Ne «I tre moschettieri», di Alexandre Dumas, Charles de Batz de Castelmore d’Artagnan è descritto come un uomo di grande umanità, con profondo senso del dovere e dell’onore e forte passione per il servizio. Tali sono le caratteristiche delle Società di Mutuo Soccorso, enti mutualistici senza fini di lucro, fondate sul principio costituzionale di sussidiarietà e solidarietà a favore dei soci e dei loro familiari. In particolare, collettivizzandone i bisogni, agli associati esse offrono prestazioni socio-sanitarie, distribuiscono sussidi per spese mediche e infortuni, assicurano assistenza familiare, erogano contributi economici e microcredito ai soci che si trovino in condizioni di disagio o bisogno a seguito dell’improvvisa perdita o insufficienza di fonti reddituali personali e familiari.
Da quanto appena descritto, si deduce come le Società di Mutuo Soccorso, in passato diffuse soprattutto in ristrette realtà locali, possano avere nuove e ampie opportunità di sviluppo nazionale. Questo è tanto più vero quanto più la popolazione, in progressivo invecchiamento, da un lato, sia ancora alle prese con gli effetti economici e sociali negativi della pandemia e della crisi economica da questa derivante, dall’altro, necessiti sempre più di servizi previdenziali, sanitari, assicurativi e creditizio-finanziari offerti in un’ottica non di mercato, ma di socialità e sostenibilità nel tempo.
Nello specifico, non avendo scopo di lucro, le Società di Mutuo Soccorso possono essere costituite e gestite da una platea di soggetti privati che condividano valori etici mutualistici centrati sull’individuo associato. A quest’ultimo, tali Società mettono a disposizione i prodotti e i servizi finanziari e assicurativi a cui singolarmente non potrebbe avere accesso per scarsa forza contrattuale o per eccessiva rischiosità, oppure a un costo comunque anche molto superiore a quello proposto dalla Società di Mutuo Soccorso, in quanto capace, quest’ultima, di collettivizzare singoli bisogni. Tutto ciò, da una parte, evidenzia la forte connotazione di socialità delle Società di Mutuo Soccorso, dall’altra, sottolinea la necessità che queste non siano costituite per fini di elusione normativa e regolamentare.
A livello evolutivo, durante periodi di congiuntura economica positiva, come alcuni di quelli passati, le Società di Mutuo Soccorso hanno attraversato momenti non facili anche per la loro stessa sopravvivenza, neglette da una domanda rivolta a servizi creditizi, finanziari e assicurativi centrata sulla redditività e sulle prestazioni a forte valore aggiunto a scapito della Mutualità. Nel nuovo scenario che si profila, le Società di Mutuo Soccorso possono rivivere una seconda giovinezza, seppure a talune condizioni.
La prima è che esse offrano alla popolazione associata prestazioni non in concorrenza diretta con quelle proposte da soggetti finanziari e assicurativi privatistici. In particolare, deve rimanere forte l’attenzione agli individui e ai bisogni che alcuni soggetti, magari per le personali condizioni economiche e sociali, non riescono a soddisfare. In secondo luogo, la gestione deve essere effettivamente orientata alla mutualità e non al profitto, salvo quanto necessario per l’effettuazione degli investimenti utili al perseguimento dell’obiettivo sociale. In terza istanza, è essenziale che le Società di Mutuo Soccorso rispettino i dettati normativi e regolamentari di riferimento, pena un danno sia a scapito degli iscritti sia reputazionale.
Infine, è imprescindibile che tali Società non si snaturino, allargando in modo eccessivo la loro offerta a favore degli iscritti. Infatti, ciò potrebbe indurle non al «Mutuo Soccorso», ma alla «cooperazione», finalità intrinsecamente e profondamente differente. Il motto dei Moschettieri era «Tutti per uno, uno per tutti!»: un ripensamento e una riscoperta delle Società di Mutuo Soccorso, sia normativa sia regolamentare, avrebbe indubbi benèfici effetti sociali ed economici su una popolazione che, altrimenti, rischia di rimanere esclusa da servizi creditizi, finanziari, assicurativi e previdenziali sempre più necessari, ma di cui, purtroppo, solo soggetti più abbienti e culturalmente elevati potrebbero fruire.
*Docente di Economia degli Intermediari Finanziari all'Università di Parma
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