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racconto per immagini

Lucca Comics: allegria e curiosità ma anche impegno a colpi di matita - Foto

Molto più di un festival del fumetto: autori, case editrici e tantissime «firme» illustri

di Filippo Marazzini

03 Novembre 2024, 20:16

Dopo cinque giorni durante i quali fumetti e videogiochi, giochi da tavolo e di ruolo, cinema e serie tv hanno animato la cittadina toscana, si chiude oggi il festival “Lucca Comics and Games”, dedicato, nel centenario della morte, a Giacomo Puccini. Il motto dell’edizione di quest’anno “Butterfly effect” “effetto farfalla” - che rievoca, oltre al capolavoro pucciniano, la teoria secondo la quale da piccoli cambiamenti si possono generare grandi rivoluzioni - ha trovato puntuale corrispondenza nelle opere a fumetti presentate in anteprima alla kermesse. Molti, infatti, sono i titoli che si ripropongono di toccare le questioni più urgenti del nostro tempo - ne abbiamo individuate in particolare quattro - stimolando nei lettori curiosità, ma anche desiderio di approfondimento e impegno.

Il primo filone è quello del cambiamento climatico, al centro de “La grande rimozione” (Coconino) in cui l’architetto e illustratore Roberto Grossi intreccia con maestria il proprio vissuto alla trattazione scientifica per raccontare come il disastro ambientale che ci rifiutiamo di vedere sia, oltre che irreversibile, figlio di una crisi di disuguaglianza generata dal sistema capitalistico. Ecco allora, evocate in alcune mirabili sequenze mute dove iceberg vengono accostati a condizionatori e yacht con miliardari solitari a barconi gremiti di migranti, i paradossi della nostra società. Nel frattempo, il lettore scopre dati impressionanti e il triste significato di neologismi come “solastalgia” (“l’incapacità di riconoscere un luogo in cui si è stati a causa dei cambiamenti provocati dall’azione umana”).
Anche in “Piovono corvi” (Bao Publishing) di Daniel Cuello le esilaranti avventure dei protagonisti (i comici vecchietti che popolano l’universo del versatile autore italo-argentino) hanno sullo sfondo l’inquinamento, la siccità e le tensioni sociali odierne e sono attraversate dal timore serpeggiante per l’“Evento”, un’inquietante apocalisse (nucleare o climatica?).

Il secondo filone si focalizza sul corpo. Come quello di Fumettibrutti (pseudonimo di Josephine Yole Signorelli) che in “Tutte le mie cose belle sono rifatte” (Feltrinelli Comics) rievoca il momento in cui, dopo aver scoperto di essere una ragazza chiusa in una gabbia di carne maschile, ha iniziato il delicato iter di operazioni per modificarlo e riappropriarsi così del proprio, vero Io. In capitoli tematici, dedicati ciascuno a singole parti del corpo (impressionante quello sull’intervento alle corde vocali), emerge tutta la dolorosa difficoltà di accettarsi e farsi accettare come persona transgender. Stretto a doppio filo è “Favola” (Feltrinelli Comics) in cui il bolognese Francesco Cattani tratteggia la sua autobiografica relazione con una ragazza trans (forse la stessa Signorelli), focalizzandosi sui pregiudizi e la visione retrograda che permea ancora il nostro vivere insieme. Questa malvagia ignoranza può minare tutte le relazioni che non appaiono canoniche, ma - e Cattani lo dimostra nel finale - la forza dell’amore può offrire una sincera speranza. Arti che si saldano a tubi, ingranaggi e parti meccaniche: è quello che accade invece ai corpi dei protagonisti - non più uomini, ma androidi - di “Canti del ferro” (Editoriale Cosmo), una novella distopica, cupa e originalissima, scritta da Francesca Tassini e illustrata dal talentuoso Daniele Serra, che corre sulla labile linea tra amore e possesso. Ma se per corpo intendete quello del reato, l’antologia “7crimini” (Tunuè) che riunisce sette casi in ordine di efferatezza, dalla truffa all’omicidio, fa decisamente al caso vostro!

Il protagonismo femminile - terzo filone - è attestato da due opere straordinarie. La prima è “Iraniana” (001 Edizioni), ideata dal giornalista Éric Darbré e dalla coraggiosa scrittrice dissidente Aran De Shahdad che vive tuttora in Iran e visualizzata dalla connazionale Zainab Fasiki. I tre hanno unito le forze per raccontare la vicenda (immaginaria, ma non troppo) di Raya, lesbica e punk, che abita nella Teheran del regime e che, a differenza di molti coetanei, decide di restare in patria e di combattere per la propria libertà. Le tavole, il cui stile non può non rievocare “Persepolis” di Satrapi, descrivono perfettamente la vita quotidiana nell’Iran dei mullah, un Paese dove gli autobus hanno ancora settori riservati alle donne (e se un uomo vi sale per sbaglio sono loro a doversi alzare per non essere etichettate negativamente) e gli atti sessuali tra donne vengono puniti con cento frustate (per la recidiva c’è la pena di morte). Diversissimo, invece, il contesto in cui avviene il grande ritorno di Valentina, la seducente creatura di Guido Crepax. Il versatile sceneggiatore-disegnatore Sergio Gerasi, ottenuta dagli eredi la possibilità di riprendere in mano il personaggio ambientandolo ai giorni nostri, la fa resuscitare nel volume (primo di tre) “Valentina è vera” (Feltrinelli Comics).
La narrazione - una riflessione acuta sui social, l’intelligenza artificiale e il dramma dei femminicidi - è costruita attraverso tavole elegantissime e sensuali che rimandano, con citazioni esplicite che faranno la gioia dei fan, all’originale di Crepax, ma allo stesso tempo aggiornano in modo convincente il mito della fotografa milanese.

