VISIONI D'ARTISTA
«Il nome della rosa»? «The Others»? «Il sesto sento»? La prima cosa che viene in mente davanti alle tele di Sabrina Marelli riporta al cinema. Certi film sulla la vita oltre il reale, che scavano nel soprannaturale, nell'invisibile mai dimostrato scientificamente ma non necessariamente impossibile, troverebbero nel suo lavoro l'ambientazione perfetta. Che siano stanze in penombra, finestre aperte sul verde appena accennato, scalinate (come quella elicoidale de «L'appuntamento», opera scelta questa settimana) popolate di personaggi in meditativa attesa, o vuote, silenziose, sospese non fa alcuna differenza: tutte si traducono in mondi infiniti da riempire a proprio piacimento di emozioni personali. Fotogrammi del labirinto sentimentale. C'è qualcosa di cupo dentro, ma non per questo di triste. Speranze e delusioni abitano questi spazi misteriosi in egual misura.
L'artista, milanese di nascita, vive e lavora a Parma. E' uno zio materno a trasmetterle fin da giovanissima la passione per la pittura, ma solo in età adulta l'hobby di trasforma in qualcosa di più urgente e assiduo. Dimostra subito una sensibilità particolare per la rappresentazione spaziale: luoghi particolari aperti all'universalità delle emozioni. Si cimenta in composizioni floreali che molto hanno a che fare con scene immaginifiche, più oniriche che realistiche dove non mancano colori sgargianti. Debutta in pubblico attraverso i social, ma presto arrivano le prime esposizioni reali. Pian piano la ricerca si sposta su ambienti più misteriosi, palazzi cadenti ma carichi di storia, fascino e mistero, spazi sgarrupati ma sontuosi. Lì si aprono visioni, dove assenza e presenza vivono in una sorprendente simbiosi. Proprio in questa recente produzione l'artista esplicita un linguaggio di rara potenza, frutto di una elaborazione interiore lunga e profonda.
Sabrina Marelli da qualche anno espone in spazi pubblici e privati. Fino al 6 gennaio una selezione di sue opere resterà esposta a Ombre Rosse (borgo Giacomo Tommasini 18 - orario di apertura dalle 10 fino a tarda serata) dal titolo «Ebbri di vino, immersi nell’arte». Le sue tele non passano inosservate. E soprattutto non si dimenticano.
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