economia
Le tre regole auree quando si crea un portafoglio restano sempre quelle: differenziare, differenziare, differenziare... Soprattutto in un contesto di fortissima instabilità politica sullo scacchiere mondiale, in primis per la pericolosa reazione a catena dei conflitti, dall'Ucraina al Medio Oriente. Ma non sono da meno la tensione tra Usa e Cina (con Taiwan sullo sfondo), il commercio mondiale sotto lo scacco degli Houthi nel Canale di Suez, le elezioni americane, le preoccupanti flessioni di due locomotive come Pechino e Berlino e - dulcis in fundo - la politica monetaria delle banche centrali. Ecco, sarà probabilmente proprio l'ago dei tassi a determinare scelte, indici e andamenti economici, soprattutto nei mercati occidentali.
Dunque, con un occhio a Fed e Bce e molta attenzione al livello dei prezzi, cosa possiamo aspettarci nel 2024 per i nostri risparmi? Lo abbiamo chiesto a cinque gestori cercando di capire come muoverci tra i due pilastri del risparmio - azioni e obbligazioni - ma anche quali possibili alternative ci sono all'orizzonte. Se i Pir - piani individuali di risparmio - che avevano illuso sono in stand-by, fondi e polizze trovano consensi tra gli analisti mentre due elementi che emergono in modo abbastanza unitario sono l'interesse per un mercato come l'India e la resilienza del bene rifugio per eccellenza, l'oro.
Quanto ai listini azionari, dopo un 2023 al galoppo trainato dalle banche (soprattutto a Piazza Affari) il clima rimane sostanzialmente. positivo ma con più cautela. Wall Street dovrebbe proseguire il proprio rally che nel 2023 è stato contrassegnato dai tecnologici (il Nasdaq è stato il miglior listino dell'anno appena concluso) e dai farmaceutici. L'Europa è legata a filo doppio alla politica della Bce, che sembra più restia della Fed ad allentare la stretta.
Una certezza, confermando il trend recente, dovrebbe essere rappresentata dai titoli di Stato, Btp in testa: il profilo rischio/rendimento mantiene appetibili i Buoni del Tesoro.
Un'ultima raccomandazione: anche se la Sec ha autorizzato il primo Etf sulle criptovalute, meglio maneggiare con molta cura Bitcoin e affini. Il rischio di scottarsi resta altissimo.
Le 5 domande
1. Il 2023 è stato un anno di forte incremento per l’azionario, soprattutto in Italia. Continuerà il trend? E su quali settori?
2. Il Btp è stato il re del 2023 ma a fine anno è partito il rally dei prezzi. Come andrà nel 2024 per i titoli di Stato?
3. Torneranno di moda fondi e polizze? Si riprenderanno i Pir?
4. Quali sono i mercati - emergenti o meno - che promettono di più, anche in termini di Ipo?
5. Prodotti alternativi: che fare? L’oro resta una certezza? Potrebbe essere l’anno delle cripto-valute?
Francesco Sandrini, Amundi (Crédit Agricole)
(Head of Multi-Asset Strategies)
1. Il 2023 ha visto una buona performance di tutti gli indici europei, generalmente legata alla ricostituzione di posizioni che erano state ipervendute nel 2022 a causa della crisi energetica, in concomitanza a un quadro economico meno negativo di quanto si potesse pensare in una fase di riduzione dello stimolo monetario da parte della Bce e di rischi geopolitici sempre presenti. Il Mib ha fatto relativamente meglio, sia per il posizionamento limitato da parte degli investitori globali sia per effetto di una crescita economica che ha visto l’Italia sovraperformare molti paesi europei maggiormente afflitti da problemi strutturali, pensiamo ad esempio al settore automobilistico in Germania, e che hanno goduto di stimoli fiscali inferiori. Tra i sotto-indici Mib ha sottoperformato il segmento delle imprese a media capitalizzazione, condizionato dai deflussi registrati dai Pir. Poiché ci attendiamo un rallentamento macroeconomico, i settori più ciclici che caratterizzano il MIB probabilmente non lo porteranno a primeggiare in Europa nel 2024. Infine, riteniamo che le utilities potrebbero continuare ad essere interessanti.
