Corti, che più corti non si può. Che già dal nome fanno intuire la natura provocatoria e sexy dell’indumento. Gli hot pants hanno scaldato un decennio, e anche più, di storia della moda e del costume italiano.
Derivati dagli shorts, pantaloni sopra al ginocchio utilizzati in ambito sportivo, nel 1970 la rivista americana Women’s Wear Daily è la prima a definire hot quei pantaloni che non lasciano spazio all’immaginazione. I primi modelli sono realizzati in tela, ma via vengono prodotti anche in cotone, nylon, fibre sintetiche, jeans e in pelle.
Quelli più «caldi» coprono a malapena il bacino fino e qualche centimetro al di sotto dell’inguine, mettendo in forte risalto il fondoschiena e le gambe, trasformandosi da indumento a indiscutibili centri di attenzione. Da noi sono «importati» da Jane Birkin, che viene immortalata dai giornali scandalistici mentre è a passeggio per le vie di Montecarlo in un’assolata giornata di agosto del 1970 con indosso hot pants color rosso fuoco, camicia di lino semitrasparente e zatteroni (gli zoccoli con le seppe) ai piedi.
Una bomba! Chi meglio di lei, con le sue gambe extralong, la sua andatura disinvolta e il suo sprezzo per lo scandalo - dopo la canzone sexy Je t'aime… moi non plus, dove assieme al suo compagno Serge Gainsbourg recitava un atto d’amore con voce roca, gemiti e urletti finali non aveva più paura di niente -poteva essere la testimonial di un indumento così provocante? In Italia arrivano ufficialmente nel 1972, per merito della celebre campagna pubblicitaria della Jesus Jeans ideata da Oliviero Toscani: la frase «chi mi ama, mi segua», stampata su un fondoschiena femminile (che, per la cronaca, è quello di Donna Jordan, modella di Andy Warhol e all’epoca fidanzata con Toscani) rivestito di un paio di succinti hot pants di jeans.
L’impatto delle affissioni con tale combinazione di testo e immagine è notevole, tanto da suscitare polemiche da parte di magistratura, politica, cultura e – ovviamente – Chiesa, una vera e propria rivolta contro o a favore dei Jesus Jeans.
Ma il lato B della Jordan e gli hot pants diventano subito un simbolo di trasgressione, una sorta di bandiera dei giovani che, all’epoca, sono impazienti di rompere gli schemi. Così, la generazione del baby-boom li rende uno dei capi cult degli anni Settanta, mandando la minigonna in pensione anticipata. Data la loro «pericolosità», al loro apparire gli hot pants scatenano più di una reazione nell’Italia perbenista che già sul finire del decennio precedente vede dilagare, senza freni, mode e trasgressioni d’ogni genere. E non mancano episodi pittoreschi, ultimi sussulti di una mentalità destinata inesorabilmente a essere travolta dai tempi.
Un caso su tutti. Il 14 agosto 1971, Vincenzo Salmeri, magistrato siciliano, 52 anni, passeggia a Palermo in piazza Politeama. Davanti al teatro vede tre giovani turiste, una di loro, Lise Wittrock di Copenaghen, indossa hot pants. Il magistrato chiama due vigili e li invita ad accompagnare la giovane al più vicino commissariato di polizia, dove la turista danese, incredula, viene denunciata in base all’art. 726 del codice penale concernente gli atti contrari alla pubblica decenza.
Il reato che prevedeva un mese di arresto o un’ammenda da 4 a 40 mila lire. Gli stessi vigili - che costretti ad applicare la legge si limitano a farle pagare 4 mila lire di multa - hanno poi confidato che le gambe della giovane danese «non offendevano affatto la vista». Gambe nude e glutei fasciati diventano così un tema incandescente che continuerà ad accendere gli animi anche fuori della moda. È il caso di James Brown, voce e soul del r’n’b e del funky, che nel 1971 lancia un brano intitolato proprio Hot Pants, dove parla del crescente successo della nuova moda e, soprattutto, della «nuova» donna: attraente e sessualmente più libera.
Irrefrenabile espressione di sregolata voglia di vivere, i pantaloncini rimangono particolarmente legati ai Seventies, ma sbucano qua e là anche nel decennio successivo: coloratissimi e brillanti, e svelano un lato ironico, spiritoso e decisamente meno sensuale, tranne quando li indossa la cantante Sabrina Salerno (da vedere su YouTube qualche esibizione e video clip). E mentre gli anni 90 li mettono in stand-by, gli hot pants tornano più spudorati che mai nel 2000. A rilanciare il trend è la cantante Kylie Minogue che ne indossa un paio dorato nel video Spinning Around. Il clamore è tale che nel 2007 il capo viene esposto nell’ambito della mostra dedicata all’artista presso il Victoria & Albert Museum di Londra dove, per motivi di sicurezza, deve essere conservato in una teca a clima controllato e maneggiato con guanti.
Talmente popolari e desiderabili da rendere invidiosi perfino gli uomini, gli hot pants superano ogni limite quando nella primavera 2010 appaiono sulle passerelle maschili. Ecco, forse era meglio negli anni Settanta, quando li indossavano Jane Birkin e le turiste danesi.
Il video di Kylie Minogue
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Catherine di Hazzard, l'ambasciatrice dei Daisy-Duke-Jeans
Gli shorts, diventati celebri nei primi anni Settanta, hanno avuto una testimonial d'eccezione nell'attrice Catherine Bach. Indossandoli rigorosamente a vita alta, la Bach li accompagnava a camice colorate dal taglio svasato.
L'attrice americana fu protagonista di film d'autore. Nel 1974, per esempio, è nel cast di Una calibro 20 per lo specialista, con Clint Eastwood. Ma raggiunse la fama interpretando dal 1979 al 1985 il personaggio di Daisy Duke nel telefilm Hazzard, che lanciò appunto la moda degli shorts di jeans. L'attrice e il personaggio che interpretava vennero a tal punto associati all'indumento che a quel tempo, negli Stati Uniti, gli shorts di quel tipo venivano chiamati «Daisy-Duke-Jeans». La produzione stava cercando una donna simile a Dolly Parton, ma quando i responsabili della serie videro la prorompente bellezza della Bach la assunsero. In quegli anni l'attrice posò anche per un calendario come Daisy Duke e il risultato fu esplosivo, con 5.000.000 di copie vendute.
Catherine Bach nel 1976 si sposò con il produttore David Shaw (che era figlio di Angela Lansbury). Divorziò nel 1981 e dieci anni dopo si unì in seconde nozze a Peter Lopez, uno degli avvocati di Michael Jackson.
LO SPOT DEI JEANS JESUS
https://www.youtube.com/watch?v=qF6oV1jfRJc
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