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«Tenetevi i soldi, ma ridatemi la foto del nipotino»

«Tenetevi i soldi, ma ridatemi la foto del nipotino»

26 Febbraio 2017, 13:03

Roberto Longoni

Sui soldi ha messo una pietra sopra fin da subito. Anche alla carta d'identità e agli abbonamenti svaniti nel nulla ha dato un veloce addio. Ma c'è qualcosa che la vittima del borseggio non riesce proprio a mandare giù. Inutile sperare nello scorrere dei giorni: è passata una settimana da quando qualcuno le rubò il borsellino, e la perdita di quei due rettangolini di carta lucida ancora brucia come ai primi istanti. Forse anche di più. A non dare pace alla signora è la scomparsa delle fotografie del nipotino: senza valore per un estraneo, ma senza prezzo per lei. Oddio, tanto «ino» ora quel nipote non è più, essendo diventato un biondo sedicenne alto e atletico. Ma dieci anni fa, all'epoca alla quale risalgono gli scatti, era un piccolo con gli occhi spalancati su un mondo tutto nuovo. Un bambino appena strappato alla durezza di un orfanatrofio russo e portato a una coppia di Parma dalle ali di una cicogna su una rotta contro il vento del destino e della burocrazia. «Mio nipote era arrivato in Italia da poco - racconta la nonna -. In una foto è ritratto in montagna, mentre accarezza un gattino. Nell'altra, è al mare all'isola d'Elba. Sono legatissima a quelle immagini». Le prime della nuova vita di un bambino rimasto senza genitori: quelle di una rinascita in una famiglia che ha spalancato le braccia. La signora conservava le foto nello scomparto più interno del borsellino, quello dove anche la luce fa più fatica ad arrivare, perché anche quella può corrodere i ricordi. Protetti un po' da tutto, ma non dalle grinfie di qualche manolesta. «Credo di essere stata derubata in farmacia in via Farini verso le 11,30 di sabato 18 - racconta la donna -. Dopo aver pagato, ho lasciato il borsellino sul bancone per infilare il sacchetto con le medicine nella borsa. Poi, qualcosa deve avermi distratto. E forse chi era dietro di me se n'è approfittato». Fatto sta che pochi minuti dopo, quando ormai era in via della Repubblica, la signora s'è accorta d'essere stata alleggerita. Nel senso letterale del termine: la borsa pesava di meno, e a mancare al suo interno era proprio il borsellino (che dopo il pagamento delle medicine non era più stato estratto). Inutile la corsa in farmacia. Inutili le domande: nessuno aveva visto nulla. Il tempo trascorso nella sala d'attesa dell'ufficio denunce della Questura non ha fatto che mescolare i sentimenti della signora con la rabbia e l'amarezza di altre vittime di furti. «All'interno, c'erano una settantina di euro e i documenti». Cose che passano più o meno in fretta. Ed è un bene. Ma ce ne sono alcune che si vorrebbe non passassero mai. Come il sorriso stupito di un nipotino venuto da lontano, in grado di farti battere il cuore come la prima volta anche solo grazie a un paio di rettangoli di carta lucida. Anche quelli sono finiti nel bottino. Per questo, la signora lancia un appello. «Per favore, tenete tutto il resto, ma restituitemi le foto del mio nipotino. Inviatele alla Gazzetta in una busta anonima». Come cartoline inviate da un angolo di bontà, in grado di far provare gratitudine anche verso chi ci ha derubati.

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