Per le imprese, il dopo-Covid è già iniziato, lo è già da quando si è percepito che i tempi della pandemia sarebbero stati lunghi. Questo ha cambiato da subito l’assetto organizzativo del sistema economico: la digitalizzazione da allora ha proceduto a tappe forzate, con la tecnologia che è stato per milioni di persone, in una realtà sociale distanziata, lo strumento principale di contatto con il mondo, a cominciare dal lavoro in remoto. Nadella, il capo di Microsoft, ha affermato che «in due mesi, la trasformazione digitale ha compiuto un salto che nelle condizioni normali avrebbe richiesto due anni».
Zoom, la app per videoconferenze, in quattro mesi ha visto crescere il proprio utilizzo di 30 volte. Queste opportunità non sono sfuggite agli investitori: oggi le prime cinque imprese tecnologiche valgono un quinto del valore dell’indice S&P 500. Si è intensificata la caccia a nuove acquisizioni, come non si vedeva da anni. Ma la grande trasformazione è quella che investirà le singole imprese. La loro transizione verso la nuova normalità rappresenta la loro grande sfida per il futuro, che come si sa, «non fa prigionieri».
Il primo compito per un’impresa sarà quello di trovare un nuovo equilibrio tra un sano ottimismo verso il futuro e un’analisi realistica delle condizioni aziendali attuali, a cominciare dall’analisi spietata delle proprie debolezze. Come sarà il dopo Covid è impossibile da prevedere: un virus più debole, una seconda ondata di contagi, l’arrivo del vaccino? Maggiore sarà la velocità di adattamento di un’impresa rispetto ai concorrenti, maggiore saranno le sue capacità di resilienza. Velocità e resilienza dell’impresa vanno di pari passo. Alcuni settori industriali (dal turismo o alle linee aeree) sono stati duramente colpiti dalla crisi, e si trovano obiettivamente a rischio di sopravvivenza.
Diversi fattori stanno ristrutturando le catene internazionali del valore: i contagi del virus si sono diffusi geograficamente in tempi diversi; alcuni settori primari - come quello del petrolio e talune altre materie prime - sono cambiati per la volatilità sui prezzi; la rinnovata conflittualità commerciale tra Usa e Cina metterà in crisi rapporti di fornitura da tempo consolidati; il processo di globalizzazione frenerà o addirittura verrà accelerato? In aggiunta alle già tante incertezze, a novembre si terranno le elezioni americane, e il nuovo presidente potrebbe non essere più Trump (soprattutto dopo l’esplosione della conflittualità sociale in atto). Un presidente democratico, seppure di levatura modesta, potrebbe ammorbidire la conflittualità internazionale e favorire una via d’uscita che porti al rilancio del commercio mondiale.
Un secondo compito per l’impresa sarà quello di riqualificare i propri obiettivi. La chiave del successo futuro è la propria capacità d’innovazione, che può essere frutto delle sue capacità interne (sulla base dei propri “talenti”), oppure di nuove acquisizioni. Oggi (ma da sempre) e acquisizioni appetibili sono molto care. Se non si è investitori puri e si è un ‘azienda, le acquisizioni hanno senso economico solo se si ha in mente un piano ben preciso di integrazione futura dell’azienda acquisita nell’azienda attuale, per poi ripagarsi l’acquisizione con i rendimenti crescenti di scala della nuova azienda pienamente integrata. Le acquisizioni che sommano le imprese, senza integrarle, possono essere solo il business dei fondi, sempre in cerca di nuovi investimenti.
Il terzo compito (certamente non l’ultimo) per l’azienda è quello di una grande attenzione al peso degli oneri finanziari. Oggi i tassi sono relativamente bassi, quindi tutto è agevolato. Ma in futuro potranno aumentare, con inflazione invariata, e per mantenere il proprio spazio sul mercato, saranno richiesti nuovi investimenti (anche per effetto dell’espansione esponenziale della digitalizzazione). Per questo una quantificazione corretta dei margini operativi è più importante del contare i profitti, perché è da lì che dovranno provenire le risorse per lo sviluppo futuro.
La terza fase del dopo Covid, non sarà (per dirla con Churcill) la fine di un incubo. Nemmeno sarà l’inizio della sua fine. Più semplicemente sarà la fine dell’inizio, per affacciarsi su una nuova stagione.
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