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orizzonti letterari

«Parma, città di grande eleganza e grazia». Parola di Manganelli

«Parma,  città di grande  eleganza e grazia». Parola di Manganelli

Giorgio Manganelli

di Antonio Castronuovo

08 Ottobre 2023, 16:32

Tra il settembre del 1948 e l’aprile del 1949 Giorgio Manganelli pubblicò nella «Gazzetta di Parma» quattro articoli qui elencati con la data di uscita: Raymond Roussel ha inventato la macchina che scrive romanzi (7 settembre 1948), Critica mitologica di D.H. Lawrence (13 novembre 1948), I poeti miracolati della Nuova Inghilterra (23 dicembre 1948) e La “Muraglia cinese”: lettura di Milton (21 aprile 1949). Sono pezzi che rappresentano la sua prima prova giornalistica, anche se l’affermazione è relativamente vera: il Manga (come viene affettuosamente chiamato dai seguaci, col lasciapassare della figlia Lietta) aveva già scritto in precedenza, e tanto, per «Il Ragguaglio librario», mensile culturale e bibliografico fondato nel 1933 dalla compagnia di San Paolo a Milano: iniziò a collaborarvi nel 1946 e restò assiduamente su quelle pagine fino al dicembre del 1949, procurando articoli e postille che già attestano quell’interesse per la letteratura inglese e anglo-americana che sarà poi centrale nella sua vita di critico e professore. Si tratta di circa settanta pezzi oggi pazientemente raccolti da Michele Farina nel magnifico volume "Non sparate sul recensore" (Aragno, 2018), che raccoglie una prodigiosa quantità di articoli “dispersi” del recensore Manganelli, ma curiosamente non riprende i quattro apparsi sul quotidiano di Parma.

Ora, «Il Ragguaglio» era un periodico di divulgazione culturale e a voler essere pignoli i primi passi da vero giornalista – vale a dire collaboratore di un “vero” giornale – furono appunto mossi dal Manga sulla «Gazzetta di Parma». Assumiamolo come un primato, se non altro alla luce del fatto che fu questo il quotidiano che seppe re-inventare nel dopoguerra la pagina culturale, accogliendovi firme di tutto rispetto. La questione è ben nota a chi studia la storia della stampa e correlata a un fatto semplice: nel secondo dopoguerra il giornale fu affidato a direttori non parmigiani, che scelsero di operare in atmosfera nazionale, almeno fino alla trasformazione nel 1957 in quotidiano di taratura più “locale”.

Alla «Gazzetta di Parma» Manganelli procurò solo quattro articoli non perché si trovasse male, ma a causa della penuria materiale che lo angustiava dal tempo della guerra: aveva bisogno di guadagnare e il quotidiano non gli riconosceva compensi. Con ciò, Manganelli ebbe con Parma un rapporto di profonda affezione, come ben si evince dall’intervista di Gabriella Filippini, La mia Parma è una città di grande eleganza e grazia («Gazzetta di Parma», 7 marzo 1987, ora qui ripresa): lo scrittore vi rammenta gli amici e si sofferma a ricordare una città «di grande eleganza e grazia», per la quale nutriva ricordi «molto vivi, molto intensi».

I quattro articoli sono pezzi di cultura più che vere recensioni: quel genere di prosa breve che – fondandosi su un libro appena pubblicato – si dilunga in una cicalata che allarga la propria visione e vaga verso luoghi confinanti, secondo la tecnica della libera conversazione di registro leggero che non disdegna concedersi guizzi di ironia. E sono pezzi già noti, correttamente schedati nell’irrinunciabile catalogo degli scritti redatto da Graziella Pulce (Giorgio Manganelli: bibliografia 1942-2015, Artemide, 2016); sono pezzi che hanno visto un secondo passaggio sul quotidiano tra febbraio e marzo del 2021 e uno di loro è anche confluito in appendice all’edizione Einaudi delle Poesie 1875-1889 di Gerard Manley Hopkins. Ciò nonostante ho giudicato utile riprenderli e accorparli in un prodotto unitario, una semplice ma aggraziata plaquette che esce in questi giorni presso la Libreria Editrice Galliera di Bologna col titolo I poeti miracolati.

Anche sul piano critico i quattro pezzi hanno già ricevuto – e proprio sulla «Gazzetta di Parma» – qualche attenzione che è bene far riaffiorare: il 27 maggio 2020 Davide Barilli curò la pagina Le radici parmensi di un genio irregolare della letteratura, dove una sua nota introduceva un lungo pezzo di Lietta Manganelli. Il 7 febbraio 2021 sempre Barilli pubblicò il corsivo Gli esordi in Gazzetta di Giorgio Manganelli, che inaugurava la ripubblicazione – come accennato – dei quattro pezzi con cadenza quasi settimanale. Non basta: gli articoli sono stati anche ben analizzati sul numero del 22 dicembre 2022 da Monica Schettino nell’articolo Giorgio Manganelli. Parma nell’anima dello scrittore.

A tutti questi contributi – e mi rivolgo ai lettori dai gusti eruditi – è bene tornare per farsi un’idea di questo minimo spicchio di storia letteraria e per entrare nella materia degli articoli del Manga. Per un comune interesse (avendo io pubblicato su «Belfagor» del settembre 2000 il ritratto Raymond Roussel, l’Anti-Proust) segnalo in particolare il primo articolo, nel quale Manganelli dichiara la seduzione esercitata da questo scrittore eccentrico e «perseguitato dall’insuccesso». Ma tutti, nel complesso, sono utili a svelare un autore che, sebbene nel 1948 non avesse ancora trovato una propria singolare maniera, percepiva bene il valore dello stile. Nell’articolo dedicato a D.H. Lawrence, Manganelli lesse questo motto: «Lo stile è l’unica verità». Ne rimase senz'altro colpito, e fu l’indizio della futura originalità.

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