×
×
☰ MENU

Visioni d'artista

Alberto Vettori, l'arte di tradurre l'invisibile in visibile

Alberto Vettori, l'arte di tradurre l'invisibile in visibile

di Katia Golini

16 Giugno 2025, 09:28

Luce, spazio, tempo sono le costanti. E un altro ingrediente fondamentale: la natura, con le sue sedimentazioni e stratificazioni perenni. Poi, ancora, alcune parole chiave: memoria, transitorietà, passaggio, cromie, tracce, trame, gesto. C'è qualcosa di sacrale nel lavoro di Alberto Vettori, artista di lungo corso, che sa rendere visibile l'invisibile. Non prescinde mai dall'idea che la potenza intrinseca del mondo circostante debba entrare nell'opera e fondersi con essa. Anzi, è proprio per ciò che diventa opera d'arte, un insieme di ricerca estetica carica di contenuti, simbologie, richiami, suggestioni e riflessioni in cui il segno (costante la matrice informale), le stratificazioni, i graffi e le cancellatura diventano impronta fossile di un percorso vitale. C'è ricerca e approfondimento nel lavoro di Vettori, che, quando lascia qualcosa al caso, richiama esplicito l'intervento esterno di raggi luminosi o ombre notturne, riflessi o specchiature. Così i materiali utilizzati - tela, stoffa, cemento, legno, vetro - diventano superfici vive e mutevoli.

Si intitola «Stati di coesione» l'opera del 1995 scelta questa settimana. Un quadro, che richiama i colori del cuoio, con inserzioni di tela di lino a creare un lievissimo dislivello, a cui l'artista si sente legato «perché contrassegna un passaggio. Appartiene al periodo delle “Icone imperfette”. e vorrei che restasse nel mio archivio privato come testimonianza di una fase importante anche per la qualità dell'esito della mia ricerca di quegli anni e come emblema del mio lavoro».
Intellettuale raffinato, creatore di forme evocatrici di ancestrali suggestioni, l'artista parmigiano riflette sul senso della produzione artistica fin dai suoi esordi nel «collettivo immagine realtà», formato negli anni Ottanta da un gruppo di studenti dell'Accademia di belle arti di Bologna, nato per portare l'arte tra il pubblico, ma soprattutto per portare il pubblico dentro l'arte, dentro installazioni spaziali fatte di luce e aria.

Ne ha fatta tanta di strada da allora. Noto non solo per le sue tele, ma anche per le potenti installazioni di land art nei luoghi più disparati. Fiabeschi e antichi castelli, fabbriche abbandonate, sentieri nel bosco le «location» predilette. Così come favoriti sono gli spazi che permettono visioni multiple, perché l'opera, come l'esistenza, non può essere guardata solo da un punto di vista.


© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI