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Caso Bonsu, in carcere l'ex vigile Fratantuono

07 Marzo 2018, 09:49

LAURA FRUGONI

Processo Bonsu, l'ultimo colpo di scena è arrivato ieri sera ed è una doccia gelata soprattutto per lui: la Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni e mezzo di reclusione per Pasquale Fratantuono, il vigile «della foto». Quello dello scatto tristemente famoso a fianco di Emmanuel Bonsu. Il vigile che aveva scritto «Emanuel negro» sulla busta che poi era stata consegnata ai familiari arrivati al comando a riprendere il ragazzo ghanese.

Un epilogo pesantissimo che vuol dire una cosa: per l'ex agente municipale si apriranno le porte del carcere.

Ma i «colpi di scena» non finiscono qui: la Suprema corte ha anche confermato un altro verdetto dell'Appello bis, emesso nel gennaio 2017 scorso a Bologna: la condanna del Comune di Parma, che in una fase precedente era stato escluso dalla responsabilità civile, al risarcimento danni a Bonsu in separata sede, con una provvisionale esecutiva di 135mila euro, nonché alla rifusione delle spese di parte civile. L'ente pubblico aveva presentato ricorso per cercare di ribaltare la condanna e invece niente da fare: dovrà risarcire il ragazzo in quanto responsabile civile.

Infine l'unica vittoria. Quella di Graziano Cicinato, il vigile che era già stato assolto da tutti i reati, con prescrizione sulla violenza privata. Il suo legale puntava però al riconoscimento di un'innocenza piena, ossia nel merito. E la Cassazione ha accolto il suo ricorso: assolto da ogni accusa. E' lui, dunque, l'unico ad essere uscito pulito da questa bruttissima vicenda: per quello che successe la sera del 29 settembre di dieci anni fa - il ragazzo ghanese bloccato al Parco Falcone e Borsellino, scambiato per il palo di un pusher (ma addosso non aveva neanche un grammo) trattenuto per ore in una cella del comando di via del Taglio, per poi uscirne con un occhio livido e la frattura della parete orbitale; il blitz «coperto» da una serie di falsi verbali - finirono sotto inchiesta dieci vigili per vari reati, tra cui lesioni aggravate, sequestro di persona, falso ideologico e violenza privata.

Anche gli altri otto colleghi sono stati tutti riconosciuti colpevoli a vario titolo di reati diversi. Condannati in via definiva, nessuno però andrà in carcere: le pene sono più lievi, per alcuni sotto i tre anni, per altri sotto i due, per un paio pena sospesa.

«Sapevamo che era un ricorso difficile - commenta l'avvocato Giovanna Daniele, che assiste Pasquale Fratantuono - ma confidavamo che la Cassazione portasse un po' di equità in questa vicenda. Non entro nel merito, ma comunque abbiamo assistito a una disparità di trattamento clamorosa».

Che succede ora? Fratantuono ha intenzione di costituirsi? «Domani mattina andremo in procura a Bologna. Ancora non so... potrebbe anche essere sospeso l'ordine di carcerazione. Come sta lui? Faccia lei. Malissimo. In tutti questi anni ha cercato di convivere con una spesa di Damocle che alla fine è calata».

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