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Quelle cliniche rimaste nel cuore dei parmigiani

14 Maggio 2018, 11:43

Lorenzo Sartorio

Si parla tanto di sanità. A volte a proposito, ma molte volte a sproposito. Contrariamente ad un tempo, dove la gente era impegnata in ben altre cose, prima fra tutte sbarcare il lunario, oggi, parlare di malattie, medicine, analisi e terapie varie è divenuto un luogo comune.

Se ne parla in casa, in ufficio, in bar, al mercato, per strada, in spiaggia. Siamo tutti affetti da una sorta di ipocondria parossistica, alla ricerca di quel farmaco e di quella cura che possa trasformarsi in un elisir di lunga vita. Ed allora ci si immerge nel variegato mondo dei farmaci che non manca di mostrarsi sui social, nei giornali, in tv. Farmaci per ogni disturbo, per ogni esigenza. Farmaci che assicurano rapidità di azione e benefici certi. Non esiste che l’imbarazzo della scelta.

Cosa che non avevano i nostri nonni i quali, anche se non giungevano come ora ad età così avanzate, almeno trascorrevano una vita più serena senza tutti questi assilli. Per la febbre, aspirina, per gli imbarazzi di stomaco purga a volontà e per il sangue grosso salassi e poche altre soluzioni. Gli ospedali erano quello che erano, i farmaci pure. I più robusti ed i più fortunati campavano, gli altri qualche problema, francamente, lo avevano. Nella nostra città, che è sempre stata all’avanguardia un po’ in tutto, in passato, oltre l’Ospedale Maggiore, erano attive alcune Case di Cura che nel tempo divennero leggendarie anche perché, specie in una di queste, nacquero tanti parmigiani. Molti over anta, infatti, emisero i primi vagiti nella Casa di Cura «Braga Valli» di viale Duca Alessandro - angolo via Bizzozzero dove ora sorge un elegante condominio. Una struttura a quei tempi di pregio, quasi esclusiva, impreziosita da un bel giardino i cui fiori erano gelosamente curati dalla suore. Ad aprire, nel 1935, i battenti di questa clinica all’ombra della Cittadella, due illustri clinici: i professori Edoardo Valli ed Angelo Braga. Valli, classe 1889, ginecologo, dopo avere partecipato alla prima guerra mondiale come ufficiale medico sul fronte Piave- Isonzo, giunto a Parma, aprì la Casa di Cura «Le Valli» in viale Solferino nella villa Varoli Piazza. Valli si mise, in seguito, in società con il collega e fraterno amico Angelo Braga aprendo la clinica di viale Duca Alessandro. Angelo Braga, bussetano, classe 1883, oltre che alla medicina, legò il suo nome anche alla Resistenza, infatti nella sua villa di Mariano furono gettate le basi della lotta partigiana nel parmense che iniziò da un incontro svoltosi nella notte, tra il 9 e il 10 settembre 1943 al quale parteciparono, tra gli altri, Giacomo Ferrari (cognato di Braga ed in seguito sindaco di Parma), Dante Gorreri, Remo Polizzi, Luigi Porcari e Bruno Longhi. Morì nel 1958. Un busto bronzeo, che lo raffigura, è stato collocato nell’Istituto di Patologia Medica e Semeiotica del nostro Ospedale. Da non dimenticare che, nella Casa di Cura «Braga Valli», svolse il suo prezioso lavoro l’ostetrica Maria Godi, la «mamma cicogna» più popolare di Parma che fece nascere generazioni di parmigiani ed alla quale è stato dedicato uno stradello, laterale di via Italo Pizzi, proprio accanto al luogo dove sorgeva la clinica. Una delle cliniche più antiche di Parma fu la Casa di Cura «Monguidi-Vecchi» nella quale operarono le suore Piccole Figlie. La data di inaugurazione della clinica (che era ubicata in via Veneto 17) risale al 1° novembre 1912. La struttura fu ideata da due illustri clinici: i professori Coriolano Monguidi e Mario Vecchi. Nel 1931 la clinica venne ampliata e trasferita in viale Umberto 1° al civico 27 (attuale viale Martiri della Libertà) con il nome di «Casa di Cura Inzani».

Fu intitolata, infatti, ad un grande della medicina, Giovanni Inzani, parmigiano, valente medico e appassionato patriota. «Classe 1827, Inzani - come ricorda in un suo saggio l’indimenticata studiosa Anna Ceruti Burgio - nel 1885 quando in città scoppiò una furiosa epidemia di colera, che si abbattè soprattutto in Oltretorrente, causando oltre un migliaio di morti, fu a capo dei medici che prestarono la loro opera nel corso di questa calamità. Compì anche studi e ricerche che rese pubbliche con un saggio pubblicato sulla Gazzetta di Parma del 14 agosto 1885. Ricoprì importanti e delicati incarichi in seno al nostro Ospedale. L’igiene fu una sua costante preoccupazione ed anche in Ospedale caldeggiò la disinfezione, la sterilizzazione dei ferri, l’isolamento degli infettivi e la lontananza della necroscopia dalle altre aree. Dotato di spirito filantropico si prodigò affinché presso gli ambulatori ospedalieri fossero effettuati consulti e visite gratuite ai meno abbienti. Morì nel 1902 nella sua villa di Sant’Ilario d’Enza».

Nella clinica a lui dedicata sullo Stradone, chiusa agli inizi del 2000, oltre il servizio prestato dalle suore, per anni, fu cappellano il francescano padre Silvestro Monterastelli del vicino convento di San Pietro D’Alcantara di via Padre Onorio.

Un'altra clinica parmigiana fu Villombrosa posta di fronte al Ponte Dattaro, all’inizio di via Langhirano, ed ora sede del centro elettrocontabile di Banca Intesa. La villa era stata la residenza dei conti Scotti alla fine del XVII secolo, successivamente del poeta Angelo Mazza. Appartenne, dal 1812, al famoso medico Giacomo Tommasini. Ospedale militare nel 1918 fu nobilitato dalla presenza delle «Piccole Figlie» destinate a quel servizio dalla loro fondatrice Beata Eugenia Picco.

Dopo il suo utilizzo come ospedale militare fu rilevata dalla famiglia Mazza-Poldi e quindi dai Serventi fino al 1928. Proprio in quell’ anno la villa venne trasformata in clinica privata dall’eminente medico prof. Francesco Fabris. Negli anni Trenta cambiò radicalmente destinazione divenendo un locale da ballo all’interno si effettuavano eleganti feste. Il 28 settembre 1939 la Banca Commerciale Italiana acquistò l’intero complesso installandovi il proprio centro elettrocontabile.

Invece, nel cuore della centro cittadino, al posto del monastero di Santa Maria della Neve o delle «Cappuccine vecchie» che si affacciava in Strada San Michele (attuale strada Repubblica), nel palazzo ubicato all’angolo con via Collegio Maria Luigia, fu inaugurato, nel 1817, l’Ospizio della Maternità.

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