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Wally Bonvicini, l'imprenditrice che voleva fare il sindaco

Wally Bonvicini, l'imprenditrice che voleva fare il sindaco

di Michele Ceparano

06 Ottobre 2017, 14:12

Paladina dei diritti dei cittadini nella lotta contro la banche ed Equitalia, ma anche candidata alla poltrona di primo cittadino

Paladina dei diritti dei cittadini nella lotta contro la banche ed Equitalia, Wally Bonvicini si era fatta conoscere ancora di più dai parmigiani cinque anni fa quando, piuttosto a sorpresa, si era candidata alla poltrona di sindaco alle elezioni comunali del 2012. Elezioni che poi furono vinte dall'attuale primo cittadino Federico Pizzarotti che al ballottaggio prevalse su Vincenzo Bernazzoli. Quella volta, la Bonvicini - l'imprenditrice appena arrestata dalla Guardia di Finanza con l'accusa di far parte di una associazione a delinquere specializzata nell’occultare, in società estere, i patrimoni di coloro che erano in debito con l’Erario - per far breccia nel cuore degli elettori si era presentata con una lista civica dal nome accattivante: «Buongiorno Italia! Siamo voi». Ai media aveva poi sintetizzato il suo programma che poteva essere riassunto in uno slogan, da lei stesso sottolineato,: «Voce ai più deboli». Una campagna elettorale, quella dell'imprenditrice, in linea con i principi della sua associazione, con la tradizionale chiusura in via dei Mercati davanti alla sede di Equitalia, una strada-simbolo. «Questo è un ente che va chiuso - aveva tuonato quel giorno -, il suo ruolo può svolgerlo il Comune». A quelle elezioni, che videro come noto trionfare Pizzarotti, la Bonvicini non prese però molti voti. Ne raccolse infatti trecentottanta fermandosi allo 0.43 per cento. Sessantacinque anni, origini reggiane, arriva a Parma nel 1976 dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. Diplomata geometra, insegna poi Educazione tecnica nelle scuole, fino a quando non si mette a lavorare nella ditta di abbigliamento della sorella. Diventa poi titolare di una sua azienda di moda, l'Attila Fashion, ma soprattutto si impegna a prestare assistenza gratuita a chi deve dare soldi alle banche e a Equitalia, verso cui non è certo avara di giudizi molto duri. Dal 2009 a Parma è attiva la sua associazione, Federitalia, che ha l'obiettivo, appunto, di dare supporto a migliaia di cittadini. La Bonvicini inizia così a girare l'Italia in lungo e in largo, rilascia interviste e partecipa a dibattiti. «Ho denunciato quasi tutte le banche» racconta alla Gazzetta esattamente un anno fa. A farle intraprendere questa battaglia è un episodio accaduto proprio mentre stava per aprire una delle filiali della sua azienda in Messico. Sul suo conto, aveva spiegato, «erano apparsi sforamenti milionari che poi si erano rivelati inesistenti. Mi trovai i fidi bloccati quando avevo già dato le caparre per acquistare i muri». Da allora, si mette «a frequentare corsi di formazione e a studiare per difendere i risparmiatori e combattere l'usura». Questo la porta anche ad apparire in alcune note tribune televisive. Nel 2013, ad esempio, la Bonvicini è ospitata da Michele Santoro a «Servizio pubblico», il programma su La7, nel corso di una puntata in cui viene intervistato anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Ma di suoi interventi e interviste se ne possono trovare parecchi anche sul web. In questi la Bonvicini si erge sempre a paladina dei cittadini difendendoli contro le banche. Adesso, invece, toccherà a lei difendersi dall'accusa di essere ai vertici di un gruppo transnazionale specializzato nell'occultare all'estero patrimoni di gente che aveva deciso di non pagare le tasse. Un'accusa da cui emerge un'immagine completamente opposta da quella che la Bonvicini ha dato di sè in tutti questi anni.

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