2. Riteniamo che il Btp sia un investimento solido, sulla base di fondamentali come la crescita (seppure in rallentamento) e il disavanzo primario (disciplina fiscale) italiani. Tuttavia, non possiamo non constatare come il fardello della spesa da interessi sul debito esistente, crei una dipendenza del livello dello spread dai programmi di acquisto della Banca Centrale Europea. Verosimilmente nel 2024 la politica europea guiderà il livello dello spread, creando aree di vulnerabilità qualora si decidesse di ridurre troppo velocemente il bilancio della Bce e, come conseguenza, aumentare il collocamento di Btp. Quindi spazio ai Btp all’interno di portafogli bilanciati e diversificati.
3. Non è una domanda facile: nel 2023 sono stati registrati forti deflussi da questo tipo di fondi, probabilmente perché la clientela ha preferito incassare i guadagni generati dalle performance positive nel comparto azionario italiano, beneficiando del vantaggio fiscale vista la scadenza dei cinque anni di detenzione, destinando così i loro risparmi verso aree di investimento ritenute più redditizie in chiave prospettica. Sarà cruciale monitorare la resilienza della crescita italiana per giudicare l’interesse del mercato verso i Pir.
4. I mercati azionari dei paesi sviluppati dovranno inevitabilmente fare i conti con un quadro macroeconomico in rallentamento e con valutazioni elevate. Esiste uno spazio di correzione nella prima parte dell’anno, tuttavia in presenza di un quadro ancora tutto sommato benigno per il 2024. Suggeriamo diversificazione tra mercati sviluppati (tra i quali ci piace il Giappone) e mercati emergenti, dove la Cina presenta tratti di sottovalutazione importante ma pochi elementi che facciano pensare ad una ripresa immediata, mentre altri paesi come Brasile, Messico, India mostrano dinamiche geopolitiche più favorevoli. Per concludere, poca visibilità richiederà una buona diversificazione, in un contesto dove almeno nella prima parte dell’anno i settori da privilegiare saranno quelli più difensivi.
5. L’oro sta giovando di tassi reali in riduzione e potrebbe essere un buon investimento anche per il 2024, per effetto del processo disinflattivo in atto. Cautela potrebbe essere suggerita se le Banche centrali decideranno di usare le leve ancora a loro disposizione per ridurre la dimensione dei propri bilanci. Questo potrebbe pesare sul livello dei prezzi dell’oro. Stiamo parlando nuovamente di una asset da maneggiare all’interno di un portafoglio ben diversificato
Grazia Orlandini, Gruppo Bper
(Responsabile investimenti e Prodotti di investimento Gruppo Bper)
1. Nel 2024, per le azioni, ci aspettiamo un anno nel complesso positivo, anche se con un trend meno lineare, proprio complice l’ottima performance dell’anno precedente. Le economie con-tinueranno su un sentiero di crescita, supportando i profitti delle società sebbene potremmo vedere un progressivo rallentamento negli Usa e maggiore debolezza in Europa. Non dimenti-chiamoci, infine, che quest’anno avremo un calendario fitto di eventi elettorali in tutto il mon-do, tra tutti l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti in autunno: insomma, avremo da-vanti a noi un periodo particolarmente ricco di notizie che potrebbero avere impatti sull’andamento delle borse. Questo scenario risulta maggiormente favorevole per i settori più difensivi e che non hanno visto importanti incrementi nel 2023, quali il Farmaceutico, le aziende dei servizi di pubblica utilità e le Assicurazioni, mentre tra i settori più ciclici la preferenza va ai Minerari ed Energetici, che sono caratterizzati da bilanci e flussi di cassa solidi e vantano divi-dendi per gli azionisti potenzialmente stabili e più elevati della media di mercato.
2. I mercati obbligazionari sono tornati a rivestire un ruolo di primo piano nella composizione dei portafogli, grazie ad un profilo rischio/rendimento che oggi appare assolutamente appetibile. Il nuovo orientamento delle Banche centrali, divenute più neutrali, dovrebbe infatti limitare partico-lari spinte al rialzo sui rendimenti obbligazionari, che potrebbero al massimo ri-prezzare quello che sono le attese di tagli dei tassi - oggi probabilmente eccessive - senza tuttavia registrare movimenti significativi. Se crescita e inflazione dovessero rallentare ad un ritmo più lento di quanto atteso, i livelli comunque elevati su cui si attestano oggi i tassi rappresenterebbero un supporto importante all’interno di portafogli di investimento opportunamente diversificati. Se al contrario l’attività eco-nomica e/o i prezzi dovessero perdere slancio più velocemente del previsto, avremmo importanti guadagni in conto capitale. Riguardo i Btp, nello specifico, non ravvisiamo particolari rischi nella prima parte dell’anno, mentre nella seconda metà è possibile un aumento della volatilità causato dal progressivo venir meno dei reinvestimenti da parte della Bce.
3. Il contesto di mercato attuale, dove i rendimenti delle obbligazioni sono tornati su livelli interessanti, favorisce portafogli di investimento ben diversificati. È infatti di nuovo disponibile quella caratteristica tipica di «decorrelazione», cioè di andamento divergente tra la componente azionaria e quella obbligazionaria, che permette di bilanciare le performance complessive. Dopo la forte ripresa dello scorso anno, inoltre, come dicevamo ci aspettiamo un 2024 positivo ma più volatile e in questi casi i gestori professionali, che seguono continuamente i mercati finanziari, hanno conoscenze dettagliate delle varie aziende e agiscono tempestivamente, hanno la possibilità di creare valore. Il risparmio gestito (fondi, polizze, ecc.), ben diversificato, permette di sfruttare queste potenzialità. Relativamente ai Pir, quello che apprezziamo dello strumento, oltre al tema della fiscalità agevolata, è la sua caratteristica di investimento periodico: in generale, infatti, i «piani di accumulo» (cioè l’investimento sui mercati finanziari scadenzato su più periodi) permette di mediare i prezzi di ingresso, evitando di investire in un’unica soluzione e potenzialmente nei momenti sbagliati (magari dopo un forte rialzo a cui segue poi una correzione), e quindi di costruire una positiva performance nel medio-lungo termine, il corretto orizzonte temporale per gli investimenti finanziari.
4. A livello geografico, in ambito azionario non abbiamo ad oggi particolari preferenze tra Stati Uniti ed Europa, sebbene nel breve termine l’azionario europeo appaia più attraente per le valutazioni - che già incorporano uno scenario economico di maggior debolezza - e per il posizionamento molto contenuto degli investitori sull’area. In termini relativi intravediamo buone opportunità - rispetto allo scorso anno - sui mercati emergenti (in particolare del sud-est asiatico), mentre potrebbe esse-re opportuno adottare prudenza sul Giappone, che rischia di risentire di una politica monetaria che potrebbe essere in controtendenza rispetto ad altre banche centrali dei paesi sviluppati, ovvero con un possibile aumento dei tassi, e del conseguente possibile rafforzamento dello yen.
5. Detenere in portafoglio una piccola quota di prodotti alternativi è sempre opportuno, poiché aumentano la diversificazione tra le diverse classi di attivo assicurando una maggiore costanza delle performance complessive. L’oro, che nel 2023 ha ritoccato i massimi storici, potrebbe avere ancora buone opportunità nei prossimi mesi: la svolta della Federal Reserve americana, infatti, dovrebbe contribuire a mantenere sotto controllo i tassi reali statunitensi e il dollaro, due variabili a cui l’oro è fortemente legato. Inoltre, il metallo giallo sta beneficiando di ingenti flussi di acquisto da parte delle Banche centrali, che a nostro avviso sono destinati a proseguire. Rimaniamo invece più scettici intorno al mondo delle criptovalute: malgrado le recenti aperture dal mondo della finanza tradizionale, infatti, a nostro avviso si configurano ancora come una classe di attivo più idonea alla speculazione, non rispecchiando in pieno le logiche di investimento di medio/lungo periodo.
