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Economia

Amundi (Crédit Agricole): dove investire nel 2023

Francesco Sandrini Head of Multi-Asset Strategies

Francesco Sandrini - Head of Multi-Asset Strategies

19 Gennaio 2023, 09:20

Rischi esogeni: quale variabile preoccupa maggiormente per il 2023: recessione, rischi geopolitici, inflazione, energia, Covid, bolla immobiliare…?

Tra i rischi esogeni dei quali tenere conto per il 2023, l’andamento dei prezzi energetici, legati ovviamente ai destini della guerra russo-ucraina, sembra quello maggiormente in grado di influenzare l’inflazione ed in ultima istanza le politiche restrittive della ECB e gli utili delle imprese. Il progressivo ridursi degli aiuti ad imprese e famiglie, unito a scenari di conflitto per i quali non si intravvede una prospettiva di risoluzione nel breve periodo, ci parlano di un’inflazione persistente, seppure su livelli medi più bassi rispetto a quelli registrati nel 2022.

Titoli di Stato: lo scenario dei prezzi è in miglioramento, ma le insidie non mancano. Meglio investire a breve viste le incertezze sull’inflazione nel lungo periodo?

Indubbiamente le obbligazioni governative registrano oggi corsi più attraenti, con livelli di rendimento e di spread più elevati rispetto al recente passato. Tuttavia permangono le incertezze legate alla latenza dei fenomeni inflattivi, alle conseguenti politiche monetarie restrittive ed ai programmi di emissione di nuove obbligazioni legate al finanziamento di pacchetti di supporto a famiglie ed imprese o alla transizione energetica. In questo contesto, il settore delle obbligazioni governative ci sembra essere tornato di interesse sia su scadenze brevi ma anche su scadenze medie attorno a 5 anni. Riteniamo di avere maggiore visibilità sulle obbligazioni governative americane, mentre rimane un’area di incertezza maggiore sulla zona Euro, dove ci appare meno certa la previsione sul tasso terminale (che oggi stimiamo attorno a 3,25%).

Bond: Il contesto rispetto allo scorso anno pare migliore. Cosa scegliere: Paesi sviluppati, emergenti, corporate?

Partendo dall’assunto che la visibilità su temi geopolitici appare limitata (è cronaca di questi giorni la vicenda legata alle elezioni brasiliane), sembra auspicabile un approccio agli investimenti obbligazionari cauto, bilanciato ma costruttivo. Il comparto governativo appare quello con una visibilità maggiore dove alcune posizioni possono essere aperte. Approccio cauto ma costruttivo può essere tenuto con obbligazioni societarie ad elevato rating, con fondamentali solidi. Suggeriamo ancora cautela per i comparti obbligazionari societari ad alto rendimento, dove ci attendiamo un progressivo deterioramento nei prossimi mesi. A causa del progressivo indebolimento del dollaro americano, alcune obbligazione dei mercati emergenti, anche in valute legate alle materie prime, possono diventare interessanti investimenti nel 2023. Sempre con la massima diversificazione e cautela e possibilmente con una selezione professionale degli emittenti, quale quella offerta dalle soluzioni di risparmio gestito

Azioni su quali settori puntare (ad esempio bancari, visti i tassi elevati) e quali piazze finanziarie promettono di performare meglio

L’inizio di anno ci propone un ritorno dell’interesse sull’Europa. La presenza di aspettative sugli utili molto basse per il 2023 da parte degli analisti, a causa delle pressioni energetiche che gravano sui costi delle aziende, vengono in queste settimane contraddette da elementi positivi come la flessione dei prezzi del gas, le riaperture post pandemiche in Cina, i tassi reali in ribasso. La reazione del mercato ci appare troppo ottimistica e ci attendiamo uno scenario sui costi energetici meno benigno di quanto attualmente atteso. Quindi scelte bilanciate, con preferenza dell’azionario americano su quello europeo e un approccio moderatamente costruttivo sulla Cina. A livello settoriale una preferenza per i settori value (energetici e bancari), meno ciclici e ancora cautela su settori media e tecnologici, che appaiono ancora sopravvalutati rispetto ai loro fondamentali.

Commodities: contesto rischioso, si può ipotizzare di puntare, tra Etf, fondi o perfino trade, sulle materie prime?

Le materie prime, a causa di un contesto geopolitico in strutturale cambiamento, appaiono una classe di attività interessante, nonostante gli inevitabili rischi di un contesto macroeconomico in lento peggioramento. La transizione energetica agisce indubbiamente a favore di un ventaglio ampio di metalli (rame, nichel, ecc), le commodities energetiche possono giovarsi di un contesto incerto negli approvvigionamenti a causa degli eventi bellici in Ucraina. L’oro ha registrato una buona performance da un mese a questa parte. Riteniamo che in un mondo di inflazione ancora elevata, seppure in lenta contrazione, le materie prime possano svolgere un interessante ruolo di diversificazione, all’interno di portafogli bilanciati.

Alternative: mattone e oro sono ancora beni rifugio? Meglio dimenticare le criptovalute?

Il mercato immobiliare mostra dinamiche regionali differenti. La resilienza della domanda in un contesto negativo di tassi al rialzo fa la differenza tra un paese e l’altro. Dati di transazioni immobiliari ancora negativi in Germania, survey viste in leggero miglioramento in Svezia. Difficile generalizzare, ma si tratta comunque di un comparto che inevitabilmente risente negativamente di un regime di tassi di interesse più elevati rispetto al passato. Dell’oro abbiamo parlato in chiave più costruttiva anche come strumento meno speculativo in chiave di copertura rischi. Per quello che riguarda le cripto-valute, siamo cauti su base strutturale, ancora di più dopo le vicende di cronaca recenti. La credibilità appare parzialmente compromessa, anche se con -60% di performance del bitcoin contro il dollaro americano nel 2022, è impossibile escludere la possibilità di un rimbalzo.

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