La necessità di fare memoria, sondando la storia - sia individuale sia nazionale - corre, come quarto filone, attraverso la poetica di molti autori. Nella bella favola di Laverve “La regina dei granchi” (Canicola) in cui la piccola Ada viaggia in un Paese dei Balocchi sottomarino dove è un attimo dimenticare chi si è; nella biografia “Giacomo Puccini. Una vita per la musica” (Martone/Culicelli, Edizioni NPE) dove il musicista dialoga in sogno con i personaggi delle sue opere e, ricordando la finalità ultima del fare musica, ottiene nuova linfa creativa, ma anche in “Zodiac” (Oblomov), memoir dell’artista militante Ai Weiwei, che rievoca la sua vita in un racconto disegnato splendidamente da Gianluca Costantini e articolato seguendo i segni dell’oroscopo cinese (il capitolo 3, Tigre, è memorabile).
Ma è la grande Storia a fare capolino o da sfondo alle vicende di tre volumi-capolavoro: in “Viaggio in Italia” (Coconino), Pietro Scarnera avvicina passato e presente, cucendo le sue impressioni sull’Italia di oggi a quelle che emergono dai diari dei viaggiatori del Grand Tour come Goethe e Shelley; Igort torna alla fiction con “La vipera di Hong Kong” (Oblomov), il primo volume della serie noir “Numbers”, ambientato nella Cina degli anni Trenta e visualizzato come un film in cinemascope, con meravigliose atmosfere a metà strada tra Somerset Maugham e Hugo Pratt; invece, nel quanto mai attuale “L’abisso dell’oblio” (Tunuè), il geniale Paco Roca si confronta nuovamente con i rimossi del periodo franchista delineando la vicenda di Josè, un giovane rivoluzionario repubblicano fucilato e sepolto in una fossa comune, quella di suo padre Pepica che lotta per recuperarne i resti e quella di Leoncio, un becchino che a rischio della vita collabora per identificare i corpi dei caduti.

Al festival, inoltre, non sono mancate le rivisitazioni dei classici come la spettacolare “L’Odissea” targata Sergio Bonelli Editore in cui antico (i versi di Omero nella traduzione di Ettore Romagnoli) e moderno (le tavole di Paolo Barbieri che inseriscono suggestioni nipponiche in una solida impostazione pittorica) si compenetrano perfettamente; l’anteprima dell’orrorifico “Nosferatu” (Edizioni BD) reinterpretato in chiave orientale da Roberto Recchioni; “Goldrake” (Edizioni BD), una nuova avventura del robot da battaglia più famoso di sempre, sviluppata da un team di autori francesi innamorati della creazione del mangaka Gō Nagai; e “Jekyll e Hyde” (Lo Scarabeo), paurosa reinterpretazione (se pensavate che Hyde fosse il vero antagonista vi sbagliate di grosso!) di Stevenson ad opera di Marco Cannavò e di un ispiratissimo Corrado Roi, colonna portante di Dylan Dog e vero maestro dell’horror italiano. Curiosa anche l’idea di mettere al centro di una storia illustrata per ragazzi lo storico personaggio di Blek che, in “Mio fratello Blek Macigno” (If Edizioni) - testi di Davide Barzi, illustrazioni della notevole Denise Alini -, compie imprese temerarie con una squadra di amici nelle foreste americane.
Si sente invece profumo di casa nel ventitreesimo, splendido volume di “Don Camillo a fumetti” (ReNoir Comics) intitolato “Emporio Pitaciò” con il quale proseguono le trasposizioni di tutti i racconti di Guareschi. Il lavoro degli autori è filologico: a differenza del cinematografico Brescello, infatti, le scene si svolgono in un paesino modellato esattamente sui luoghi della Bassa (trovate scorci autentici di Roccabianca, Busseto e Roncole).


“Lucca Comics” ha offerto possibilità di lettura anche per chi ama la fiction, declinata in ogni suo genere: se amate il western la vicenda del meticcio “Finnegan” (Barbieri/D’Auria, Bugs Comics) non vi deluderà, così come quella di “Allan Zero” (Blengino/Santi, Bugs Comics) che, con il volto di De Niro in “Taxi Driver”, si occupa di risolvere in un futuro prossimo i pochi casi non risolti dall’intelligenza artificiale. E per gli appassionati di teen drama? In “Comet club” (Yi Yang, Bao Publishing) le vicende di un gruppo di ragazzi si intrecciano ad una caccia agli ufo.
Se invece volete osservare il mondo con maggior poesia e delicatezza il consiglio è di recuperare sia l’antologia “Animali domestici” (Coconino) in cui l’illustratrice Bianca Bagnarelli riesce a fissare in poche, evocative vignette sensazioni impalpabili e preziose (rilevante, in tal senso, il secondo racconto, “Filosofia”), sia “Nocturnos” (Oblomov), un viaggio sensoriale nell’oscurità e nella magia della notte presi per mano dal superbo pennello di Laura Pérez.

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