in grado di ridurre la risalita del cuneo salino del fiume Po nel Ferrarese; ma nell’agosto del 1989 i lavori furono sospesi; non per dei pericoli riscontrati, ma perché alcuni si inventarono di tutto, persino le cause che portarono alla tragedia del Vajont, dimenticando che a Vetto non esiste nessun monte Toc di 2000 metri a picco sul lago, senza parlare della famosa “Lontra di Vetto”, un fantasma, in quanto mai vista da nessuno; dimenticando che per le lontre un lago è un paradiso; ma quelle di Vetto forse non sapevano nuotare».

Franzini sottolinea che «quello che lo Studio di Ingegneria Claudio Marcello di Milano, progettista della diga di Vetto, definì il “Miracolo della Stretta di Vetto”, sembra non interessi a nessuno, nella Stretta di Vetto uno sbarramento di oltre 20 metri più basso di quello di Ridracoli consente di realizzare un invaso di 102 milioni di metri cubi per merito della grande apertura della Valle dell’Enza e della Lonza; un invaso di 102 milioni e non di 400/600/800 milioni come altre dighe presenti in Italia; uno sbarramento in inerti naturali; materiali sciolti reperibili sul posto ad un costo irrisorio, un invaso in grado di assicurare acqua ad usi irrigui per 73.000 ettari di terreno agricolo dal fiume Taro di Parma al torrente Tresinaro a Scandiano, 20/40 milioni di metri cubi di acqua ad uso idropotabile per i Comuni reggiani e parmensi ed energia pulita per circa 20.000 famiglie, il minimo deflusso vitale a Enza e Crostolo e il risollevamento delle falde; ma chi sa dire di no a tutto, nel 1989 riuscì ad impedire che la Valle dell’Enza diventasse la Valle più importante dell’Emilia Romagna; una Valle che avrebbe dato migliaia di posti di lavoro, acque per usi plurimi e tanta energia pulita».

Il sindaco conclude con l'auspicio che «ora finalmente il buon senso prevalga e lo spreco delle acque abbia fine; ci si augura che il mondo agricolo, il mondo ambientale che vuole la fine dello spreco delle acque e i cittadini della provincia di Parma e Reggio Emilia che vogliono ottima acqua dai rubinetti di casa e tutti i montanari che desiderano un futuro per i loro paesi si mobilitino in massa per dire basta a questo spreco, facciamo ripartire i lavori; il progetto c’è, basta aggiornarlo; spesso mi chiedo: ma dove sono le associazioni degli agricoltori? Dove sono i politici che dovrebbero sostenere lo sviluppo economico del territorio? Dove sono i montanari che parlano di dissesto e dell’abbandono dei paesi montani e non fanno nulla? R. C.

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