ECONOMIA
Buon clima, minor costo della vita e, soprattutto, una tassazione ridotta. Sono circa 400 mila i pensionati che risiedono fuori dall’Italia: un trend in crescita del 20% negli ultimi 5 anni. Non è una fuga di massa, ma sempre più persone si trasferiscono - in media uno al giorno - in Paesi dove i regimi fiscali consentono di ottimizzare il proprio reddito previdenziale. In Spagna, ad esempio i pensionati italiani sono oltre 8 mila con un onere medio mensile di 1.400 euro. In Portogallo, invece, sono circa 3.600, con un onere medio di ben 4.240 euro mensili.
«Ad emigrare sono soprattutto coloro che hanno una buona pensione - evidenzia subito Paolo Zani, esperto di previdenza e fondatore del blog Tuttoprevidenza.it - e in ogni caso devono essere titolari di vitalizi derivanti da contributi. Chi ha una pensione sociale, un'integrazione al minimo o un'invalidità civile, non può trasferirsi all'estero, perché per tutte le prestazioni previdenziali di tipo assistenziale esiste l'obbligo di residenza in Italia. Tassazioni a parte, la scelta di lasciare il nostro Paese implica altre valutazioni. Ad esempio, il tema delle prestazioni sanitarie che in molte destinazioni dei pensionati, sono a un livello inferiore rispetto all'Italia, checché se ne dica. Inoltre, in alcuni Paesi, ci possono essere anche cambiamenti improvvisi e le garanzie possono venir meno da un giorno all'altro».
I requisiti per trasferirsi
Per essere considerati residenti fiscalmente all’estero, occorre dimostrare, innanzitutto, di non essere stati iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell’anno (e cioè per 183 giorni negli anni normali, 184 in quelli bisestili), e conseguente iscrizione all'Aire, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero; dii non avere avuto il domicilio in Italia per più di metà dell’anno; di non aver avuto dimora abituale in Italia per più della metà dell’anno (ex art. 43 c.c.) e di non avere presenza fisica in Italia per oltre 183 giorni.
Non ultima, la questione che riguarda gli ex dipendenti pubblici. Anche se l’Inpdap è stata assorbita dall’Inps, la gestione continua ad essere separata, e per gli ex Inpdap i paesi in cui hanno diritto a ricevere la pensione lorda sono i più lontani : Australia, Senegal, Costa d’Avorio. Unica eccezione la Tunisia dove, alla spicciolata, sono ormai circa 2.000, con onere medio di 3.800 euro e soprattutto nessuna doppia tassazione. Oltre al paese nordafricano, tra le mete più gettonate figurano Portogallo, Spagna, Grecia, Cipro, Albania, Montenegro, Romania, Slovacchia.
Tunisia
«I pensionati che decidono di trasferirsi nel Paese, possono beneficiare di una tassazione del solo 20% della loro pensione lorda italiana - spiega Zani - per poter ottenere questa agevolazione è indispensabile effettuare una corretta procedura di trasferimento di residenza all’estero.
Deve essere ricordato che il conseguimento dello status di residente non domiciliato in Tunisia non è automatico. Dipende, infatti, dalla valutazione e approvazione da parte delle autorità fiscali. La valutazione di ogni richiesta e la conseguente valutazione avviene, in media, entro sei mesi. Fino a quel momento non si potrà godere del regime di esenzione parziale, di cui stiamo parlando».
E non è tutto. «Cosa importante da sottolineare - aggiunge l'esperto - è che, rispetto alle agevolazioni fiscali per i pensionati di altri Paesi, la Tunisia offre questo regime anche agli ex lavoratori del pubblico impiego che percepiscono pensioni ex Inpdap. Come ricordato in precedenza, sono pochissimi, infatti, gli Stati che permettono agevolazioni fiscali anche per gli ex dipendenti pubblici in pensione».
Cipro, Grecia e Montenegro
«Per i pensionati esteri Cipro riservato un regime fiscale davvero vantaggioso - sottolinea Zani -. Si tratta di una tassazione proporzionale del 5% sui redditi da pensione provenienti dall’estero. Anche in Grecia il regime fiscale risulta estremamente favorevole. Coloro che decidono di trasferire la propria residenza e di vivere in Grecia possono usufruire di una flat tax del 7% per 15 anni».
