È di questi giorni la notizia che il nuovo ponte della Navetta verrà aperto entro Pasqua. Una buona notizia per i residenti della zona, ma per la quale, invece che esultare, ci si dovrebbe preoccupare. Già, perché il vecchio e storico ponte della Navetta è crollato, sotto la spinta della piena del Baganza, il 13 ottobre del 2014. Vale a dire quasi sei anni e mezzo fa. E questo è il tempo che ci è voluto per ricostruire una passerella ciclopedonale che collega le due sponde di un torrente neppure troppo ampio. Sei anni e mezzo sono più del termine che l'Unione europea ci concede per spendere i 200 miliardi del Recovery fund, che è di sei anni. Il costo del ponte della Navetta è stato di un milione e 700mila euro, stanziati già pochi mesi dopo il crollo. Da allora, fra progettazione, gara d'appalto, aggiudicazione, lavori e collaudo, siamo arrivati al 2021. E ci sono voluti 8 (otto!) mesi perché la commissione collaudo arrivasse ad approvare i dati raccolti nel luglio scorso. Questo è il vero volto della burocrazia italiana. E questo è il senso dell'allarme lanciato da Gabriele Buia, imprenditore parmigiano presidente dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili), la cui impresa fra l'altro è capofila nell'appalto del ponte della Navetta, sull'incapacità dell'Italia di realizzare opere infrastrutturali in tempi accettabili. Il nuovo Ponte Morandi di Genova è stata un'oasi nel deserto di sabbia e di vincoli che impediscono di realizzare infrastrutture in tempi ragionevoli. Il ponte della Navetta, dunque, verrà aperto: ma invece di tagliare il nastro quel giorno le istituzioni pubbliche dovrebbero chiedere scusa per il ritardo.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata