andiamo al cinema
Dimenticatevi Romy Schneider, la sua Sissi da favola, sorridente, dolce, romantica. E abbracciate senza ritegno, e incertezza nessuna, questa. Imperatrice ribelle e inquieta, insofferente al proprio ruolo, ossessionata dal peso e dall'età, dal trascorrere di un tempo che non può farla più bella. Quarantenne insoddisfatta con un bisogno molto contemporaneo di conferme, la necessità inappagata di sentirsi amata, ancora giovane, invidiata, «guardata». Annoiata ed eroinomane come una rockstar in declino, prigioniera e compassionevole come una Lady D ante litteram che sa che «amiamo chiunque ci ami per quello che ci piacerebbe essere», eppure curiosa e affascinata - là dove «le persone hanno sempre paura dell'effimero» -, dai primi vagiti delle immagini in movimento, che sembravano potere correre libere a differenza di quanto accadeva a lei, ferma, eternata in qualche dipinto di corte, costretta, come un inutile ma prezioso soprammobile, all'immobilità.
E' il ritratto - moderno nella sua capacità di passare attraverso la Storia senza che la polvere gli resti addosso - che fa di Elisabetta d'Austria la regista Marie Kreutzer ne «Il corsetto dell'imperatrice»: un film suggestivo e affascinante che gioca in maniera raffinata (come già la «Maria Antonietta» di Sofia Coppola) con l'anacronismo pop, in una rielaborazione empatica che danza con il fantasma di un'epoca che si avvia, inevitabilmente, alla fine. Il sentimento, il disagio, più che la realtà dei fatti, nel continuo confronto, di spada e di fioretto, col marito imperatore tra le macerie dell'amore, in bilico su una voragine che non sapeva come riempire, nel salto nel vuoto di una fuga impossibile. Principessa triste di un tempo dove le adultere finiscono in manicomio e la morte di un figlio va superata senza troppe lacrime: sempre più controfigura di se stessa, tanto da crearsi un doppio, un «kagemusha», per assicurarsi un paio d'ore di libertà.
Un personaggio tragico ma indomabile che la regista austriaca - molto brava nell'accompagnare il racconto (come la Nicchiarelli) con canzoni di un'altra epoca (la nostra: da «She was» di Camille, che puntella tutto il film, a «As tears go by» suonata ad arpa, fino a «Italy» di Soap&Skin che chiude la pellicola) - cuce addosso a una strepitosa Vicky Krieps («Il filo nascosto»), cuore febbricitante di una pellicola candidata a tre premi (film, regista e attrice) Efa (gli Oscar europei che verranno assegnati stasera): anima e sguardo di un'imperatrice costretta a rinchiudere la propria vita «da fiaba» in un corsetto sempre più stretto.
Regia: Marie Kreutzer
Interpreti: Vicky Krieps, Colin Morgan
Au/L/Ger/Fr 2022, 1 h 53'
Genere: Biografico/Storico
Dove: Astra, The Space Campus
GIUDIZIO: 4 stelle su 5
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