All’appello mancava il pagamento di una retta. E quando madre e bimba si sono presentate all’asilo, la tata non ha accettato la piccola in classe. E’ accaduto a Felino, qualche settimana fa: «Un caso che onestamente lascia senza parole, ma a prescindere da questo episodio sono tante le segnalazioni arrivate dai genitori del paese per questi metodi piuttosto drastici». A raccogliere gli sfoghi (documentati) di mamme e papà sul piede di guerra è Debora Conciatori, consigliera di minoranza. «“Mi spiace ma non possiamo far entrare sua figlia in sezione” è una frase che nessuno dovrebbe sentirsi dire, specialmente di fronte a una classe gremita. Premesso il disagio creato alla famiglia, che si è dovuta attivare per trovare con urgenza una sistemazione per la bambina, trovo inammissibile, incivile e priva di valore umano la scelta intrapresa dall’amministrazione comunale». Ma come funziona a Felino? «Nonostante il regolamento del nido d’infanzia intercomunale (approvato in Consiglio dalla maggioranza e dal gruppo di minoranza Vivere il Cambiamento, noi ci siamo astenuti) l’articolo relativo alle Rette riporta la seguente dicitura “La Giunta del Comune che gestisce il servizio può sospendere dal servizio quegli utenti che non siano in regola coi pagamenti da oltre 60 giorni” tale possibilità è stata attuata nell’immediato senza la minima volontà di valutare la situazione – ribadisce la Conciatori -. L’iter burocratico utilizzato dall’Amministrazione, uguale per tutte le utenze scolastiche, è l’invio di sollecito per raccomandata con indicata la data ultima per il pagamento e la data di sospensione del servizio nell’eventualità di ulteriore insoluto. In questo caso specifico, la famiglia non era al corrente della situazione perché è rimasta lontana dal Parmense per due settimane di ferie e non ha avuto l’opportunità di ritirare la raccomandata. Mi chiedo dunque come possa una Giunta, tanto meno una responsabile di servizio, prendere una decisione così drastica senza aver avuto prova che la famiglia fosse stata avvisata e scartando l’ipotesi di analizzare la casistica, oltretutto dando la responsabilità della comunicazione a un’insegnante. Credo che ad ognuno di noi sia capitato almeno una volta di dimenticarsi di pagare una bolletta, errare è umano. A questo si deve aggiungere il periodo di crisi e difficoltà economica che spesso le famiglie si trovano ad affrontare. Sono inoltre convinta che la responsabile di servizio avrebbe potuto contattare la famiglia per telefono o per mail, all’avvicinarsi della scadenza e non con un telegramma rimasto nella cassetta della posta. Non sarebbe forse più semplice e corretto applicare una sanzione ed in caso di ulteriore insoluto fissare un incontro con la famiglia, contattandola privatamente, ed insieme capire le motivazioni, le difficoltà e trovare un accordo?». E non sarebbe la prima volta che si verificano casi di questo genere: «Proprio l’anno scorso una famiglia si era trovata in procinto della sospensione del servizio mensa e trasporto alla primaria, anch’essa non informata per tempo. Tanti genitori si sono lamentati per la scarsa collaborazione da parte del Comune. Spesso anche nelle mattine di apertura al pubblico, i cittadini vengono respinti per futili motivi invitandoli a prendere un appuntamento. L’amministrazione comunale deve prendere in considerazione la possibilità di modificare i criteri di sospensione dei servizi scolastici evitando altri spiacevoli episodi».
La replica La sindaca: «Noi non facciamo distinzioni»
«Il concetto fondamentale è che non facciamo distinzioni. Siamo a disposizione di chi ha problemi di indigenza o si trova in un momentaneo periodo di difficoltà. Ma, soprattutto nel rispetto di chi paga, è necessario che il saldo delle rette avvenga entro i tempi stabiliti». Così il sindaco Elisa Leoni, riavvolge il filo dell’accaduto. «L’errore capita a tutti, ma non dovrebbe essere compito dell’amministrazione rincorrere i genitori per i pagamenti dovuti all’istituzione scolastica. Il mio ufficio è sempre aperto e siamo disponibili a concordare soluzioni, però non facciamo distinzioni». In sostanza che si tratti di una o due rette “mancanti” o di mesi di pagamenti mai avvenuti l’iter che scatta è il medesimo: «Chiediamo ai nostri uffici di non guardare neppure i nomi e di procedere di conseguenza». E sulla questione più umana «sappiamo di chiedere alle educatrici un grande sforzo: perché la sospensione del servizio riguarda bimbi che hanno in classe tutti i giorni e che formano con passione, ma va anche detto che al saldo dell’ammanco lo studente viene riammesso immediatamente. Siamo aperti al confronto e cerchiamo soluzioni condivise. Ma crediamo nel principio dell’uguaglianza».
Ch.Poz.
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