Il ballottaggio fra Federico Pizzarotti e Paolo Scarpa si annuncia come uno dei più incerti da quando è stata introdotta questa legge elettorale per i comuni. E non solo per il margine risicato che divide il sindaco uscente e il suo sfidante: solo il 2,05%, poco più di 1.500 voti. Ma perché in questa sfida sono saltati molti schemi precostituiti.
All’alba di ieri, fra i sostenitori di Pizzarotti, si respirava una certa delusione per la «rimonta» di Scarpa. O meglio, per il fatto che il risultato del sindaco fosse vari punti percentuali sotto le previsioni dei sondaggi pre elettorali e pure degli exit poll diffusi subito dopo la chiusura delle urne. In effetti, per buona parte della serata di domenica si era pensato a una vittoria ben più ampia. Sia chiaro: quello di Pizzarotti resta un successo. Quasi nessuno cinque anni fa avrebbe scommesso che quel giovane sindaco sarebbe riuscito ad affrancarsi da Grillo e dal suo movimento, ad arrivare in fondo a un mandato amministrativo tutt’altro che facile, a costruirsi una propria lista che risulta di gran lunga la più votata in città e a raccogliere oltre ventiseimila voti fra i parmigiani. Detto questo, il problema per Pizzarotti e i suoi è che il ballottaggio è una partita tutta nuova. Da giocare e da vincere dall’inizio. Lui e i suoi sanno fin troppo bene che di solito un sindaco uscente conquista buona parte dei consensi al primo turno: è difficile che riesca ad aumentarli di molto al ballottaggio. E, dopo cinque anni alla guida di una città, bisognerà vedere se potrà ancora contare sul sostegno degli elettori di centrodestra che gli permisero di battere Bernazzoli, così come consentirono poi a Chiara Appendino e Virginia Raggi di vincere a Torino e Roma.
Dalla parte opposta, tra i sostenitori di Paolo Scarpa, dopo il primo turno, si respira un certo ottimismo. Ben maggiore di quello della vigilia. Il candidato sindaco, con la sua pacatezza e tranquillità, si sta dimostrando capace non solo di sbaragliare la concorrenza alle primarie ma anche di arrivare quasi alla pari del sindaco uscente, facendo dimenticare - o perlomeno accantonare momentaneamente - le storiche divisioni del centrosinistra parmigiano. E ora potrebbe riuscire a riportare la sua coalizione alla guida della città dopo vent’anni sui banchi dell’opposizione.
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