Georgia Azzali
Il grande luminare. Studioso e ricercatore di fama internazionale. Insuperabile, Franco Aversa, nell'ottenere sponsorizzazioni a pioggia per congressi e incontri, secondo la procura. Ma altrettanto bravo nel costruirsi gli appoggi giusti. A cominciare dal direttore del dipartimento di Medicina e chirurgia dell'Università, Antonio Mutti, professore ordinario di Medicina del lavoro e direttore del reparto ospedaliero. Un rapporto così stretto - e poco limpido, secondo gli inquirenti - che il gip Mattia Fiorentina ha fatto scattare per il numero uno di Medicina la misura interdittiva della sospensione per un anno dall'insegnamento universitario e dall'esercizio della funzione di commissario nei concorsi pubblici.
Ed è proprio un concorso ad aver fatto finire nei guai Mutti, già indagato nell'inchiesta Pasimafi, quella che portò agli arresti del re delle cure palliative Guido Fanelli. Abuso d'ufficio, anche in questa nuova inchiesta, il reato contestato a Mutti, oltre a quello di falsità ideologica: secondo gli inquirenti, il direttore di Medicina, in concorso con Aversa, con i medici Nicola Giuliani, Luisa Craviotti e con Alessandra Leporati e Mariateresa Zanelli, impiegate dell'Ateneo, avrebbe pilotato nel 2016 l'attribuzione dell'assegno di ricerca a Elena Masselli (anche lei sotto inchiesta), poi entrata nel reparto di Aversa. Mutti si sarebbe piegato «ai desiderata dell'Aversa», scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. «Il primo - sottolinea ancora il giudice riferendosi a Mutti - si disinteressa totalmente del rispetto delle regole nella progressione di carriera all’interno dell’Università; anzi, purché non si creino attriti tra i vari primari delle unità operative di cui è a capo, è disposto a concorrere nelle pratiche delittuose, creando ad hoc bandi di concorso al solo fine di assumere persone gradite all’Aversa».
Mutti è indagato anche per corruzione: al centro dell'accusa una «plusvalenza» di oltre 58mila euro che - grazie all'accordo tra Aversa e Patrizia Gagliardini, la titolare della società di consulenza perugina arrestata - è finita ufficialmente al dipartimento di Medicina ma che in realtà sarebbe servita a finanziare due assegni di ricerca voluti da Aversa. Secondo il gip, però, la corruzione - in relazione a Mutti, ma anche nei confronti dei dipendenti dell'Ateneo, Pietro Schianchi e Mariateresa Zanelli - non sussisterebbe.
Ma se per Mutti è scattato il «divieto» di insegnamento, oltre a quello di far parte delle commissioni di concorso, Nicola Giuliani, professore associato e medico dell'Ematologia, per i prossimi dodici mesi - salvo nuove decisioni del gip o del Riesame - non potrà esercitare la professione medica, insegnare o far parte di commissioni esaminatrici. Induzione indebita, corruzione, falsità ideologica, abuso d'ufficio: sono diversi i reati contestati. Aversa creava e garantiva il contatto diretto con le varie aziende farmaceutiche, ma anche Giuliani - secondo la procura - avrebbe lavorato affinché gli accordi andassero in porto. E gli accordi significavano garanzie per le sponsorizzazioni di meeting e congressi. Le intercettazioni, in particolare, «hanno disvelato - annota il gip - come egli, opportunamente istruito dall’Aversa, ne abbia emulato le modalità di relazionamento con le aziende farmaceutiche, contribuendo attivamente nel perfezionamento degli accordi corruttivi e nella formulazione delle pressioni nei confronti delle società riluttanti a scendere a patti».
Una figura subordinata a quella del grande capo, Giuliani, ma comunque la «longa manus» di Aversa, per il gip. Coinvolto in tutta la partita delle sponsorizzazioni dei convegni, ma anche sul fronte dei concorsi universitari. Per la collega Luisa Craviotto, ricercatrice e medico sempre del reparto di Aversa, indagata per abuso d'ufficio e falsità ideologica, è scattata invece la sospensione di 12 mesi solo dall'esercizio della funzioni di membro delle commissioni esaminatrici. Sia lei che Giuliani, sottolinea il gip, non avrebbero «esitato a falsificare verbali di commissione al fine di orientare a piacimento più selezioni concorsuali secondo i desiderata dell’Aversa, dimostrandosi in tal modo indegni dell’ufficio ricoperto».
Ma la scure delle interdizioni si è abbattuta anche su manager e informatori scientifici: Romina Carolina Amerio, Cristina Bandini, Monica Buzzai, Maria Lanza, Paola Piaggio e Gino Tosoratti. Tutti e sei, dipendenti di società sparse tra Piemonte, Lombardia, Liguria e Umbria sono stati sospesi per un anno dall'esercizio della professione. Un modo per spezzare quel legame che sarebbe diventato maledettamente pericoloso tra chi produce (e vende) e chi deve curare.
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