inserto la domenica
Una spettacolare installazione site-specific accoglie il visitatore nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale di Milano (fino al 10 settembre) opera di uno dei pionieri della videoarte, Fabrizio Plessi. Gigantesche barche, al cui interno scorre, su degli schermi televisivi un flusso rumoroso e continuo di «oro», raccontano i «Mariverticali» dell’artista, nella ricorrenza degli ottant’anni dal bombardamento che ha segnato l’attuale aspetto del luogo. Le imbarcazioni così composte si ergono a difesa della storia e della bellezza, contro la violenza e la distruzione, come fece Pablo Picasso quando, nel 1953 scelse proprio questa sala di Palazzo Reale per esporre Guernica, uno dei suoi capolavori più dolorosi.
Curata da Bruno Corà, Alberto Fiz e Marco Tonelli, con il progetto espositivo di Lissoni & Partners, la mostra è composta da dodici strutture in acciaio, lunghe nove metri, dedicate ai mari del pianeta; inclinate al limite della caduta, nel tentativo di mantenere la fragile tenuta. Dietro l’imponente struttura, al di là della forma e dei suoi significati, Fabrizio Plessi intende lanciare un messaggio quanto mai attuale, ovvero che i mari sono la ricchezza del futuro. L’acqua, elemento d’elezione in gran parte delle sue creazioni, ha nell’ultimo triennio del suo lavoro acquistato nuove valenze ed è divenuta «oro», colore elettivo per esprimere emozioni e rivolgersi alla collettività, in una metafora della condizione umana, perché sono proprio le risorse naturali e in particolare l’acqua i beni più preziosi della nostra società. Plessi ne diventa voce in questa che si può considerare la fase più radicale della sua ricerca dedicata alla videoscultura, fatta di opere fluide che affrontano tematiche sempre attuali in primo luogo il rapporto primordiale tra uomo e ambiente, espressione assoluta di un artista che ha saputo coniugare natura e artificio, arte e tecnologia, fino a trasformarla in materia da plasmare dando vita a creazioni poetiche di grande impatto evocativo.
Ascoltando le parole dell’artista e immergendosi nell’alchimia del suo immaginario l’opera si fa un grandioso ed emozionante concerto d’acqua che vive in perenne movimento ed in continua e fluida mutazione. «Tutto è pronto per salpare su queste nuove elettroniche arche di Noè, innalzate al cielo per noi, increduli e stupefatti aborigeni-digitali del nostro tempo» afferma. Appartiene a questa «Età dell’Oro» anche il progetto ideato e di recente inaugurato per l’area archeologica di Brixia romana e per il Museo di Santa Giulia di Brescia, in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
Fabrizio Plessi vive e lavora a Venezia. È uno dei pionieri della videoarte nel mondo e tra i primi ad aver utilizzato il monitor televisivo come un vero e proprio materiale fin dagli anni settanta. In ambito nazionale e internazionale innumerevoli le sue partecipazioni a importanti rassegne come la Biennale di Venezia, Documenta di Kassel e le mostre personali tenute in vari musei del mondo: dal Centre Pompidou di Parigi al Guggenheim di New York e Bilbao, dal Museo Civico di Reggio Emilia, città dove è nato, alle Scuderie del Quirinale di Roma. Nel 2011 il Padiglione Venezia della Biennale di Venezia ha riaperto dopo anni di chiusura con una sua imponente installazione dal titolo «Mari Verticali». Nel novembre del 2013 al Passo del Brennero è stato inaugurato il Plessi Museum, opera di architettura, scultura e design che si integra perfettamente con il paesaggio naturale circostante. Ha insegnato per dieci anni «Umanizzazione delle tecnologie» e «Scenografia elettronica» alla Kunsthochschule für Medien di Colonia.
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