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L'Airone Jonathan ritornato a «casa»

Il racconto della domenica

Il racconto della domenica

di Daniele Cusari

28 Settembre 2025, 12:07

Comme d'habitude, l'esaurimento della benzina sancì la fine della tosatura del prato. Il compito di bravo maritino fu soddisfatto e, madido di sudore, mi accomodai nel patio.
Accesi la sigaretta elettronica e volsi lo sguardo a Rumyana.
Ignaro di ciò che di lì a pochi minuti avrebbe profondamente impreziosito la giornata, osservai le piante rampicanti poste sul cancelletto che separa le prime due zone del giardino. Intreccio, per certi versi, affine all'insieme frattale di Mandelbrot, culminante in un arco a sesto acuto gotico.
Improvvisamente vidi Rumy alzarsi di scatto e raggiungere l'immaginifico portale di Saint-Denis. Mi chiamò con voce spezzata dall'emozione.
La raggiunsi in un batter di ciglio e lo vidi.
Discosto a pochi metri dall'arco rampicante, un platano maestoso proiettava ombre ristoratrici sul verde. Rami vorticosi lasciavano intravvedere l'eclittica solare, quasi fungessero da meridiana naturale.
Ai suoi piedi zampettava, un po' frastornato, un bellissimo esemplare di giovane Airone Guardiabuoi.
Nel volgere di pochi secondi varcò l'ingresso e si fermò a poco più di due metri da noi.
Colmi di stupore cercammo di analizzare la situazione.
Cosa avremmo dovuto fare? Come comportarci?
Le condizioni dell'ardeide (famiglia d'appartenenza degli aironi) sembravano buone e stabili.
Decidemmo di provare a dargli da bere. Rumyana posò, a breve distanza, una ciotola. Nessun effetto. Mi venne l'idea di creare una specie di corso d'acqua. Presi una delle canne irrigatrici e innaffiai vicino al pennuto. Questa volta fu un successo. Jonathan, come scegliemmo di chiamarlo in onore del famoso gabbiano protagonista del bellissimo romanzo di Richard Bach, si mise subito a beccare il piccolo ruscello artificiale.
Probabilmente averlo dissetato conquistò la sua fiducia, tanto che nei minuti successivi riuscimmo addirittura ad accarezzarlo.
Sopraggiunse Mata, la più ardita cacciatrice dei sette gatti che ci ospitano.
Riuscii ad acchiapparla appena in tempo prima che la commedia mutasse in tragedia... Contrappasso verdiano del "ballo in maschera".
Telefonammo alla Lipu. Ci dissero di monitorarlo ed eventualmente portarlo a Torrile l'indomani. Ma come avremmo potuto accudirlo durante la notte?
In casa o fuori ci sarebbe sempre stato il problema dei felini, tanto amorevoli quanto famelici.
Argomentammo a lungo, sempre attenti al nuovo amico. Poi, Rumy, si ricordò il passaggio di uno stormo di aironi poco prima dell'arrivo del piccolo.
Mi venne il sospetto che Jonathan si fosse perso e prendemmo la decisione di provare a portarlo nell'area di nidificazione della Parma Morta.
Con mia grande sorpresa il simpatico uccello entrò nel trasportino senza opporre resistenza.
Abitando a poco più di trecento metri dall'inizio della Riserva Orientata, il percorso non era lungo. Circa quattro chilometri. Impiegai una quarantina di minuti per giungere a destinazione.
Durante il tragitto osservammo due giocosi caprioli rincorrersi nei campi, una famigliola di nutrie tuffarsi nell'alveo dell'antico percorso del Parma, uno scoiattolo fuggire da noi correndo per almeno venti metri nella medesima direzione... dovrò parlargli la prossima volta...
Quando fummo nei pressi delle acque stagnanti circondate da decine di alberi ricolmi di uccelli appollaiati sui rami, liberai il giovane airone.
Mi scostai per osservarlo senza interferire con gli altri volatili.
Sempre con lo sguardo attento cominciai a temere di aver commesso un errore. Jonathan non volava. Saltellava ma restava sempre in un fazzoletto di pochi metri quadrati. Stavo per tornare a prenderlo quando un meraviglioso esemplare adulto planò vicino a lui.
Passarono pochi istanti ed entrambi spiccarono il volo. Questa volta Jonathan si librò con audace sicurezza seguendo colui che, ritengo, fosse uno dei suoi genitori.
Li seguii con lo sguardo fino a quando il mio visus limitato me lo consentì.
Imboccai il sentiero di ritorno e cominciai a cantare, salutando ogni prezioso essere vivente della Parma Morta. Un olismo naturale che nutre spirito e mente. Pensai a Lovelock, a Gaia e alle sue implicazioni filosofiche.
A casa abbracciai Rumy e le sette frecce del nostro cuore.
Gioachino vide Ambrogio e tornò in solaio accompagnato da Sivcio. Michèle e Venus si contesero un piatto prelibato di umido per gatti. Arrivò Occhio Nero, e da buona mamma... le cacciò entrambe per consumare la sua cena.
E la Luna sorrise.

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