×
×
☰ MENU

Giorgia, tattica dei pugni Maria Elena (finta) ingenua

Giorgia, tattica dei pugni Maria Elena (finta) ingenua

di Vittorio Testa

16 Giugno 2021, 09:03

Giorgia e Maria Elena. Due donne giovani, due mondi agli antipodi,  sole e luna, due caratteri facilmente infiammabili. Rivali in politica, entrambe con un’esperienza di ministro. Una, la più pugnace,  ogni giorno in battaglia roteante la durlindana, spaventa l’avversario già con gli occhi grigioverdi sempre sgranati in uno sguardo di magnetica aggressività. A 15 anni era già a fare comizi nelle borgate romane.

 Ha un piglio al quale si adatterebbe alla perfezione alla fulminea descrizione di Dejanira, di Carlo Emilio Gadda. «Una linea di fierezza tale da dar dei brividi a un oplite». C’è chi l’ha definita la Giovanna d’Arco de’ noantri.
E qualcuno si chiede dove mai abbia fatto il Car, l’addestramento di leva del nostro esercito. 

 Per un mesetto buono, a causa di una caduta, fu costretta a camminare reggendosi al bastone: vederla arrivare claudicante e munita di un solido vincastro metteva soggezione. Nel suo bagaglio culturale, diplomata al liceo linguistico, non c’è traccia di insegnamenti irenici: la sua pace è la pax romana, prima tabula rasa, poi se ne può parlare. Ha sempre la faretra ben munita: le scoccano un paio di frecciate? Lei ha una mira precisa e sterminatrice, come quello di Ulisse con i Proci.  Parla chiaro e semplice, non si fida di nessuno, men che meno degli alleati Berlusconi e Salvini: a loro  fece firmare un patto del centrodestra unito: «Mai con il Pd e il Movimento Cinque stelle»: poi il leader della «Lega Salvini presidente» ecco che va al governo, presidente un «grillino», l’avvocato Giuseppe Conte. Lei, la Giorgia di ferro, il viso illuminato  di pallore per lo sdegno interiore, con un'espressione di sfida reagisce da  politica avveduta: «Non credo che tutto questo sarà apprezzato da chi vota per il centrodestra», disse con la voce vibrante. E dal punto di vista della tattica, la Giorgia Meloni, le ha azzeccate quasi tutte: dal tre e rotti per cento ha portato il suo partito, Fratelli d’Italia, a quote che fino a ieri sembravano irraggiungibili: al punto che i più recenti sondaggi collocano al 20 per cento questa formazione che orgogliosamente si dice «di destra» senza trattini centristi, che  a lei sembrano marchingegni fumogeni da azionare in campagna elettorale per attirare il voto dei cosiddetti «moderati». 

Moderati de ché? Forse che il moderato Carlo Calenda non ha fatto la figura dell’estremista della maleducazione, provocando un moto di simpatia per la Meloni?
Lui, fuori di zucca, evidentemente: «La Meloni? Versione burina del KuKluxKlan».
E non contento: «È una che si è bevuta il cervello». Lei decide di rispondere con un linguaggio graditissimo al pubblico di destra: «Mi sono stufata. Adesso lo querelo. Definirmi burina è tipico dei salotti radical chic. Dicono anche che sono una cozza o un cesso». 
Dall’altro lato del Parlamento, nonché della concezione della vita e della politica, siede invece «la rivale», Maria Elena Boschi, ora capogruppo di Italia Viva, la creatura di  Matteo Renzi, sponsor storico, il Pigmalione della «bella Elena», definizione da figura d’operetta di Offenbach: se la Meloni evoca una figura femminile dall’impatto di maschio in divisa, qui con la toscana, definita «la più sexy del Parlamento», risuonano valzer straussiani, tra decoltée e maliziosi venticelli estivi che sollevano veli in tentazioni immaginarie: come la professoressa che quando accavallava le gambe, visibili dalla «feritoia» della cattedra, provocava turbamenti ginnasiali. 

Liceo classico e laurea 110/110 e lode in giurisprudenza, bellezza «rotonda» e sensuale, occhi di un verdazzurro cangiante a seconda della posizione, la Boschi dall’aria ingenua («Vieni c’è una strada nel bosco…») squaderna sorrisi innocenti e a volte di un’innocenza languida: il sorriso di chi sa di piacere. 

Le due donne sono in palese competizione: mai che saltino un appuntamento su argomenti e protagonisti della vita politica e parlamentare.
Ministro nel governo Renzi e sottosegretario nel gabinetto Gentiloni, Elena Maria ha dovuto subire critiche a on finire per via del ruolo del padre vicepresidente di una banca, poi fallita, accusata di finanziamento illecito a Renzi mediante una struttura governata da altri renziani.
La bella Elena Cappuccetto rosso circondata dai lupi, è tenacemente gelosa della vita privata, salvo qualche non rara eccezione televisiva in cui annuncia di essere innamorata e di volere un figlio dal fidanzato.

Il quale, bel fustacchione alto uno e novanta, occhi azzurri e fisico perfetto, non si nega alle telecamere televisive.
A «Verissimo» di Canale 5 racconta la vita puritana della coppia.

Una sera che s’è fatto tardi e che lei, obtorto collo, è costretta a rimanere a dormire da lui, si crea un’atmosfera  quasi di santità resistente alla tentazione erotica: «Era la prima volta» garantisce l’aitante e puro giovane: «E prima di dormire Maria Elena mi ha chiesto di pregare insieme a le per la gente bisognosa». Vade retro, Eros! 



 

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI