ANDIAMO AL CINEMA
E' un film con le ginocchia sbucciate, struggente come il ricordo di un' adolescenza quando ormai è troppo tardi per chiedere scusa, che conosce il tempo della pianura e dell'umore nero così come quello dell'estate e del prurito delle ortiche: una storia di amicizia incontaminata, «Le otto montagne», nell'età (lunga) dell'indeterminatezza, in quell'essere sospesi, tra promesse mantenute e sogni perduti, là dove c'è una casa da costruire, una strada ancora da trovare.
Ha il fascino del romanzo di formazione e dell'avventura iniziatica, e la voglia non banale di cose vere, che abbiano un nome per chiamarle (perché no, non è semplicemente solo tutta «natura»), la pellicola che la coppia belga formata da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch ha girato nella nostra lingua accettando la scommessa di portare sullo schermo il best seller premio Strega di Paolo Cognetti, lasciando sedimentare, all'ombra di montagne che sembrano giganti stanchi, emozioni in 4/3, scolpite in un mistero di roccia e di ghiaccio. Il ragazzino di città incontra quello di montagna: si perderanno di vista, ma resteranno amici. Ognuno a cercare il proprio altrove: un posto nel mondo. Come attraversato da una tensione, da un dolore, «Le otto montagne», scandito tra qualche lungaggine da ballate in inglese, si arrampica in cordata tra le cime dell'umana irrequietezza: ne esce un film ipersensibile a cui i due protagonisti Alessandro Borghi e Luca Marinelli (grandi amici anche nella vita reale) danno un senso presente (e urgente) di verità.
Filiberto Molossi
Regia: Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
Interpreti: Alessandro Borghi, Luca Marinelli
Ita/Bel/Fra 2022, 2 h e 27'
Genere: Drammatico
Dove: In entrambi i The Space
Giudizio: 4 su 5
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata