arte
Caravaggio è il nome magico che riesce a catalizzare l'attenzione come nessun altro. E spesso basta un suo solo dipinto, unito ad altre tele, per costruire una mostra di successo. Ma Caravaggio 2025 (a Palazzo Barberini, a Roma, fino al 6 luglio) è molto, molto di più perché riunisce ben 24 quadri del Maestro lombardo (1571-1610). Lo sforzo per riunire opere da diverse parti del mondo (New York, Detroit, Madrid, Dublino, Londra tanto per citarne qualcuna) è stato imponente e il risultato è una piccola galleria di capolavori assoluti quasi abbacinante per intensità. Adatta al grande pubblico, senz'altro, ma in grado di richiamare l'attenzione anche di una platea più sofisticata.
A presentare l'evento caravaggesco forse più importante dalla celebre rassegna del 1951 con cui Roberto Longhi che accese i riflettori su Michelangelo Merisi, sono le Gallerie Nazionali di Arte Antica in collaborazione con Galleria Borghese, con il supporto della Direzione Generale Musei - Ministero della Cultura, il main sponsor Intesa Sanpaolo. La mostra è a cura di Francesca Cappelleti, Maria cristina Terzaghi e Thomas Clement.

Artista intenso, maestro nell'utilizzo degli scuri "gagliardi" in dialogo con gli squarci di luce, figura intrigante anche per la burrascosa biografia, Caravaggio svela tutta la sua grandezza in 24 opere distribuite con logica e gusto in quattro sale che però si rivelano forse un po' piccole nelle giornate di grande afflusso di pubblico. Il percorso ci guida alla scoperta della parabola artistica di Caravaggio coprendo un arco cronologico di quindici anni, dall'arrivo a Roma nel 1595 fino alla morte avvenuta a Porto Ercole nel 1610.

Se alcune opere sono talmente famose da imprimere l'effetto di un "amico" ritrovato, grande interesse suscitano tre tele molto meno frequentate. Innanzitutto il ritratto di Maffeo Barberini (poi diventato Papa con il nome di Urbano VIII) che ci presenta un Caravaggio ritrattista, genere a cui non siamo abituati ad associare il Merisi. Il quadro non era mai stato esposto in pubblico fino a pochi mesi fa. E poi l'Ecce Homo di recente attribuzione (2021) che torna in Italia dopo quattro secoli ed è singolare per l'intreccio di un modello idealizzato per la figura di Gesù con modelli reali per gli altri personaggi. Ma anche la prima versione della Conversione di Saulo della cappella Cerasi è una rarità (è conservata in una dimora privata)

Dicevamo di quattro sezioni. In quella dedicata al Debutto romano colpiscono le celebri natire morte del Mondafrutto e del Bacchino malato, ma il dipinto più suggestivo è forse il San Francesco in estasi, dipinto notturno di grande originalità e delicatezza. Nei tratti di Francesco, come in quelli di tanti personaggi di questa sala, si ritrovano i segni dei tanto "autoritratti" che Caravaggio infilava nelle sue tele.
Guidati da un'audioguida molto ben strutturata per tempi, contenuti e facilità di accesso, nella sezione Ingagliardire gli scuri sale prepotentemente alla ribalta la figura di una modella - probabilmente la celebre cortigiana Fillide Melandroni - protagonista di tre tele mozzafiato, Marta e Maria Maddalena, Giuditta che decapita Oloferne e Santa Caterina d'Alessandria, un trittico da capogiro per l'intensità della realizzazione e la maestria dei chiaroscuri che dialoga nello spazio della sala in una serie di rimandi quasi ipnotici. Proprio con il dipinto di Santa Caterina secondo il Bellori, biografo di Caravaggio, prende avvio quel modo di "inorgoglire gli scuri" che avrebbe caratterizzato tutta la produzione successiva.

Nella sala dedicata al Dramma sacro tra Roma e Napoli sono le opere religiose a prendere il sopravvento, come quelle che annoverano tra i committenti del Merisi personaggi influenti come Ciriaco Mattei e Ottavio Costa per i quali realizzò rispettivamente la straordinaria Cattura di Cristo che riunisce in un'unica immagine ravvicinata l'arrivo dei soldati, il bacio di Giuda e il panico tra gli Apostoli, e il San Giovanni Battista che proviene da Kansas City (sono ben tre le figure del Battista presenti in mostra, spunto per un interessante confronto).
Il Finale di Partita dell'ultima sala ci restituisce il Caravaggio ritrattista (Ritratto di cavaliere di Malta) ma anche quello degli ultimi giorni di vita in quel Martirio di Sant'Orsola ultimo dipinto (per Marcantonio Doria) pochi giorni prima della morte.
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