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I «furbetti» della legge 104, licenziati in tronco due autisti

17 Maggio 2018, 13:25

I due sono stati scoperti dagli investigatori privati ingaggiati dalla Tep

Georgia Azzali

La malattia dei parenti? Tutt’altro che immaginaria. Immaginaria, però, era l’assistenza che figlio e nipote avrebbero dovuto garantire al padre e alla nonna grazie alla 104, la legge che consente di avere tre giorni di permesso al mese per seguire familiari disabili o gravemente malati. Autisti della Tep, tutti e due parmigiani (42 anni uno, 44 l'altro), sono stati licenziati in tronco dall'azienda, dopo essere stati «osservati» per alcuni giorni da investigatori privati ingaggiati dalla società di trasporti. Che poi ha anche segnalato i casi all'Inps, a cui spetta sborsare i soldi per i permessi, e alla procura.

Niente shopping sfrenato o relax in qualche oasi di benessere. Agli 007 privati è bastato piazzarsi sotto casa dei due 24 ore su 24 per avere la certezza che sia l'uno che l'altro non hanno mai lasciato il focolare domestico per andare dal parente. L'unico svago che si è concesso uno dei due è stato un po' di giardinaggio nel fazzoletto di verde sotto casa. Peccato, però, che sia il padre che la nonna da assistere abitassero altrove, quindi - per poterli seguire - figlio e nipote avrebbero dovuto necessariamente uscire. Invece, per i giorni durante i quali era in permesso, uno dei due autisti non si è mai mosso. Stessa storia per il collega, che quando ha messo piede fuori casa è andato sì in un altro appartamento ma non per stare accanto al parente.

La legge non prevede un determinato numero di ore da dedicare ai propri cari, ma stabilisce che il lavoratore assista il proprio familiare durante la giornata di permesso. Insomma, non è necessario stare 24 ore su 24 accanto al malato o al disabile, ma - anche tra un impegno e l'altro - bisogna passare un certo tempo con il parente. Forse, sarebbe bastato che gli investigatori avessero visto i dipendenti portare la spesa al padre e alla nonna per dimostrare che parte del giorno di permesso era stato dedicato all'assistenza dei due anziani, ma così non è stato.

Un autista aveva ottenuto la 104 già da tempo, mentre il collega ne beneficiava da circa un anno e mezzo. Ma tutti e due sono rimasti impigliati nella rete dei controlli scattati tra febbraio e marzo. Che - ovviamente - hanno riguardato anche altri colleghi, però solo loro sono stati pizzicati. E sono finiti nei guai. Dopo la relazione dell'agenzia investigativa, infatti, l'azienda ha fatto partire la procedura. Un iter di alcune settimane che, come stabilisce la legge, prevede che alla lettera di contestazione il dipendente possa rispondere per cercare di motivare il proprio comportamento. Ma è chiaro che le giustificazioni dei due lavoratori non sono state ritenute soddisfacenti dalla società. Così si è passati al benservito.

Ora, tutti e due potranno fare ricorso al giudice del lavoro. Sul fronte penale, invece, è abbastanza scontato che la procura, una volta analizzata la documentazione inviata dalla Tep, apra un fascicolo per truffa. E il ruolo degli investigatori privati? La Cassazione si è già pronunciata più volte: le aziende possono ingaggiarli per tentare di incastrare chi si ingegna per aggirare le regole.

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