Inserto economia
Una cosa è certa: i prodotti a indicazione geografica sono strumenti potenti per i produttori europei, e aumentano il valore aggiunto per gli agricoltori, i trasformatori e i distributori. La riforma delle regole su Dop e Igp dell'Unione europea compie un primo passo importante con l’accordo raggiunto a fine ottobre tra i negoziatori del Consiglio e quelli della Commissione Ue: entro i primi mesi del 2024 entrerà in vigore il nuovo testo unico europeo che alzerà le garanzie riservate alle denominazioni protette e rafforzerà il ruolo dei consorzi e la trasparenza verso i consumatori. Tra le novità introdotte il nome del produttore sulle etichette delle Dop e Igp e alcune norme per evitare in futuro casi tipo Prosek. L’accordo prevede anche schemi comuni per le dichiarazioni di sostenibilità e un rafforzamento della protezione online, anche per i nomi dei domini, e quando un prodotto a indicazione geografica viene usato come ingrediente di un alimento trasformato.
La riforma
Come dicevamo, il testo adottato introduce l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto Dop e Igp il nome del produttore e, per i prodotti Igp, l’origine della materia prima principale, così come l'obbligo di utilizzo di almeno il 50% delle materie prime realizzate nella nazione di appartenenza del marchio Igp. Non solo. su spinta dei produttori italiani sono state eliminare quelle falle del sistema che consentivano di sfruttare indebitamente la reputazione delle nostre indicazioni geografiche. In particolare è stato chiarito come menzioni tradizionali come Prosek non possano essere registrate, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp. Il divieto riguarda anche norme nazionali, come nel caso della controversia sull’aceto balsamico sloveno e cipriota. La questione, risolta dal punto di vista legislativo, scongiura un “Italian sounding” nei confini dell’Ue, tuttavia, va precisato che il regolamento non è retroattivo Quindi, per i casi ancora aperti, la decisione resta nelle mani della Commissione.
Le indicazioni protette beneficeranno di protezione ex-officio anche online. Nel caso in cui vengano utilizzati come ingredienti, sarà invece necessaria un'autorizzazione scritta da parte dei rispettivi consorzi di tutela, che rafforzano pertanto il loro ruolo. Un primo passo importante è stato compiuto, l’obiettivo è giungere all’approvazione finale e l’Italia dovrà giocare un ruolo determinante per difendere lo strumento oggi più importante per tutelare e promuovere la qualità agroalimentare italiana.
La Dop economy
L’Ue conta ormai oltre 3600 prodotti nel suo registro della qualità, un sistema che ha continuato a crescere costantemente dagli anni Novanta, all’inizio della globalizzazione, quando fu pensato dall’Ue per tutelare il «savoir faire» agricolo europeo. Da allora è diventato anche uno strumento fondamentale per avviare il business in nuovi mercati. Il tema è molto caro al nostro paese.
Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso Made in Italy alimentare che nel mondo vale oltre 120 miliardi di euro. L’Italia rappresenta la fetta più grande del settore delle indicazioni geografiche. Su 79 miliardi di fatturato Ue, la cosiddetta “Dop economy” dell’Italia vale circa 20 miliardi. Per Origin Italia, che rappresenta circa il 95% delle produzioni italiane a Indicazione geografica, l'intesa raggiunta a Bruxelles rappresenta una proposta che “rilancia la visione politica delle Indicazioni geografiche come uno dei pilastri di sviluppo agroalimentare dell’Unione europea e che promuove l’affermazione di un modello condiviso e forte tra i vari Paesi membri» . In una nota viene spiegato come sia presente «l’importante rafforzamento del ruolo dei Consorzi di tutela, un aumento della protezione delle Ig, ma anche la semplificazione delle procedure e un passo concreto verso la sostenibilità (non solo ambientale) delle filiere Ig». «L’obbligo di utilizzo di almeno il 50% delle materie prime realizzate nella Nazione di appartenenza del marchio Igp e quello relativo all’indicazione del nome produttore, come deciso dalla Commissione Agricoltura, rappresenta un ulteriore passo per difendere le eccellenze agroalimentari italiane.
