×
×
☰ MENU

Il volontariato, la felicità e l'economia del dono

Il volontariato, la felicità e l'economia del dono

di Giovanni Fracasso, Giulio Tagliavini

23 Giugno 2021, 08:47

Con la fine di quest’anno Parma non sarà più Capitale della Cultura. Ma rimane una delle capitali del volontariato in Italia.  Non c’è bisogno di nessun riconoscimento esterno o di premio: la città possiede, da decenni, un tessuto vivo e fertile di esperienze di volontariato. La pandemia, a Parma come in tutto il Paese,  ha fatto comprendere ancora di più l’importanza strategica del volontariato, nelle sue mille forme,  nelle sue poliedriche manifestazioni. 
Come ha sottolineato Stefano Zamagni è emerso che il volontariato è un motore potente di generazione di capitale sociale. Gli analisti finanziari  sono molto affezionati al mantra della «creazione  di valore». Suggeriscono, in ogni circostanza, con insistenza sistematica, di fare scelte che «creano valore».  Nel campo loro specifico, che è la gestione finanziaria delle imprese e delle banche, si crea valore scegliendo i giusti investimenti e con buone politiche finanziarie.  Ma questo mantra tende ad essere usato anche in altri campi, in quanto robusto e convincente. 
Nel campo delle scelte pubbliche, per esempio. Fare manutenzione delle strade crea valore?  

Costruire impianti sportivi crea valore? Descrivere attentamente il modo e l’intensità con cui si crea valore è un buon percorso per definire scelte migliori.
Il campo delle scelte personali è molto più ampio delle scelte economiche. Ci sono decisioni della nostra vita che non sono descrivibili come semplici scelte economiche. Sono scelte che preferiremmo assumere senza pensare proprio al profilo economico, anche se purtroppo non tutti  sono così fortunati. La dimensione economica in effetti condiziona la decisione di formare una nuova famiglia. La scelta del coniuge è stata, nella storia, straordinariamente legata ad aspetti finanziari (il professor Luigino Bruni ha spiegato nel dettaglio la storia e il rilievo della «dote» matrimoniale). Secondo alcuni economisti che hanno approfondito il tema, la decisione di mettere al mondo figli, che non appartiene più – salvo eccezioni secondarie – all’universo dell’imponderabile ma che costituisce atto programmato o addirittura forzato, dipende dal grado di sicurezza sociale oggettiva o percepita. In termini semplici, questi economisti ci interrogano circa il rilievo dei trattamenti retributivi e del profilo di continuità dei contratti di lavoro. Se queste variabili sono più restrittive rispetto ad altri paesi ne deriva automaticamente, o quasi, la crisi demografica. E a nulla serve far notare che per fare figli nell’Ottocento erano sufficienti condizioni di sicurezza economica ben inferiore.
In questo scenario, nel quale tutte le decisioni circa l’uso del proprio tempo finiscono, mai marginalmente, ad essere verificate con il criterio del «creare valore», ci chiediamo in che senso la nostra attività nel campo del volontariato lo crei. A nostro parere il volontariato crea veramente valore. Ma non valore astratto. Non valore per noi stessi. Non crea valore nel senso che rende gratuiti servizi per la collettività che altrimenti non sarebbero erogabili. La nostra attività come volontari crea valore anche in questo senso, ma in primis per noi stessi. In questa direzione ci sembra illuminante il punto di vista di Mihaly Csikszentmihalyi sul tema della ricerca della felicità. La ricchezza monetaria non corrisponde alla felicità, ma «creare valore» è una espressione che, sul piano delle scelte personali, è molto vicino alla ricerca della felicità. Un approccio strettamente economico agli obiettivi personali non ha senso. L’obiettivo personale ha a che fare con la complessità e la qualità dell’esperienza. Un volontario partecipa al «flusso», alla «corrente delle cose che si fanno» per perseguire obiettivi della propria comunità. La comunità si avvicina così effettivamente ai suoi obiettivi e i volontari definiscono il proprio prendere parte al flusso delle attività, che crea significato alle cose che si fanno. 
Nella fase più recente dell’evoluzione dell’economia occidentale si sono definite condizioni di produttività molto favorevoli. Il tempo dedicato al lavoro è di un numero inferiore di persone per un numero inferiore di ora. Il valore non lo si crea più nei termini tradizionali sul lavoro. Il valore lo si crea «fuori dal lavoro». Il mondo del volontariato ha il compito di generare condizioni per la creazione di valore, personale e collettivo, proprio in una logica win-win, per un ampio numero di persone. Creando reti, relazioni. Valorizzando sempre di più quei legami che rendono unita e vivace una comunità. Costruendo e Luigino Bruni sottolinea: Il volontariato oggi è maturo per dimostrare che un'economia del dono è sempre più necessaria affinché l'economia tutta sia imperniata sull'uomo e non sulle retoriche del management. Per questo il volontariato è un traino laddove sa mostrare che la vera gratuità genera legami. 

  

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI