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L'appello di Mattarella per ripartire

L'appello di Mattarella per ripartire

di Vittorio Testa

02 Gennaio 2021, 08:45

Angoscia e speranza. Dolore straziante ed esempi straordinari di generosità. Usa un lessico semplice, di esattezza esemplare; e con un tono sorvegliato, asciutto,  tenuto lontano dal rischio di cadere nella  retorica di «padre della Patria»; di sovraccaricare una realtà già di per sé difficile, percorsa da una sofferenza che sembra non finire mai. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parla per quattordici minuti a reti televisive unificate. E il suo  discorso alla nazione, come al solito contenuto in un quarto d’ora, rivela ancora una volta la statura morale e civile di un uomo che ha fatto della timidezza uno straordinario mezzo di comunicazione efficace:  non a caso in quindici milioni siamo rimasti ad ascoltare la sua voce pacata e rassicurante, e a vedere  questa figura di italiano serio e sudioso, riflessivo e tollerante. La chioma di un bianco da plenilunio, gli occhi azzurri, il sorriso appena accennato dal senso del pudore e un’eleganza ignara della cravatta sempre storta: Sergio Mattarella piace per la sua sobrietà e per il suo eloquio scabro, essenziale. Piace perché non sembra un italiano, nell’andare alla sostanza delle cose, oltre che nell’avere le sembianze di uno candido svevo rimasto a Palermo. Il suo discorso «alle concittadine e ai concittadini», categorie di cittadinanza, appunto, senza connotazioni restrittive, ha affrontato  la rappresentazione delle difficoltà enormi che ancora ci attendono, invitando, sollecitando un ulteriore esercizio di generosità, altruismo, indispensabili affinché non «prevalga la paura e perché le preoccupazioni possano trasformarsi nell’energia necessaria per ricostruire, ripartire». Un richiamo a che «ognuno faccia la propria parte». Mattarella esprime chiaramente , come è dovere del capo di una nazione chiamata ad una prova  difficile, il  suo pensiero e la sua linea di comportamento. Una delle preoccupazioni maggiori, forse la  più grande in questo frangente, riguarda il vaccino. Il capo dello Stato, cattolico praticante e politico non incline al compromesso, parte da una considerazione scientifica: «Mai un vaccino è stato realizzato in così poco» dice Mattarella: «E la scienza ci offre l’arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Ora a tutti e ovunque senza distinzioni dovrà essere consentito di vaccinasi gratuitamente perché giusto e perché necessario per la sicurezza comune». Ne consegue che «vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere». Pertanto, soggiunge Mattarella, «mi vaccinerò il prima possibile»; cittadino presidente ma  in attesa del proprio turno: «dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza». L’appello del capo dello Stato diventa perentorio nei confronti del ceto politico: «Non sono ammesse distrazioni, non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono».

 

 Da ieri sera è tutto un elogiare Mattarella da parte di tutti gli schieramenti politici. Da oggi si vedrà la caratura di questi proponimenti. L’uomo del Colle avverte tutti noi, con il piglio dello statista che non potrà e non vorrà rinunciare al suo compito: «Quello che inzia sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica. La ripartenza sarà al centro di ques’ultimo tratto del mio mandato».

 

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