Il grande attore francese moriva il 26 febbraio del '71 senza riuscire a terminare il sesto film della saga guareschiana: una pellicola incompiuta avvolta dal mistero
Fernand - Joseph - Désiré Contandin, in arte Fernandel, uno dei più grandi attori del ‘900, moriva il 26 febbraio di 50 anni fa. Nato a Marsiglia, l’8 maggio 1903, Fernandel era reduce dalle riprese iniziali del sesto film della serie «Don Camillo» era infatti arrivato a Brescello il 20 luglio 1970, quando iniziavano le riprese in esterni. Scrive Maurizio Schiaretti, indimenticato critico cinematografico della «Gazzetta»: «Le riprese si susseguono in un clima insopportabile, ci sono momenti in cui, al sole, la temperatura raggiunge i 60°. I due interpreti ne soffrono pesantemente: Gino Cervi è ingrassato parecchio, Fernandel fa grandi sforzi per mostrare il suo famoso sorriso perché, dimagrendo, i denti gli rientrano nella bocca. Fernandel si sente sempre più stanco e a ridargli energia non bastano le pietanze preparate apposta per lui dalla fedelissima Tina, arrivata da Marsiglia perché non si senta solo.
È costretto ad interrompere le riprese di una scena in cui deve portare in braccio l’attrice Graziella Granata che non arriva a cinquanta chili. Christian Jacques fa di tutto per farlo sentire a suo agio ma il 31 luglio l’attore si fa visitare a Parma da uno specialista dei polmoni e la sera chiama il regista: “Devo interrompere immediatamente la lavorazione - gli dice quasi in lacrime -. Ho un polmone fuori uso e l’altro è pieno d’acqua, capisci! Non mi era mai successo di lasciare un film a metà e proprio con te, poi! Christian Jaques cerca di rassicurarlo: “Non ti preoccupare, torna a Marsiglia e riposati. Quando starai meglio riprenderemo”. Il 2 agosto Fernandel e sua nipote Martine ripartono in automobile per la Francia, la troupe si scioglie lasciando a Brescello proiettori, cavi, praticabili».
A questo punto qualcuno sostiene che l’attore non riuscisse più a ristabilirsi e, perciò, il film rimanesse giocoforza incompiuto. In realtà, le cose andarono in tutt’altro modo. Esiste infatti un’intervista televisiva, rilasciata da Fernandel il 15 ottobre 1970 a Jean-Paul Seligmann, nella quale l’attore dichiara che gli restano solo 35 minuti (di riprese) per finire il film e prosegue: «Senza dubbio sarei in grado di riprendere il mio ruolo molto prima, ma questo non sarà possibile perché abbiamo iniziato il film all’aperto nel mese di luglio. In quel momento gli alberi sono carichi di foglie che ora stanno iniziando a cadere. Siamo così costretti ad aspettare il ritorno della primavera». Nelle immagini Fernandel si mostra in forma e ben deciso a finire quanto cominciato, come disse Gino Cervi, tornato a Roma quando le riprese vennero interrotte, in un’intervista al quotidiano «La Stampa» pubblicata il 28 febbraio 1971, due giorni dopo la morte di Fernandel: «Il film era stato girato a metà quando Fernandel dovette tornare in Francia. Aveva cercato di tirare avanti fino all’ultimo, perché il film lo voleva finire. Io credo sentisse che appariva sullo schermo per l’ultima volta e con il personaggio che gli era più caro. Avevamo girato 1200 metri di pellicola a colori, oltre 45 minuti di ripresa, ma Fernand era impaziente. Fece una cosa strana: registrò in anticipo tutto il sonoro dell’intero film. Chissà, forse pensava che, se lui avesse dovuto rinunziare, il film avrebbe potuto essere portato a termine anche da una controfigura e il suo pubblico lo avrebbe riconosciuto almeno dalla voce. E lo avrebbe ricordato».
Giancarlo Liuzzi, il 19 maggio del 2014 ricorda, dalle colonne de «Il Fatto quotidiano» che il film, era praticamente finito, mancavano otto scene da girare con una controfigura per don Camillo, ma non fu possibile farlo perché il regista Christian Jacques e Gino Cervi non vollero continuare senza Fernandel. Insomma, ancor oggi il destino di questa pellicola, che Schiaretti diceva aver rintracciato alla Cineteca Nazionale, è avvolto da una sorta di mistero: i tentativi di recuperare il girato, che oggi potrebbe benissimo essere completato con i computer, si sono rivelati sinora infruttuosi.
Gli appassionati guareschiani, però, continuano a sperare, perché il ritorno sugli schermi, a mezzo secolo di distanza, di Fernandel e Gino Cervi, ovvero degli unici e veri don Camillo e Peppone, per di più a colori, sarebbe un avvenimento internazionale.
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