Adulti e vaccinati era il binomio esistenziale perfetto per affrontare le prove più determinanti dell’esistenza. Vaccini come rimedio alle aggressioni delle malattie infantili, delle epidemie. Fino a un po’ di anni fa se ne parlava, ovviamente, ma con misurata serietà. Il medico aveva ancora una residua dose di credibilità: e l’onnisciente ignorante in materia taceva. Portavamo sul braccio il cerchiolino del vaccino antivaiolo, succhiavamo lo zuccherino dell’antipolio, non indietreggiavamo davanti alla siringa. Certo eravamo percorsi da una qual piccola dose di ansia o, più che di ansia, di lieve timore di dover mai essere messi alla prova dell’ennesima malattia. Varicella, scarlattina, orecchioni e tosse cattiva le avevamo già sbolognate via: il più era fatto. Eravamo stupiti dalle conquiste della scienza medica e della scienza in genere: la tecnologia aveva messo a disposizione dell’uomo oggetti utili e graditi. Che i filosofi catastrofisti ciancessero pure dei guasti che avrebbero prodotto le macchine.
Nasceva una società alla quale la scienza prometteva un futuro radioso. Poi da stupìti qualcuno ha incominciato a considerarci stùpidi. Nascono i cosiddetti «No vax». Rispettabili medici, contraddetti dalla realtà, contestano, negano l’efficacia di alcuni vaccini; anzi ne sostengono la pericolosità e addirittura li imputano di danni gravi alla salute. La vita media, l’aspettativa di vita è salita a livelli insperati fino a qualche anno prima. Le grandi epidemie mortifere del passato sono state debellate? Che c’entrano i vaccini? Obiettano gli scettici «no vax». E poi, incredibilmente, gente più informata di quella di un tempo si lascia prendere dalla paura e dal sospetto. Le statistiche dicono che su 5 miliardi di persone vaccinate quelle che hanno avuto problemi sono cinquemila?
Propaganda ingannevole! Non manca il manipolo di avanguardisti dietrologi: è tutto un complotto per rimbecillire il popolo e soggiogarlo. Sui social c’è chi indica nomi, cognomi e indirizzi degli infami strateghi che vogliono schiavizzarci. E presi da furor sacro hanno voglia di menar le mani contro chi osa adempiere il proprio dovere: salvaguardare la comunità, secondo regole che hanno finora dato esiti positivi. Il «No vax» prende corpo, fa proseliti. All’insegna del grido «io sono un uomo libero», mettono a repentaglio la salute di tutti. Una scelta di libertà? Liberi di cosa, di infettarsi e di propagare il virus agli altri? E’ rinato l’oscurantismo nel quale trova rifugio quell’uomo primitivo che abita dentro ciascuno di noi: il troglodita che avevamo messo a tacere con lo studio e il progredire della scienza ma che adesso risente il tam tam degli avi di Neanderthal, e allora cava dallo stanzino buio la lancia e il randello ancestrali che la civiltà gli aveva imposto di gettare via: e si butta contro tutto e contro tutti.. «No vax», ovvero la rivincita dell’angoscia dell’uomo che ha smarrito se stesso. Ma ormai fratello «No vax» sei fuori tempo.
È il telefonino tra gli altri oggetti quello che ha creato l’uomo nuovo, egofono da mattina a sera. L’evoluzione della specie apporterà modifiche somatiche per facilitarci i movimenti del quotidiano armeggiare lo smartphone? Una spalla più alta dell’altra, un comodo trespolo e magari un orecchio a conchiglia-custodia perfetta per depositarvi l’aggeggio? Amico «No vax»: ci garantiscono che ci sia gente in cura perché sofferente di «hexakosioihexekontahexafobia», la paura del numero 666, la Bestia, il numero satanico. E signore e signori angosciati dall'«hipopotomonstrosesquipedaliofobia»: la paura delle parole lunghe. Posa il randello, fratello «No vax»: è un’arma inutile: meglio leggere Heidegger.
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