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Sarassi Binacchi: «Dopo quella alla mafia comincia la lotta contro la burocrazia»

Illustrato il lunghissimo procedimento per ottenere i beni sequestrati

Sarassi Binacchi: «Dopo quella alla mafia comincia la lotta contro la burocrazia»

di Patrizia Ginepri

25 Giugno 2024, 12:23

Sorbolo Come avviene il riuso dei beni confiscati alla mafia? Di questo tema complesso, non solo dal punto di vista giuridico, si è parlato in un incontro avvenuto alla facoltà di Economia dell'Università di Parma, promosso dai Club Rotary di Parma e di Brescello Tre Ducati, con un particolare riferimento agli immobili requisiti alla criminalità organizzata nel comune di Sorbolo.

«Mi hanno chiesto di intervenire – spiega Ombretta Sarassi Binacchi, direttore generale di Opem – perché abito a Sorbolo e come azienda abbiamo messo a disposizione un contributo per la realizzazione di alcuni giochi per bambini nell'area annessa agli stabili sequestrati. Tuttavia vorrei premettere che l'imprenditore non è solo uno sponsor, può contribuire, per esperienza e mentalità, alla ricerca di soluzioni per facilitare il riuso dei beni ai fini sociali».

Cos'è che i cittadini non sanno? «Il bene viene confiscato una prima volta al termine delle indagini svolte dalle forze dell'ordine - spiega la Sarassi Binacchi -. Successivamente si attiva il tribunale competente, ma dal momento della confisca passano almeno cinque anni affinché la sezione apposita dell'organo giurisdizionale provveda al vaglio dei documenti e ai numerosi controlli previsti. Al termine del lungo procedimento avviene la cosiddetta seconda confisca e il bene viene assegnato al Comune di pertinenza. E qui iniziano altri problemi. L'amministrazione, in questi casi, si trova di fronte a un inevitabile deterioramento dell'immobile, dovuto all'usura del tempo e a volte anche ad azioni vandaliche e furti di materiali. Sono cinque anni – a Sorbolo anche sette - di buio, di congelamento infruttuoso e dannoso del bene».

«Lo Stato utilizza le sue risorse per scovare i mafiosi, sempre lo Stato mette in campo il tribunale e dunque altre risorse per giungere alla prima e alla seconda confisca. Infine, è il Comune a dover spendere altri soldi per il riutilizzo. Questo non è ammissibile. Quando si riceve qualcosa di importante per la comunità occorre pianificare, accorciare i tempi e far sì che lo Stato possa anche recuperare qualcosa di ciò che ha speso. Dopo la lotta alla mafia è di nuovo lotta contro la burocrazia. Si scopre, nel frattempo, che esistono anche strumenti giuridici per accelerare i tempi. Nel Milanese ci sono casi in cui gli studenti universitari utilizzano le case confiscate. Questo grazie a una legge europea che lo permette: anche se non stabilmente si può usufruire del bene già dalla prima confisca in attesa del completamento della procedura. Un modo anche per non abbandonare i beni al degrado».
 

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