Due fatti accaduti in questi ultimi giorni si prestano a un’ennesima riflessione sul ruolo della tecnoinformazione, sempre più capillare e «gridata» ventiquattr’ore su ventiquattro. Sul modo con il quale viene comunicata. E di conseguenza sul tipo di reazione che provoca, sempre più umorale e sempre meno razionale. Ormai non resta che prendere atto di un fenomeno indotto dalla tempesta mediatica che ci flagella ogni giorno. L’assuefazione alla notizia e ai relativi commenti istantanei, non meditati e questa enorme scia di opinioni e pareri sparati da persone competenti e insieme da ignoranti e idioti, ci ha cambiato il nostro meccanismo di percezione.
Il mondo dell’informazione che cinquant’anni fa aveva accolto con scetticismo le tesi di Marshall McLuhan, ha dovuto ricredersi. «Gli effetti della tecnologia», dice il sociologo canadese, «non si effettuano a livello di opinioni e di concetti, ma alterano costante, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali e le forme di percezione».
Prendiamo il caso di Beppe Grillo e della sua sfuriata fuorisenno a difesa del figlio accusato di stupro. Immaginiamone l’effetto e le reazioni in tempi pre-social e pre- Internet.
Commenti maturati con calma e un minimo di approfondimento. La nostra mente che medita, elabora e infine si fa un giudizio. Veniamo a ieri. Grillo da in escandescenze; non passano più di dieci minuti che arrivano a rotta di collo le dichiarazioni dei politici, tutte giocate sul registro dell’indignazione o della solidarietà, a seconda della militanza. Gridano tutti e tutti provocano la nostra impazienza ad essere in grado di schierarci pro o contro. La ragione sopraffatta dall’emozione, il nostro parere frutto di una rapidissima valutazione non di quanto accaduto ma della successiva rissa verbale. Grillo? Gli avversari gridano allo scandalo, e i suoi sostenitori trovano scandaloso l’altrui scandalo. E’ così anche per quanto riguarda l’ennesima strage nel mare dei migranti, una tragedia che dovrebbe farci vergognare come cittadini di un mondo indifferente, cinico. Le immagini che galleggiano in un mare diventato un cimitero sono ormai una consuetudine di spettacolarizzazione della morte.La nostra partecipazione, nostra nel senso di tutti quanti, è subito rivolta anche qui a schierarci. Ecco subito il politico che in cinque minuti lancia la stucchevole, insulsa esibizione di certezza: ‘E’ colpa dei buonisti!’’ e sotto con le accuse, fanno affari con gli scafisti, lucrano sull’industria dell’accoglienza. La deformazione mentale nel settore della fruizione di notizie è indispensabile per la nostra autostima, per il bisogno spasmodico di esserci, di farci sentire: grido ergo sum. E non arretra nemmeno davanti ai quesiti più complicati, settoriali. Draghi è alle prese con il ‘’Recovery fund’’? Alzi la mano chi sia in grado di spiegarcelo perfettamente. Sì? Dica:’’E’un espediente delle superpotenze mondiali per affamare i popoli’’. Favorevoli, contrari, astenuti?
Vittorio Testa
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