E' uno di quei baristi da cui il cronista di nera va e torna, (purtroppo) non per un caffè al volo.
Della serie «ancora tu» . Gianluca Groppi, titolare del Tato Bar di via Picasso, è un tipo simpatico e ciarliero, che riesce perfino a stemperare l'amarezza del momento con qualche battuta strappa-sorriso. «Il mio assicuratore mi ha detto che tiene tutti gli articoli della Gazzetta che parlano dei furti nel mio bar. “Che gentile, grazie” gli ho detto».
Tocca aggiornare la rassegna stampa: l'altra notte ci sono stati i ladri. Ancora. E' la terza volta negli ultimi dodici mesi. Ma se consideriamo l'intero decennio Groppi, che inaugurò il Tato nel novembre 2016 («e già ai primi di gennaio avevo avuto il primo furto») e prima aveva un altro bar sempre in via Picasso, di raid ne ha contati addirittura undici.
«Stavolta sono entrati dopo aver forzato la porta con un piede di porco. M'hanno sradicato dal muro la cambiamonete e se la sono portati via».
Dovevano essere un gruppo folto, cinque-sei persone, dalla rapidità con cui si sono mossi. In un paio di minuti sono anche riusciti a scoperchiare uno dei tre videopoker, ma lì hanno dovuto gettare la spugna. Tempo scaduto: bisognava tagliare la corda.
Ma l'allarme? «Certo che è suonato - annuisce il barista - e io abito proprio qui sopra. Erano le cinque e mezza, un orario anomalo, dopo mezz'ora di solito arrivo ad aprire il bar. Mia moglie mi fa: “ehi, sta suonando l'allarme, sarà mica...?”»
Groppi ha riconosciuto l'ululato. «“Sì è il nostro. Mi faccio la barba e poi scendo”, ho detto a mia moglie. Tanto ormai cosa potevo fare?».
Quando il barista è arrivato davanti alla porta scardinata c'era già la polizia. Al 113 qualche «sentinella» dal sonno leggero (l'infilata di palazzi è costellata di finestre e una spaccata così, pur essendo un lavoro da professionisti, non può non fare rumore) aveva segnalato anche l'auto dei ladri: una station wagon scura. Gli agenti si sono sguinzagliati nella zona ma i fuggitivi erano stati velocissimi anche a prendere il largo.
A quanto ammonta il danno? «Ah, potrebbero essere sui due-tremila euro ma con certezza non posso dirlo», allarga le braccia Groppi.
Via Picasso a mezzogiorno non ha nulla di losco. Una tranquilla strada residenziale: gli automobilisti parcheggiano sull'orlo per fare un salto all'edicola, a fianco del bar un centro estetico e una parrucchiera con il buon via vai del sabato mattina. Ma di notte com'è? «Tranquillo, anche troppo. Qualche anno fa c'erano dei gazebo qui davanti dove i ragazzi si trovavano e tiravano tardi a chiacchierare. Qualcuno s'è lamentato degli schiamazzi e i gazebo sono spariti. Risultato? Sono aumentati i furti», annota il barista che ormai pare rassegnato all'ineluttabilità di questa condanna. L'ultima spaccata prima di questa risale allo scorso luglio. Lui aveva salutato così il giornalista di turno: «Senza controlli, senza un potenziamento della vigilanza cosa si può fare? Solo prepararsi ad essere svaligiati di nuovo».
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