Alessandro Caviglia, Unicredit
(Chief Investment Officer Italy)
1. Il 2024 sarà probabilmente caratterizzato da una crescita degli utili più moderata. Il potenziale per l’aumento dei corsi azionari verrà quindi prevalentemente alimentato dal previsto calo dei tassi di interesse. A livello settoriale il processo di riduzione dei tassi dovrebbe beneficiare i titoli tecnologici USA, che possono essere considerati titoli “long duration”. Nell’ambito della tecnologia ci stiamo focalizzando su alcuni settori, tra i quali l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e i semiconduttori di ultima generazione. In Europa siamo positivi sul settore farmaceutico, sostenuto dal lancio di nuovi farmaci, e sul settore finanziario.
2. Il recente miglioramento da negativo a stabile dell’Outlook da parte di Moody’s, il calo dell’inflazione e le previsioni di inizio del ciclo di riduzione dei tassi d’interesse che la BCE dovrebbe iniziare intorno alla metà del 2024, favoriranno i BTP, il cui elevato rendimento risulterà appetibile per gli investitori. Prevediamo che lo spread verso il Bund si mantenga sugli attuali livelli.
3. Più di undici milioni di italiani investono in fondi comuni, con una rapida riduzione della differenza di genere dei sottoscrittori. La valenza strategica degli investimenti in fondi e polizze è messa in evidenza sia dalla rapida evoluzione dell’offerta (si pensi, solo per fare un esempio, alla diffusione degli investimenti sostenibili e all’adozione del regolamento SFDR) che della domanda (invecchiamento della popolazione). Per i PIR, bisogna tenere conto di costi più alti rispetto a quelli di prodotti simili, per cui risultano appetibili per coloro che possono arrivare alla maturazione del vantaggio fiscale.
4. Siamo in posizione di sovrappeso sulle azioni del Pacifico. La crescita dei salari e l'aumento dell'inflazione sono fattori positivi per il Giappone, che sta uscendo da una lunga fase di deflazione, mentre la Banca Centrale si muoverà con gradualità nel suo percorso di normalizzazione dei tassi. Inoltre, l'aumento degli utili societari e la riforma della Borsa di Tokyo incoraggiano un'intensa attività di riacquisto di azioni.
Rimaniamo neutrali sulle altre macroaree.
Le azioni Usa sono sostenute dalla forza dell’economia, ma le valutazioni sono elevate. In Eurozona il quadro macro è debole, ma il mercato del lavoro è solido, mentre il calo dell’inflazione aumenterà il reddito reale. Le azioni europee offrono buone opportunità per gli investitori orientati al valore e alla qualità. Rimaniamo neutrali anche sulle azioni dei mercati emergenti, dove nel complesso le valutazioni sono a buon mercato. Restiamo invece cauti sulla Cina: il Pil cinese del terzo trimestre è stato superiore al consenso grazie a mirati stimoli fiscali, ma lo stress nel settore immobiliare è in aumento.
5. Nel 2024 i prodotti alternativi potrebbero risentire della ritrovata competitività dei prodotti obbligazionari, favoriti sia dagli elevati rendimenti che dalla prospettiva di guadagni in conto capitale per la riduzione dei tassi d’interesse. L’oro invece sarà favorito dalle prospettive di riduzione dei tassi e dall’elevate incertezza geopolitica. Le criptovalute non rientrano nelle opportunità d’investimento che consideriamo.
Claudio Foschi, Eurizon
(Responsabile Global Strategies & Total Return)
1. Il 2024 dovrebbe essere un anno che conferma il soft landing dell’economia e il trend di disinflazione del 2023 con tassi ufficiali in prevedibile calo. Uno scenario relativamente favorevole ai mercati azionari, anche se le valutazioni non sono ovunque supportive, specie nei settori tecnologici in Usa.
