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Torna libero Allegri, il delfino di Fanelli

Torna libero Allegri, il delfino di Fanelli

06 Giugno 2017, 11:57

Ventisette giorni tra le quattro mura di casa. E da ieri la libertà. Il gip ha revocato i domiciliari a Massimo Allegri, l'anestesista, ex braccio destro di Guido Fanelli, arrestato il 9 maggio scorso nell'operazione Pasimafi. Ma durante questo mese Allegri si è presentato ben tre volte in procura per essere interrogato dal pm Giuseppe Amara, titolare dell'inchiesta. Ha parlato per ore, riempito verbali e - forse - fatto anche alcune ammissioni. Il suo difensore, Paolo Della Sala, tuttavia, non vuole entrare nel merito. «Posso solo dire che ha fornito una lunga serie di spiegazioni rispetto alle contestazioni», sottolinea l'avvocato.

La richiesta della difesa di revoca dei domiciliari è comunque stata accolta. Con tanto di parere favorevole da parte del pubblico ministero. Il gip Maria Cristina Sarli ha infatti ritenuto che fossero venute meno le esigenze cautelari, pur permanendo il quadro indiziario a carico di Allegri. In altri termini, secondo il giudice, sono caduti i rischi di reiterazione dei reati e inquinamento probatorio, che avevano fatto finire il professionista ai domiciliari. Oltre agli interrogatori davanti al pm, non va poi sottovalutato il fatto che Allegri, 43 anni, milanese, medico della 2a Anestesia del Maggiore e ricercatore universitario, è stato sospeso subito dopo l'arresto sia dall'Azienda ospedaliera che dall'Ateneo. Quindi, nonostante la libertà, non potrebbe comunque - ammesso che lo volesse - tornare al lavoro.

Si è fatto interrogare dal pm. Ma aveva parlato anche durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip due giorni dopo l'arresto. Allora aveva respinto le accuse. «Sono stato scelto per meriti scientifici», aveva sottolineato, quando il giudice gli aveva chiesto di spiegare il suo passaggio come ricercatore universitario da Pavia a Parma. Perché Allegri è indagato anche per abuso d'ufficio: il regolamento che nel 2015 gli ha consentito di approdare a Parma come ricercatore «fisso» l'avrebbero costruito su misura per lui. E a pilotare quel passaggio, sarebbe stato, oltre a Fanelli, lo stesso rettore Loris Borghi.

Ma erano stati reati ben più pesanti a far scattare l'arresto. Secondo l'accusa, c'era anche lui nell'associazione a delinquere capeggiata da Fanelli. Quel sistema messo in piedi per fare soldi con farmaci e dispositivi medici spinti dalle aziende: un intreccio di interessi privati nelle corsie di un ospedale pubblico. In particolare, nell'aprile 2015, Allegri avrebbe ricevuto 6.000 euro dalla società farmaceutica Angelini. Insieme al suo primario, avrebbe organizzato e gestito direttamente, individuando anche i relatori, le sessioni del convegno «World medicine in park» di Maiorca. Rapporti diretti con i manager della società farmaceutica e proibiti dalla legge. Ma Allegri si sarebbe anche accordato per acquisire evidenze scientifiche sul farmaco Vellofent, con un protocollo redatto direttamente dall'area medica dell'Angelini. «Io non ho fatto nessuna sperimentazione sui pazienti - aveva detto nell'interrogatorio davanti al gip -. A me veniva chiesto di organizzare sessioni di tipo scientifico. Fare sperimentazioni, vorrebbe dire, mi scusi, sputtanarsi dal punto di vista scientifico».

Poi, nelle scorse settimane ha fornito spiegazioni ben più dettagliate al pubblico ministero. Ed è tornato libero. G.Az.

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