In Montenegro, la tassazione dei pensionati segue le stesse linee guida generali applicate a tutti i residenti e non residenti riguardo il reddito personale. Il sistema fiscale del paese prevede diverse aliquote fiscali basate sull’ammontare del reddito: i redditi fino a 700 euro al mese sono esenti da imposta; i redditi mensili da 701 a 1.000 euro sono tassati al 9%; i redditi oltre 1.000 euro al mese sono tassati al 15%. Oltre all’imposta sul reddito, esiste un’imposta comunale aggiuntiva (surtax) che varia dal 13% al 15% a seconda del comune di residenza ed è calcolata sull’ammontare dell’imposta sul reddito personale dovuta.
Romania, Albania, Slovacchia
Anche l'Albania offre un regime fiscale favorevole per i pensionati stranieri. «I residenti fiscalmente in Albania pagano le tasse solo sui redditi guadagnati nel paese - spiega Zani - e ciò significa che le pensioni estere non sono tassate. Inoltre, il paese ha anche sottoscritto accordi fiscali bilaterali con molti altri paesi, il che significa che i pensionati possono evitare la doppia imposizione». Occorre però trasferire la residenza fiscale ed ottenere il permesso di soggiorno, dimostrando di potere contare su un rendita annua di almeno 10 mila euro all’anno. Per intendersi, i titolari di pensione minima (che ora in Italia vale 614,77 euro al mese) in assenza di altri redditi non potrebbero raggiungere questa soglia.
In Romania, invece, è in vigore un’aliquota fissa dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Pit) del 10%. Anche i pensionati esteri che trasferiscono la propria residenza fiscale in Romania, quindi, possono andare a beneficiarne.
In Slovacchia il reddito da pensione è esente da tassazione. Questo significa trasferirsi nel Paese e non subire alcuna tassazione sulla pensione di fonte italiana percepita. «La Repubblica Slovacca fa parte dell’Unione Europea - sottolinea l'esperto - aspetto che semplifica gli spostamenti dall’Italia, ed ha una Convenzione contro le doppie imposizioni siglata con l’Italia».
Spagna e Portogallo
Anche in Spagna le aliquote fiscali sono inferiori a quelle italiane, tuttavia la convenienza si riduce all’aumentare del reddito. È prevista, infatti, una detrazione d’imposta pari a 6.500 euro per i soggetti con più di 65 anni, che arriva a 7.000 per i soggetti con più di 75 anni. Un esempio: se si riceve una pensione di 20mila euro all'anno e si vive in Spagna, l'imposta da pagare sarà calcolata applicando l'aliquota del 24% per i redditi compresi tra 12.450 e 20.200 euro, pari a circa 1.008 euro all'anno.
Un capitolo a parte lo merita il Portogallo, da anni considerato la terra promessa dei pensionati italiani. Clima mite, cultura europea, lingua neolatina, prezzi bassi e, soprattutto, niente tasse. Il Portogallo, però, smetterà di concedere esenzioni fiscali ai pensionati stranieri a partire da quest’anno. Lo ha annunciato il primo ministro Antonio Costa spiegando che continuare a concedere agevolazioni contribuirebbe a far salire i prezzi degli immobili nel mezzo di una crisi immobiliare. Costa ha, però precisato che le tassazioni già concesse rimarranno in vigore. Introdotta per gli stranieri che vivono almeno la metà dell’anno in Portogallo, l'esenzione consentita per dieci anni, è stata totale fino al 2020. Da allora, i nuovi arrivati potevano beneficiare di un’aliquota fiscale ridotta del 10%. La misura era stata introdotta nel 2012 per attirare capitali esteri in Portogallo , allora duramente colpito dalla crisi del debito. Ne hanno beneficiato circa 10.000 persone, per lo più pensionati francesi, britannici o italiani, che si sono stabiliti soprattutto nella regione di Lisbona o nelle località balneari dell’ Algarve e che di fatto hanno contribuito alla ripresa del mercato immobiliare.
Esclusi i dipendenti pubblici
Va sempre sottolineato che le agevolazioni fiscali, che hanno permesso ai pensionati di ricevere la pensione lorda in Portogallo, sono ad esclusivo beneficio degli ex lavoratori del settore privato. «Sono categoricamente esclusi gli ex dipendenti pubblici in base all’art. 19 della convenzione tra Italia e Portogallo sulle doppie imposizioni fiscali tra i due Paesi - precisa Zani -. L’assegno dei pensionati italiani del settore privato, che acquisiscono la residenza dello Stato iberico,è tassata secondo le regole di quest’ultimo. Invece per i pensionati pubblici non è sufficiente la residenza, ma occorre la nazionalità portoghese per sottrarsi al fisco italiano». A fronte di queste regole, alcuni pensionati del settore pubblico hanno fatto causa all’Inps chiedendo l’applicazione delle condizioni previste per i dipendenti privati. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha ritenuto che sia legittimo applicare un regime tributario differenziato.
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