La fine del governo Trump ha dato luogo ad una sua criminalizzazione come causa di tutti i mali di un paese che vuole continuare a guardarsi eternamente giovane come Dorian Gray senza capire il rapido invecchiamento del suo declino . Ma anche per loro è giunto il momento del «redde rationem» presentato in modo implacabile dalla Storia, quella vera e non quella raccontata che da anni evidenzia un declino inesorabile mascherato dalla sudditanza dei media e dagli interessi dominanti che hanno dato luogo ad un’eutanasia culturale. La Storia dimostra sempre la sua ciclicità ed in che modo le società arrivano ad un punto di ottimo e poi cominciano a collassare. Questa ricorrenza storica è inflessibile nei meccanismi ma opera in modi e tempi diversi a seconda del momento in cui un ciclo di vita di una società si sviluppa. L’implosione può durare a lungo come è stato nei tempi recenti per l’Impero Britannico o come per quello Russo ma quando comincia la china discendente è solo una questione di tempo. La china discendente degli Usa è cominciata alla fine degli anni sessanta quando lo spirito del cambiamento di una società che prendeva coscienza del suo malessere trovava interpreti come Martin Luther King e Robert Kennedy entrambi assassinati nel 1968 a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Fu proprio Robert Kennedy nel commemorare la morte del primo a dire: «Non abbiamo certo bisogno di divisioni negli Stati Uniti, non abbiamo bisogno di odio, né di violenza o anarchia. Abbiamo invece bisogno di amore e saggezza, compassione gli uni verso gli altri, e di un sentimento di giustizia verso tutti coloro che ancora soffrono nel nostro paese, siano essi bianchi o neri».
Da quel momento cominciò ad incrinarsi il sogno americano di una fratellanza tra tutti per fare posto ad un individualismo senza scrupoli che trovò nella finanza priva di controllo una forma di suicidio collettivo pur continuando a mantenere un ruolo dominante globale, proprio Abramo Lincoln, a conferma, nel 1860 scriveva: «L’America non sarà ami distrutta dall’esterno . Se cadiamo e perdiamo le nostre libertà sarà perché ci siamo distrutti da soli».
Quel richiamo di Kennedy suona oggi sinistro in una società che ha dimenticato la fraternità e l’uguaglianza che si trova scritta con caratteri di fuoco nel suo emblema: «E pluribus unum», una società che si è inventata la «democrazia-oligarchica», incapace di capire in quale fase della sua storia essa si trovi con una forma di tirannia della democrazia - come ricorda De Toqueville e Popper con il paradosso della tolleranza - che diventa solo una drammatica foglia di fico. Toynbee, uno dei maggiori interpreti del ciclo di vita delle società descriveva la fase finale del declino in questi termini: «...Il loro crollo e la loro disintegrazione (delle società, ndr) comincia quando viene meno la creatività da parte delle élites di rispondere in modo nuovo alle sfide portate dall’esterno, lentamente la società comincia a collassare… La decadenza non dipende dalla paralisi delle facoltà mentali delle élites ma da un collasso della loro eredità sociale che interdice ogni efficace e creativa azione sociale... La decadenza è spirituale e morale e di fronte al dramma si inasprisce la violenza repressiva che non fa che accelerare la disgregazione; le società non scompaiono per morte violenta ma per suicidio». Sempre Toynbee nello stesso libro scriveva: «Il bastone dell’ecumene dopo la seconda guerra mondiale è passato dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti, ma nel momento in cui scrivo (1949) credo che questo non durerà più dell’impero mongolo (tre generazioni, ndr) , il futuro sarà scritto dall’Estremo Oriente». Puntuale la «Storia “ presenta il conto all’«hybris» di una supponenza senza limiti, così questa descrizione che Toynbee fa nel 1949 è la rappresentazione da manuale della fine, da troppo tempo annunciata ma mai considerata, che abbiamo davanti agli occhi degli Usa. Come sempre succede si fa fa risalire il dramma della decadenza all’ultimo evento verificatosi come è stato l’attacco al Senato e l’attribuzione a Trump di tutti i mali dell’America, ne ha ma non tutti; la ferocia con cui è stato attaccato dimostra l’ossificazione culturale di una classe dirigente che scambia l’accanimento come una forma di esorcismo contro il male che ha generato ma non riesce a capire. Capitol Hill è a suo modo quello che è stato per la Russia il muro di Berlino. In trent’anni hanno delocalizzato tutto in Cina, costava meno ma hanno dissolto la loro manifattura ed i posti di lavoro , così hanno creato la fabbrica del mondo che ora si ritrova di fronte con un potere che non sono in grado di controbattere; hanno dato spazio illimitato ad una finanza criminale, deregolamentandola completamente, che li ha divorati come una locusta creando disuguaglianza , povertà, disoccupazione... fattori che hanno minato la solidità del sistema sociale ormai allo stremo, sono stati incapaci di rinnovarsi in un modello socioculturale basato sull’esercizio del potere militare e finanziario che seguito acriticamente è diventato un’eutanasia - il suicidio richiamato sopra da Toynbee. Le società crescono solo su base familistica e non su un individualismo della guerra di tutti contro tutti ma la lezione della storia non fa più parte della cultura generale specie quella americana.
Il colpo finale lo darà la bolla suicida del QE portato ad un volume incontenibile ad una società che vive di transazioni giornaliere sul nulla, i daily traders, ed ha dimenticato che solo il lavoro reale crea ricchezza. Non avendo altra cultura Biden, promette un rilascio di altri immensi volumi di carta stampata creata dal nulla per controbattere la povertà. I vertiginosi volumi di dollari creati aumentano nei mercati internazionali quando la loro domanda non cresce di pari passo rispetto all’offerta, allora saranno drammi seri ai quali sarebbe bene cominciare a pensare invece di continuare a gridare come se anche questo fosse un esorcismo contro la stupidità dilagante.
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