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Solomon, un caso psichiatrico. In Via Burla rischia

Solomon, un caso psichiatrico. In Via Burla rischia

02 Agosto 2017, 03:37

Michele Ceparano

Un caso psichiatrico. Quando, prima di essere trasferito sabato mattina nel carcere parmigiano di via Burla, Solomon Nyantakyi, che martedì 11 luglio nell'appartamento della sua famiglia di via San Leonardo 21 ha ucciso a coltellate la madre Patience e la sorella undicenne Maddy, era recluso a Milano, si trovava in un presidio psichiatrico. Che, nel carcere di Parma, non esiste. Una situazione, quella del ventunenne di origini ghanesi, che allarma non poco il garante dei detenuti del Comune di Parma Roberto Cavalieri e la senatrice reggiana del Gruppo Misto Maria Mussini, da tempo in prima linea sul problema delle carceri. I due si sono incontrati ieri pomeriggio a Parma per fare il punto sulla situazione di via Burla. Toccando anche il caso Solomon.

Il giovane, che è recluso nella casa circondariale in cella con un altro omicida e che è guardato a vista 24 ore su 24 da un agente della polizia penitenziaria affinché non si faccia del male, si trova nel Reparto minorati fisici, in cui ci sono i detenuti malati. Un reparto considerato più «tranquillo» rispetto ad altri, ma dove a maggio si è consumato l'ennesimo suicidio (l'ultimo, in ordine di tempo, è stato quello recente di Samuele Turco, che a Natale uccise Luca Manici, per tutti «la Kelly», e Gabriela Altamirano). Un problema, quello dei suicidi in carcere, su cui ieri è intervenuto anche il garante nazionale dei detenuti.

«In via Burla - lancia l'allarme Cavalieri - non esiste alcun tipo di servizio che possa venire incontro ai bisogni di questo ragazzo». Mentre altre carceri hanno presidi psichiatrici, Parma non li possiede. «Questo ragazzo è incompatibile con questo carcere - aggiunge il garante -, qui a Parma rischia di passare tra la cella e l'aria la maggior parte della sua vita detentiva, finché non sarà ritenuto idoneo per svolgere qualche lavoretto. Bisogna essere onesti: se le cose stanno così da qui dovrebbe andare via. Ma questo vale anche per altri detenuti. Adesso parliamo di Solomon perché il suo caso è salito alla ribalta della cronaca. Ma questo vale per tutti».

Un concetto ribadito anche dalla senatrice Mussini. «Parlando di questo ragazzo - conferma la parlamentare reggiana - noi mettiamo il dito nella piaga. Con la sacrosanta chiusura degli Ospedali psichiatrico-giudiziari, non sono state attivate una serie di situazioni adeguate per persone che hanno bisogno di cure. Per loro c'è bisogno di luoghi di osservazione, di custodia più intensa e di cura immediata». Qui a Parma, interviene di nuovo Cavalieri, «uno come Solomon potrà avere qualche visita con lo psichiatra, qualche colloquio con lo psicologo o con un educatore. Ma, al di là di questo, non avrà nulla». Il timore è che la situazione, per lui come per altri, precipiti e che, sommata ad altri problemi come il sovraffollamento e la mancanza di un numero adeguato di agenti di polizia penitenziaria, il tutto diventi un mix davvero esplosivo. La senatrice Mussini, nel corso del suo lavoro, ha anche visitato la Rems di Mezzani che, aperta nel 2015, assieme a quella di Bologna è una delle due Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza della regione, in cui si trovano i soggetti con vizio totale o parziale di mente. «Ospita solo una decina di detenuti, a causa dei tagli economici, ed è uno dei tasselli - spiega - della situazione complessiva delle carceri dell'Emilia Romagna che è molto problematica». La senatrice ha inoltre appena presentato un'interrogazione in cui si chiedono lumi, tra le altre cose, su Parma, in particolare «sulla direzione del carcere» e «sul nuovo padiglione». Presto, infine, tornerà nella nostra città dove punta a coinvolgere sempre di più il Comune.

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