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La squadra della Fagioli: «Sfida vinta, siamo orgogliosi»

 La squadra della Fagioli: «Sfida vinta, siamo orgogliosi»

di Patrizia Ginepri

29 Aprile 2020, 11:14

Genova ha un nuovo sky line firmato Renzo Piano. Ora si può ammirare in tutta la sua «fisicità». L'ultima campata del lungo ponte viene sollevata e collocata al suo posto, come tassello  finale di un opera imponente, simbolica, dal forte impatto emotivo. Lo è per i cittadini del capoluogo ligure, per l'intera nazione e per chi ha lavorato alla ricostruzione, vivendo tutte le fasi del progetto, come nel caso della Fagioli di Sant'Ilario d'Enza, società leader nel trasporto eccezionale e nel sollevamento.
«Quest'opera è motivo di grande orgoglio per noi - premette l'amministratore delegato della Fagioli Fabio Belli -, un esempio di come si possano realizzare lavori così complessi restando  nel budget e nei tempi». Una sfida vinta. «Demolire e ricostruire in 18  mesi è stato un autentico record - assicura Belli -. È vero che ci sono i contratti da rispettare, ma tutti coloro che hanno lavorato  a Genova hanno dato veramente il massimo per ridare vita a una città ferita. Nonostante le enormi difficoltà dell'intervento. È un ponte di oltre un chilometro, collocato in un'area geologicamente difficile. Sotto scorre il  fiume Polcevera,  c'è l'Ansaldo, l'inverno scorso è stato il più piovoso degli ultimi anni poi è arrivato il Covid. Nonostante tutto ciò, non ci siamo mai fermati un secondo». A Genova la Fagioli ha messo in campo  cinquanta persone, altamente specializzate in sollevamenti e trasporti. «Una squadra molto affiatata - sottolinea l'ad -  quando sollevi migliaia di tonnellate, o sei totalmente allineato o fai disastri. Sono operazioni complesse e rischiose che richiedono calma, massima concentrazione, cura dei dettagli e analisi di tutti i parametri». Il parmigiano Manuel Capelli, project manager della Fagioli, ha lavorato come capo cantiere a Genova. «È stato un percorso tecnicamente difficile e impegnativo, iniziato con la difficile opera di demolizione - spiega -. Conclusa questa prima fase, abbiamo portato a Genova 237 sezioni di ponte con mezzi stradali e navali. Oggi, finalmente, abbiamo sollevato l'ultima campata e possiamo tirare un sospiro di sollievo. È stata una bella sfida, gestita dal meglio a livello tecnico e ingegneristico. In passato ho realizzato un altro progetto complesso: il recupero di un relitto al largo della Libia all'interno del quale erano morte 700 persone. Ricordo che è  stato pesante dal punto di vista emotivo, mentre a  Genova ci ha accompagnato un forte l'orgoglio nazionale, la voglia di ripartire. La prima volta che sono salito in cima al ponte, a 50 metri d'altezza, vedere il vuoto sotto di me è stato impressionante, ho pensato alle vittime di questa tragedia». 
Per il sollevamento delle campate del ponte (che sono 18 ndr) l'ultima del peso di mille  tonnellate, la precedente di 2mila, La Fagioli ha utilizzato gli stessi martinetti idraulici che sono stati impiegati per il sollevamento della nave Concordia all'isola del Giglio.
La società lavora per l'85% del business all'estero, dove ha realizzato veri e propri record mondiali. In Canada, ad esempio, per la costruzione di una piattaforma offshore, ha movimentato e installato una sezione da 44mila tonnellate, servendosi anche di una nave semi-sottomarina.
Operazioni che fanno della società reggiana – oltre 600 dipendenti nel mondo, un fatturato di circa 190 milioni - una eccellenza del made in Italy che attraverso hub a Houston, negli Usa, e a Singapore, porta nel mondo tecnologie all'avanguardia e sistemi ingegneristici innovativi. «A Venezia - ricorda l'ad Belli - abbiamo trasportato il ponte di Calatrava, più che il peso l'unicità dell'operazione è stata l'idea di far arrivare il ponte dall'acqua, con passaggi a 10 centimetri dal Rialto, una manovra che possiamo definire poetica».

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