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Truffa milionaria, agente immobiliare condannato a 7 anni e mezzo

Truffa milionaria, agente immobiliare condannato a 7 anni e mezzo

27 Giugno 2017, 12:58

Georgia Azzali

Sapeva fiutare l'affare giusto. Un consulente immobiliare conosciuto e stimato. Che trattava case di prestigio. A Collecchio, ma anche oltre i confini del paese, poteva contare su una vasta clientela. Tanta gente che si fidava di lui, e soprattutto dei fantastici guadagni che prometteva prospettando investimenti dai guadagni straordinari. La «favola» è andata avanti per dieci anni, finché l'incantesimo si è rotto. E in tanti si sarebbero ritrovati senza un centesimo del gruzzolo messo a disposizione. Oltre 2 milioni di euro spariti: questo il fiume di soldi che - secondo l'accusa - avrebbe intascato Gabriele Cavalli, 61 anni, residente a Parma. Una marea di denaro e una pena altrettanto maxi: il consulente, con agenzia a Collecchio, è stato condannato a 7 anni, 6 mesi e 15 giorni per truffa aggravata e calunnia. Una pena ancora più pesante rispetto a quella chiesta dal pm Lino Vicini, che si era «fermato» a 7 anni. Non luogo a procedere, invece, per l'accusa di aver violato la legge sulla raccolta del risparmio tra il pubblico, perché il reato si è prescritto, così come si sono estinti tre dei vari episodi di truffa contestati. Cavalli è stato anche interdetto per cinque anni dai pubblici uffici e sospeso per tre dalla professione. Il giudice Luca Agostini ha anche condannato l'agente immobiliare a pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di 829.500 euro complessivi a tredici parti civili costituite.

Cavalli era bravo nel far immaginare a chi si rivolgeva a lui che i soldi sarebbero lievitati: i clienti lo descrivono così. Piglio deciso, abile (apparentemente) nel piazzare il denaro nei canali giusti, aveva convinto tanta gente. Ma - secondo l'accusa - ventidue sarebbero state le persone che avrebbero perso tutto o in parte ciò che avevano consegnato al consulente. Investimenti finanziari, ma di fatto inesistenti, e nel settore immobiliare, con guadagni oscillanti tra il 10 e il 30%: questa la promessa che Cavalli avrebbe fatto a chi si affidava a lui.

Facile farsi ingolosire da prospettive così eclatanti. E, d'altra parte, Cavalli presentava ai clienti i prospetti informativi su cui comparivano i guadagni. Come sospettare di uno così? Le cifre erano lì, nero su bianco. E poi, dopo aver fatto vedere i prospetti, il consulente richiedeva la proroga dell'investimento iniziale, consegnando assegni post datati a garanzia. Assegni che però, secondo l'accusa, venivano periodicamente sostituiti con altri sempre post datati. Allo stesso tempo Cavalli consegnava ai clienti dei fogli, scritti a mano e firmati, di riconoscimento del debito.

Contanti o assegni: l'agente immobiliare accettava sia gli uni che gli altri. Qualcuno se l'è cavata con poche migliaia di euro, ma i più hanno versato decine di migliaia di euro, e in un caso si è andati oltre il milione. Ha continuato a ricevere soldi dal 2002 al 2012. Finché sono nati i primi dubbi. E il sistema ha cominciato a vacillare. Uno dei clienti, in particolare, ha visto tornare indietro i propri assegni protestati. Ma in quel momento c'era ancora margine per pensare a un equivoco. A un problema risolvibile. E il primo a farsi avanti con le carte bollate è lo stesso Cavalli: è lui che nel novembre 2012 denuncia tre suoi clienti (poi parti civili al processo) per usura ed estorsione nei suoi confronti. Scattano anche le perquisizioni: i tre si vedono piombare in casa le forze dell'ordine, non sapendo ovviamente nulla della mossa di Cavalli. Una denuncia che non ha avuto un seguito, ma che non è stata nemmeno formalmente archiviata.

Poche settimane dopo la querela del consulente immobiliare, però, un primo gruppo di persone presenta una querela contro di lui: clienti che raccontano di quegli investimenti in cui avevano creduto e sperato. Soldi consegnati a quel professionista che si era impegnato a farli fruttare, ma poi svaniti nel nulla. Seguono poi altre denunce. Il fascicolo contro Cavalli si ingrossa. Le cifre messe nero su bianco dalle «vittime» crescono. Il consulente finisce sotto inchiesta per truffa aggravata, ma anche per calunnia, proprio per aver falsamente denunciato quei tre clienti per usura ed estorsione, e poi viene rinviato a giudizio. Secondo la difesa, però, non ci sarebbe stata alcuna truffa: quei soldi sarebbero stati prestiti avuti da Cavalli per pagare il primo maxi prestito da oltre 1 milione ottenuto da quel cliente che poi si è costituito parte civile al processo contro di lui. Ma il giudice si è fatto tutt'altra idea.

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