IL RACCONTO DELLA DOMENICA
Una volta indovinata oltre la polvere dell’orizzonte, non c’era bambina o bambino che non ci desse dentro con la fantasia: «Il guscio di una tartaruga!». «Ma no, è il fianco di un elefante».
«Sembra il cappello di papà, ma molto più grande…».
Agli adulti bastavano invece le due parole urlate dalla guida Noah Thrapp perché il sollievo serpeggiasse per l’intera carovana. Independence Rock. Fin lì, fino a quello scoglio nel mare della speranza del Wyoming, c’erano arrivati. Fin lì la forza o la fortuna erano bastate.
Il corpulento Thrapp fermò il cavallo ed osservò la massa dei pionieri intenta a rispettare la tradizione: giunti alla base dell’ampia rupe, persino i vecchi ritrovavano l’antica lena nell’arrampicarsi. Il rito consisteva nel firmare la superficie con pece, sassi o coltelli; in quel singolo gesto era contenuta la fatica di mesi di viaggio. Ferire la Natura o almeno scalfirla: solo così tutto poteva tornare ad avere un senso. Un senso che le tombe ai bordi della pista, gli arti spezzati dalle ruote malferme dei carri, le tempeste e i morsi dei serpenti avevano messo a dura prova. «Si parte e si deve arrivare, sempre. Ognuno merita una meta visibile» diceva spesso uno dei religiosi che viaggiavano nel gruppo.
L’Independence Rock ne offriva una temporanea a tutti. La chiamavano così perché alcuni cacciatori vi si erano fermati a bivaccare il 4 luglio di chissà quale anno. Il piano di marcia delle guide più esperte consigliava di arrivarci proprio intorno a quella data, per poter valicare le Montagne Rocciose prima del freddo. Con una media di ventiquattro chilometri al giorno, la carovana era puntuale sulla tabella di marcia. Quando i mortali smisero di importunare il titano sciamando nella prateria, sulla sua pelle di pietra restarono solo candidi nomi.
Perlustrati i dintorni, Thrapp rinfoderò il Winchester e fece dietrofront. La roccia, per scaramanzia, non volle neppure toccarla.
L’euforia era palpabile: avevano messo i carri in cerchio senza aspettare un suo ordine. Era la prima volta da quando erano partiti sei settimane prima per l’Oregon. Thrapp sapeva che quella sera avrebbero fatto festa, ma lui non glielo avrebbe impedito, anche se ciò significava dar quasi fondo al riso, ai biscotti e alla frutta. Almeno per i fuochi sarebbe stata risparmiata la legna, avendo a disposizione lo sterco di bisonte. Prima un banjo poi un violino iniziarono a guaire note; non erano ben accordati, ma bastava qualche voce per rendere gradevole la melodia. Le tazze vennero alzate più volte tintinnando in brindisi. Thrapp declinò il secondo giro di danze e si stese nella coperta ai margini del campo, il cappello sugli occhi.
A destarlo, poche ore dopo, fu la fondina della pistola finita sotto la schiena. Mentre cambiava posizione, sul picco credette di vedere un bagliore. Sbattè gli occhi, ma la luce non spariva. Qualche ubriaco stava smaltendo la sbornia lontano dal campo? I malintenzionati non si sarebbero di certo annunciati in quel modo. Aggirò l’Independence Rock e prese un sentiero di cui intuiva a malapena il tracciato. Non servì salire fino in cima per svelare il mistero; delle voci lo condussero in una macchia di cespugli a mezza costa. Lanterna accesa, colpi attutiti di martello: erano Rodd ed Evelyn Murphy, padre e figlia. Si erano uniti al gruppo a Fort Laramie e volevano trasferirsi nello Utah; entro la fine del mese si sarebbero quindi separati dal gruppo. A giudicare dalla foga stavano aprendo un varco nella pietra per nascondervi qualcosa. Thrapp si acquattò, indeciso se intervenire. Il bauletto fu inserito nella nicchia dalle belle braccia di Evelyn. La ragazza aveva una bocca smilza, Rodd baffi biondo miele. «Temo che Thrapp sospetti di noi per il furto alle Worden. Meglio non rischiare che trovi la roba sul nostro carro. Questo è un posto sicuro, torneremo a prenderli il prima possibile» chiarì l’uomo chiudendo il buco. Ecco dov’erano finiti i gioielli delle sorelle Worden di St. Louis che per il furto avevano rinunciato al viaggio. Chi l’avrebbe detto che c’entrassero proprio i Murphy… Thrapp valutò se rivelarsi o meno. Alla fine, optò per una ritirata silenziosa.
Destino volle che neppure i Murphy raggiungessero l’Oregon. Quell’inverno l’uomo scivolò in una scarpata senza neanche il tempo d’un grido. Quando Evelyn - con una bocca ancor più smilza, una linea ormai - incrociò lo sguardo di Thrapp, i suoi occhi emanavano puro dolore. La scodella di zuppa che gli altri le offrirono fu trovata ancora piena l’indomani di fianco al suo cadavere. Aveva i polsi tagliati. Alle autorità di Portland Thrapp comunicò la morte dei due come incidente e prese un treno per l’est. La schiena di Rodd spinta da lui nel vuoto e il pugnale alzato su Evelyn furono per giorni materia di incubi. Svanirono la prima notte in cui poté dormire con una donna in un letto vero.
Sole e gelo: il bottino dell’Independence Rock restò sepolto fino alla primavera successiva. Quando si decise a disfarsi del bauletto e spostare i gioielli nella sacca della sella, Noah Thrapp aveva già varcato il confine con il Colorado. Lì lo attendeva una nuova vita.
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