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INSERTO LA DOMENICA - VISIONI D'ARTISTA

Fabian Herkenhoener: Pittura, scrittura e parola nello spazio

 Fabian Herkenhoener: Pittura, scrittura  e parola nello spazio

29 Settembre 2025, 12:02

La pratica di Fabian Herkenhoener è un continuo attraversamento tra linguaggi: pittura, scrittura e parola convivono in uno spazio instabile, fatto di stratificazioni, cancellazioni e riemersioni. L’artista lavora come un mixeur di fonti poetiche, letterarie e filosofiche, trasformandole in materia pittorica: le parole non sono soltanto da leggere, ma diventano immagine, macchia, ritmo visivo. Così il quadro si apre come un campo di tensione in cui il senso non si offre mai in modo lineare, ma frammentato, ambiguo, continuamente riscritto.

Con «Osso», mostra alla Display di vicolo al Leon d'oro, concepita insieme alla curatrice Ilaria Monti, questa pratica prende la forma di un dispositivo di disorientamento. Il titolo stesso racchiude un indizio: «Osso» è una parola palindroma, che si legge nello stesso modo da entrambi i versi. Questa circolarità richiama l’idea di un tempo che non scorre soltanto in avanti ma che ritorna, che riporta con sé residui, spettri, memorie. L’osso è struttura e sostegno, ma anche ciò che resta: il nucleo duro e ineliminabile, la parte che resiste quando tutto il resto si dissolve.

Il fulcro della mostra è il grande dipinto Untitled (Enter the ghost), alimentato dalle letture di Derrida, Marx e Bataille. Al centro vi è il tema della spettralità: ogni presente è infestato dai suoi fantasmi, siano essi le dittature, le ideologie, i desideri o i traumi che ritornano a interrogarci. In questo senso, il tempo non è mai solo presente, ma un intreccio di ritorni, di presenze non pacificate. Una citazione dall’Amleto di Shakespeare, riportata a muro, rievoca la comparsa del fantasma paterno: una soglia teatrale in cui il passato torna a chiedere parola.

La chiusura è affidata a un piccolo disegno realizzato all’Idroscalo di Ostia durante un soggiorno in Italia, un rapido memoriale a Pier Paolo Pasolini. Questo gesto intimo si accompagna a tele trattate con ossidi, solventi e poi ricoperte di cera: superfici fragili e vive, che sembrano conservare il respiro di ciò che è stato. Così, tra immagini fantasmagoriche e tracce materiali, «Osso» ci invita ad abitare l’incertezza e il ritorno.
Nato a Troisdorf in Germania nel 1984, Herkenhoener vive e lavora a Colonia. Si è formato dall'Accademia d'arte di Düsseldorf.
r.c.

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