Settore il crescita
Secondo i dati presentati del Centro Studi Divulga il sistema Dop e Igp dell’agroalimentare è in continua crescita, con un fatturato, vino escluso, che ha raggiunto nel 2021 gli 8 miliardi di euro (+9,7% su base annua) e le esportazioni i 4,4 miliardi (+12,5%). II numero degli operatori resta sostanzialmente invariato, 85.500 unità. Secondo le elaborazioni su dati Istat, Ismea, Fondazione Qualivita, il 77,5% del fatturato è concentrato nei primi dieci prodotti simbolo del Made in Italy, a partire da Parmigiano Reggiano Dop (1,6 miliardi), Grana Padano Dop (1,45 miliardi9 e Prosciutto di Parma Dop (650 milioni). Sul fronte della distribuzione dei valori Emilia Romagna e Lombardia da sole detengano oltre il 61% totale. Cresce sempre più il numero di giovani e di donne che puntano sui sistemi di qualità. In particolare, il 26% degli operatori del settore sono donne con una superficie media coperta di 3,5 ettari per ogni azienda per le coltivazioni e di 33,3 ettari per gli allevamenti. Le aziende guidate da giovani, invece, sono circa il 24%, un dato importante se si considera, in base all’ultimo censimento agricolo, che il valore percentuale della conduzione giovanile si attesta intorno al 13%.
Il commento dei Consorzi di tutela parmigiani
«Salutiamo con grande favore il via libera al nuovo testo unico europeo sulle produzioni di qualità – dice Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano –, una riforma che rafforza ulteriormente il ruolo dei Consorzi, la protezione di Dop e Igp e la trasparenza verso i consumatori, rappresentando un risultato importante per il sistema delle Indicazioni Geografiche nell’Unione Europea. Ricordiamo che già nel 2008 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva stabilito che solo il formaggio Parmigiano Reggiano Dop potesse essere venduto con la denominazione Parmesan all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, questa normativa non vale in tutti i paesi del mondo, aprendo la porta a usi non corretti del nome per formaggi prodotti in altri paesi. Stimiamo che il giro d’affari del falso Parmesan fuori dall’UE sia di 2 miliardi di euro, circa 200.000 tonnellate di prodotto, ossia oltre 3 volte il volume del Parmigiano Reggiano esportato. Per questa ragione, auspichiamo che questo importantissimo accordo sia il primo passo in un percorso di rafforzamento degli strumenti per la promozione e la tutela delle IG non solo in Unione Europea, ma in tutto il mondo».
Secondo Stefano Fanti, direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma, l’accordo recentemente concluso dalle Autorità europee in merito alla Riforma IG “costituisce un risultato atteso da tempo, che premia la sinergia attuata a livello comunitario dai Consorzi di tutela europei sulla spinta di Origin Italia (l’associazione nazionale che raggruppa la maggior parte degli enti di tutela del settore agroalimentare). Accogliamo positivamente le modifiche introdotte, che comprendono, tra i vari aspetti, il consolidamento del ruolo dei Consorzi a livello europeo, l’ampliamento della protezione dei prodotti IG anche nel commercio on-line, la semplificazione delle procedure di modifica dei disciplinari. Alla luce di queste importanti basi, frutto di un lungo lavoro di concerto tra il mondo produttivo e quello politico, auspichiamo un’evoluzione del sistema DOP e IGP volta al consolidamento e all’ampliamento dei meritevoli risultati ottenuti in questi anni nell’ambito della protezione e della valorizzazione del nostro patrimonio eno-gastronomico. E riconosciamo, è importante sottolinearlo, il ruolo di rilievo che hanno avuto, in questo processo, sia il governo italiano – nella figura del Ministro Francesco Lollobrigida - che i nostri parlamentari a Bruxelles, primo fra tutti il relatore del provvedimento, On. Paolo De Castro”.
Anche Il Consorzio di Tutela del Salame Felino Igp e il Consorzio di Tutela della Coppa di Parma Igp “hanno accolto con soddisfazione l’accordo politico raggiunto dalle istituzioni europee in merito all’adozione di un nuovo regolamento sulle indicazioni geografiche. “Le regole che saranno introdotte dal nuovo regolamento - sostengono i due Consorzi - potenzieranno ulteriormente la diffusione delle indicazioni geografiche nell’Unione, fornendo un livello di protezione più elevato, grazie anche al rafforzamento della protezione online. Per l’Italia, il nuovo regolamento segnerà auspicabilmente la fine delle battaglie legali contro l’uso illegittimo delle nostre indicazioni geografiche. I Consorzi sono fiduciosi che anche la Commissione ne terrà conto nell’ambito della valutazione dei casi ancora aperti, quali, ad esempio, il Prosek croato e l’aceto balsamico sloveno”.
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