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Bitcoin, solvibilità e liquidità sono i veri punti interrogativi

Bitcoin, solvibilità e  liquidità sono i veri punti interrogativi

di Claudio Cacciamani*

04 Ottobre 2021, 09:58

Chissà se Figaro ne “Il Barbiere di Siviglia” direbbe ancora «in tasca sempre aver qualche doblone, gran frutto della mia riputazione» con l’avvento delle criptovalute e del bitcoin. In realtà, ciò di cui si sente molto disquisire (bitcoin e criptovalute), sia quale mezzo di pagamento sia, magari, come fonte di facile e immediato arricchimento, merita attenzione, soprattutto, da parte del cittadino e dell’imprenditore. Volendo comprendere «in negativo» cosa sia il bitcoin, occorre partire, «in positivo» da cosa sia intrinsecamente la moneta utilizzata quotidianamente e inconsapevolmente.

La moneta correntemente utilizzata deve avere tre caratteristiche. Innanzitutto, essa è un’unità di conto, cioè deve permettere di confrontare in maniera omogenea il prezzo di prodotti e servizi, agevolandone le decisioni di acquisto e di scambio. Se un etto di prosciutto costa X euro e un etto di mortadella Y euro, si ha un valore oggettivo di scambio dei due beni. La seconda funzione della moneta è che deve incorporare valore. Nel momento in cui si mantengano depositi in una banca e si trasferiscano fondi ai figli che studiano all’estero o a un fornitore che ha supportato l’attività si trasferisce ricchezza a terzi rispetto al risparmio effettuato. La terza e ultima funzione della moneta è che ha valore di scambio immediato contro beni e servizi. In pratica, andando in un bar a prendere un caffè, nel momento in cui si paghi con moneta corrente, si è liberati dal debito della fornitura della bevanda fumante.

Alla luce di quanto insegna l’Economia, occorre chiedersi se il bitcoin e la connessa blockchain (catena di emittenti) soddisfino alle tre caratteristiche. Mentre la moneta tradizionale è emessa dalle banche centrali ed è «garantita» dalle stesse salvo svalutazione (inflazione), il bitcoin è una transazione «tra pari», i quali aprono un conto crittografato on line, con un valore che può fluttuare nel tempo e nello spazio in funzione dei soggetti, degli scambi e della disponibilità. Ne discende che un prodotto o un servizio potrebbe essere più o meno costoso non solo per la sua scarsa o abbondante disponibilità, se pagato in moneta corrente, ma anche, in quanto il valore del mezzo di pagamento di riferimento (bitcoin) si è apprezzato o deprezzato nel tempo. 

Attualmente, non vi è alcuna Banca Centrale che controlli la dinamica valutaria del bitcoin, cioè il suo potere di acquisto, salvo, sostanzialmente, la domanda e l’offerta di esso nella rete. La seconda caratteristica del bitcoin è correlata alla precedente. Nel momento in cui il suo valore fluttui in funzione della domanda e dell’offerta comparata, ne discende che la ricchezza intrinseca del possessore non è più oggettiva, ma, in alcuni casi, altamente variabile, al contrario della moneta emessa dalle Banche Centrali, dipendente dalle variabili economiche e monetarie dei Paesi in cui queste ultime sono basate. Infine, almeno a oggi, il bitcoin non è uno strumento di scambio immediato di beni e servizi, come la moneta corrente, in quanto le transazioni avvengono tra singole parti e non avendo quale riferimento un “Ente” super partes, quale può essere un Banca Centrale che garantisce in ultima istanza la sua convertibilità. Quanto espresso delinea concretamente i rischi del bitcoin. Il primo è quello della solvibilità. Mentre nella moneta corrente il responsabile ultimo è la Banca Centrale che la emette, in sostanza il bitcoin ha come controparte un soggetto «pari», che entra nella rete aprendo il suo portafoglio utilizzando il suo portafoglio.

La seconda problematica è connessa alla liquidità. Da un lato, la moneta corrente è per definizione liquida, cioè automaticamente accettata quale metodo di pagamento in qualsiasi scambio, dall’altro, il bitcoin dipende da una controparte, non unica, spesso privata, che lo mette a disposizione o lo richiede. Ancora una volta, va sottolineato come il bitcoin sia una transazione «tra pari» di soggetti che, a vario titolo, accedono a una catena informatica (la «blockchain») mediante una chiave di accesso pubblica e una privata. Sempre Figaro canta «All’idea di quel metallo» (l’oro inteso quale sottostante ultimo della moneta). Senza convertibilità in oro e/o una Banca Centrale che ne attesti il valore e l’universale possibilità di uso, il bitcoin rimane a oggi uno strumento da utilizzare, eventualmente, con massima cura ed estrema attenzione

*ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari dell'Università di Parma 
 

 

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