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Il voto sul Mes e l'azione confusa del governo

Il voto sul Mes e l'azione confusa del governo

di Stefano Pileri

07 Dicembre 2020, 08:37

Forse lo spauracchio delle elezioni anticipate basterà a  fermare la fronda interna al Movimento 5 Stelle. E forse consentirà alla maggioranza di  superare lo scoglio del voto sulla riforma  del fondo salva stati, il Mes. Troppo rischioso, ragionano in tanti nei palazzi romani, far saltare il governo. Troppo rischioso tornare a votare con un terzo di seggi in meno, dopo il taglio dei parlamentari.  Molti cinque stelle (e non solo loro)  sanno che, in caso di elezioni, si dovrebbero accontentare di rivedere Roma da turisti.  Renzi, ma anche lo stesso segretario Pd Zingaretti, hanno messo in chiaro che  un passo falso significherebbe la caduta di Conte. E dal Quirinale hanno fatto capire che, pur in tempo di pandemia, è difficile pensare a  nuovi esecutivi senza elezioni. Non si  sa cosa accadrebbe davvero in caso di no alla riforma. Ma pare  che  la sola minaccia possa  calmare pure i grillini più agguerriti, sospinti dal duo Casaleggio-Di Battista.  
La più o meno  probabile sopravvivenza del governo non risolve però il problema delle sue contraddizioni e della sua azione opaca e confusa, soprattutto sulla gestione dei fondi europei  e, più in generale, su tutta la politica economia. Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare le regole per la gestione degli oltre 207 miliardi in arrivo dall’Europa. Una questione cruciale, su cui sembra ci siano molti mal di pancia (spesso giustificati) dentro la maggioranza.  Ma quella del «Recovery fund», come lo chiamiamo in Italia, o del «Next generation», come viene più correttamente definito in Europa, è un’occasione che non può essere sprecata.   Non sono   ammessi ritardi ed errori.
 

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