I listini europei appaiono più interessanti come valutazioni a meno di eventi geopolitici che impattino sull’area, specie sul fronte prezzi materie prime. Non vediamo al momento forti differenze di prospettiva tra settori ciclici e difensivi, e quindi manteniamo forte diversificazione settoriale e di stile
2. Nello scenario base ipotizzato, è prevedibile un anno di stabilizzazione dei rendimenti obbligazionari dopo due anni estremamenti volatili, con la Bce e la Fed che dovrebbero iniziare una fase di riduzione dei tassi a breve ufficiali. In caso di rallentamento maggiore (o recessione) dell’economia globale ed euro in particolare dovremmo vedere ulteriori ribassi dei tassi a lungo termine con guadagni di prezzo significativi , anche sui Btp che offrono spread di rendimento ancora elevati. Per i titoli italiani sarà cruciale mantenere la fiducia dei mercati anche tramite tassi di crescita economica migliori della media dell’area euro
3. Sui mercati emergenti l’India, pur con valutazioni care, è molto interessante per le prospettive dell’economia, rispetto a una Cina che ha multipli valutativi bassi, ma con un rischio geopolitico e temi di difficoltà e debolezze interne dell’economia molto superiori.
Generoso Perrotta, Banca Generali
(Head of Financial Advisory)
1. I recenti dati economici pubblicati a livello globale hanno confermato come le prospettive di crescita dell’economia mondiale nell’ultima parte del 2023 e nella prima parte del 2024 siano in peggioramento. Questo potrebbe portare gli analisti a rivedere al ribasso le stime sull’andamento degli utili nel 2024 che, come avviene di consueto, sembrano essere al momento troppo ottimiste, rendendo ancora più care le valutazioni dei mercati azionari, riducendo al contempo la propensione al rischio degli investitori.
Le attese di una possibile inversione della politica monetaria restrittiva della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea nel corso del prossimo anno potrebbero solo in parte compensare l’impatto negativo del rallentamento economico, considerando anche che la risposta delle banche centrali alla fase di rallentamento potrebbe essere lenta a causa del perdurare dei timori sulle prospettive dell’inflazione.
In tale scenario si propende per un posizionamento di neutralità sull’azionario globale. Nel corso del 2023 si è assistito a una significativa polarizzazione delle performance, conseguenza della concentrazione di alcuni mercati in determinati segmenti. Fattorizzando quanto già incorporato nei prezzi, anche in questo caso si raccomanda la massima diversificazione possibile in termini geografici e settoriali.
2. Prevediamo che l’interesse per i titoli di Stato Italiani rimarrà alto per l’intero 2024. Se il 2023 è stato un anno in chiaroscuro per il mercato obbligazionario il 2024 è iniziato con una vera e propria corsa ai bond. I maggiori protagonisti sono stati appunto i titoli di Stato: solo la settimana scorsa il collocamento di sindacato di due Btp ha registrato una domanda record che ha radunato richieste per 155 miliardi di euro.
Parallelamente, tra nuove emissioni e annuncio di mandati esplorativi, è di fatto ripartita anche la corsa al mercato dei bond dei maggiori gruppi finanziari, industriali e bancari italiani (da Generali a Enel da Mediobanca a Bper). Paradossalmente l’abbondante offerta di nuove emissioni ha raffreddato l’entusiasmo degli obbligazionisti mentre il ritorno delle fiammate in Europa e le incognite geopolitiche (con la cronaca dal Mar Rosso) potrebbero complicare la marcia del taglio dei tassi delle banche centrali. Detto ciò non prevediamo un calo di appetito per i Titoli di Stato italiani, perché riteniamo che risentirebbero sia delle dinamiche sopra descritte riguardanti la componente di tasso, a cui va aggiunta la componente di spread, più legata alla situazione economica e politica del Paese.
3. Già a novembre sono tornati di moda i fondi di investimento e il bilancio è positivo anche per le polizze. Secondo Assoreti il comparto assicurativo ha segnato un saldo positivo per 76 milioni; il bilancio vede il segno + per i prodotti vita tradizionali (87 milioni) e per le polizze multiramo (119) mentre si riscontrano ancora deflussi netti dalle unit linked (-130 milioni). La raccolta netta sui prodotti previdenziali è positiva per 119 milioni. Nel periodo anche il bilancio sui prodotti del risparmio gestito è tornato in positivo, con la realizzazione di investimenti netti per 600 milioni di euro su tutte le macro-famiglie di prodotto. Difficile fare una previsione sui Pir visti anche i recenti aggiornamenti normativi.
4. L’inizio di una fase espansiva di politica monetaria da parte della Fed, seppure con tempistiche ancora incerte, potrebbe avere un impatto positivo sui mercati finanziari.
In particolare, gli Stati Uniti restano tra i mercati più promettenti in termini di Ipo nonostante un 2023 asfittico, sia per volumi che per i debutti, che progrediranno nel corso dell’anno. Le Ipo dovrebbero riprendersi anche sul mercato dell’Asia Pacifico che mostra una buona pipeline dopo un 2023 che viene ricordato come l’anno peggiore di sempre. In Europa ci aspettiamo ancora un anno sottotono per le Ipo, nonostante i positivi debutti messi a segno da Borsa Italiana nel 2023.
5. Riteniamo che il 2024 vada affrontato con portafogli caratterizzati da massima diversificazione. In quest’ottica l’oro rappresenta un elemento che può contribuire ad una maggiore stabilizzazione di portafoglio. Va tuttavia considerato che a dicembre dello scorso anno il prezzo del metallo prezioso ha raggiunto un nuovo record storico, scambiando sopra i 2.135 USD/oncia e che il suo valore è cresciuto di oltre il 10% nell’ultimo anno, mentre la maggior parte degli altri metalli, sia preziosi che industriali, ha chiuso il 2023 con performance negative.
Pertanto, seppure siano diversi i fattori che potrebbero contribuire a sostenere le quotazioni dell’oro anche nel 2024 (in primis la transizione nei regimi monetari da una stretta severa ad un allentamento graduale, con conseguente ridimensionamento dei rendimenti governativi, a cui andamento l’oro è inversamente correlato; in secondo luogo, un USD tendenzialmente stabile o più debole; infine, persistenti rischi geopolitici, che alimentano la domanda di beni rifugio), dati i livelli elevati raggiunti dalle quotazioni è verosimile supporre che l’estensione dei futuri rialzi possa risultare limitata rispetto a quanto avvenuto lo scorso anno.
Le criptovalute restano caratterizzate da alta volatilità. Nel panorama delle criptovalute si è assistito a particolare fermento di recente, dopo la notizia dell’approvazione da parte dell’autorità statunitense alla quotazione di ETF su Bitcoin fisico sui mercati domestici. Tali strumenti, però, non rappresentano un’opportunità per l’investitore retail europeo, che tuttavia dispone già da tempo di numerosi strumenti investibili (ETP, Exchange Traded Products) quotati che replicano (sia fisicamente che sinteticamente) l’andamento della criptovaluta.
La quotazione degli Etf di diritto statunitense potrebbe favorire l’accesso al mercato delle criptovalute da parte di un numero maggiore di investitori istituzionali, aumentando la liquidità nel segmento delle criptovalute, tuttavia potrebbe non essere un driver di medio/lungo periodo sull’andamento dei prezzi del sottostante. Occorrerà monitorare le evoluzioni nei flussi per valutarne gli effetti.
Il valore dell’oro è in questo momento sui massimi storici intorno ai 2 mila dollari all’oncia. Durante l’invasione dell’Ucraina la domanda di oro ha avuto un’impennata che è proseguita con la guerra nella Striscia di Gaza. Il prezzo dell’’oro è sostenuto dalle aspettative che la Fed possa iniziare a tagliare i tassi. In questo scenario, il prezzo dell’oro nel 2024 potrebbe superare i massimi storici di 2.075 dollari del 2020 e dei 2.135 dollari raggiunti il 4 dicembre 2023. In ogni caso, l’oro sembra aver stabilito un forte supporto intorno al livello di 1.900-2.000 dollari.
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