Per diversi anni ho partecipato ai vari Meeting (felice intuizione di don Luigi Giussani) constatandone l’insostituibile funzione di luogo di bilanci e di previsioni, civili, sociali ed economiche, all’interno di un impegno etico collettivo, capace di mobilitare i carcerati di Padova da un lato e i politici «up-todate» dall’altro.
L’importanza del Meeting, al di là dei nomi che coinvolge, sta proprio nell’essere una delle poche sedi di aperta discussione rimaste in campo. Capace, perciò di diventare riferimento etico e politico per tanti italiani.
Mario Draghi ha scelto non a caso il Meeting di Comunione e Liberazione come luogo del suo ritorno in scena. Ha voluto così mettere sul tavolo un’identità cristiana ricordando, lì, nelle sale che hanno visto tanti leaders italiani ed europei, le parole della «preghiera» di Karl Paul Reinhold Niebuhr che chiede al Signore: «Dammi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di capire la differenza». Niebuhr è un teologo americano del secolo scorso, liberal e anticomunista che volle mettere in relazione la fede con la politica dei suoi tempi. E ha altresì richiamato «De Gasperi, che nel 1943 scriveva la sua visione della futura democrazia italiana ...»
Si tratta, all’evidenza, di un’apertura politica decisamente diversa e alternativa rispetto all’attualità nazionale e dei suoi interpreti singoli e collettivi.
«Ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire. Ai giovani bisogna dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri», sono parole che esprimono un profondo incolmabile dissenso con quanto fatto in Italia, a partire -se vogliamo chiamare le cose col loro nome- dal reddito di cittadinanza.
«Dalla politica economica ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. … ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire … la ricostruzione di questo quadro in cui gli obiettivi di lungo periodo sono intimamente connessi con quelli di breve è essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo … (servono) investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca e altri impieghi … (questo debito) sarà considerato “buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo” … il ritorno alla crescita, una crescita che rispetti l’ambiente e che non umili la persona, è divenuto un imperativo assoluto … stiamo sì ora assistendo a un rimbalzo nell’attività economica con la riapertura delle nostre economie … il ritorno alla crescita e la sostenibilità delle politiche economiche sono essenziali per rispondere al cambiamento dei desideri delle nostre società, a cominciare da un sistema sanitario dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa … c’è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata: l’istruzione e, più in generale, l’investimento nei giovani … la partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento … c’è anche una ragione morale che deve spingerci a questa scelta e a farlo bene: il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre.»
L’abbondanza di citazioni testuali serve a dare il senso della posizione intellettualmente onesta di Mario Draghi che, perciò, non rinuncia a mettere tutti i birilli ai loro posti sul tavolo della crisi.
Le distanze da quanto sta accadendo, in particolare le difficoltà per definire un piano d’utilizzo del Recovery Found (e del Mes, indirettamente citato a proposito delle esigenze della sanità nostrana) e il continuo ricorso a piccole o mezze misure di soccorso, quando dovremmo già essere nella fase della ripresa e del rilancio, emergono con forza. La politica nazionale deve riflettere sul discorso e sulle sue implicazioni immediate e mediate. Al di là delle stizzite polemiche, occorre rendersi conto che l’ex-presidente della Bce è il primo italiano capace di indicare una strada, di metodo e di merito, per l’immediato futuro.
L’unica risposta sarebbe coglierla e portarla a compimento.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata