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L'economia deve crescere più del tasso sul debito

L'economia deve crescere più del tasso sul debito

di Augusto Schianchi

30 Maggio 2020, 09:20

Vi è tanta incertezza su che mondo sarà dopo il Covid. 
Ma una cosa certa c’è: ci sarà tanto debito pubblico in più. Secondo i calcoli dell’OCSE, per i paesi più ricchi il nuovo debito ammonterà a 17 mila miliardi, con un rapporto rispetto al PIL che salirà dall’attuale 109 al 137 percento. Pari a quello italiano pre-Covid. (Quel rapporto era del 40 percento agli inizi degli anni ’70). Il debito aggiuntivo equivale ad almeno 13 mila dollari in più per ciascuna persona, per il miliardo e 300 milioni di persone dei paesi OCSE. Se poi la ripresa fosse più lenta del previsto, il carico sarebbe ancora maggiore.
La domanda cruciale è: come faremo a ripagarlo? Come riusciremo a ricondurre il rapporto debito/PIL ad un valore almeno al di sotto del 100 per cento?
Una soluzione al problema c’è. L’economia deve crescere ad un tasso nominale (reale più inflazione) superiore al tasso d’interesse da pagare sul debito. In questo caso, in tempi lunghi, il rapporto debito/PIL rientrerebbe da solo. A condizione che il debito attuale non cresca ulteriormente. 
Al momento, per fortuna, c’è la Banca Centrale Europea (grazie di esistere!), che fa da ponte verso la futura ripresa economica, acquistando i nostri titoli di stato, non non venduti sul mercato, e ristornando verso il Tesoro italiano gli interessi pagati. 
La combinazione di risorse ottenute dall’Unione Europea, una politica monetaria accomodante della BCE, integrate con le riforme tanto attese del nostro sistema pubblico -e giustamente sollecitate dalla Commissione europea- potrebbero insieme consentire all’Italia una ripresa di sviluppo a lungo termine, insieme ad un graduale rientro del debito pubblico. 
In alternativa, il leader dell’opposizione Salvini ha proposto di stampare tanta carta moneta. I risultati sarebbero inflazione e svalutazione, e soprattutto tanto debito in valuta estera (per l’acquisto dell’energia per far funzionare l’industria). Questa politica avrebbe anche effetti perversi nella distribuzione del reddito: i ricchi (in grado di proteggere i propri redditi e ricchezza) diventerebbero sempre più ricchi; i poveri che vivono di stipendi e pensioni (svalutati) sempre più poveri. 
L’esempio da manuale è l’Argentina (uno dei paesi più ricchi al mondo per risorse naturali). Prendendo come base il maggio 2008, l’Argentina in 12 anni ha stampato più moneta per il 2.283 percento, senza peraltro conseguire una crescita stabile, anzi provocando violente variazioni del ciclo economico. Il risultato è il default che si avrà nei prossimi giorni, il nono della sua storia. Perché lo stato argentino ha sempre stampato soldi per pagare i propri debiti.
A titolo di cronaca, negli stessi 12 anni, gli USA hanno aumentato la propria offerta di moneta del 133 percento; l’Eurozona del 66.
Chi sta perseguendo la stessa strada è la Turchia. Nel 2017, ha svalutato la propria moneta, per rilanciare l’economia, per sostenere il presidente che aveva ottenuto dal suo parlamento i pieni poteri. Per alcuni mesi la svalutazione ha funzionato, poi è scattato -come da manuale- l’effetto ricaduta come per l’Argentina. 
Perché se vuoi sostenere la crescita economica con la svalutazione, devi tenere i tassi d’interesse reali negativi (per sostenere gli investimenti). Ma, a loro volta, i tassi negativi accelerano la svalutazione del cambio, in avvitamento. In effetti, il tasso di cambio della lira turca, dopo 3 anni, si è dimezzato. L’inflazione è di conseguenza cresciuta, e così via… la solita storia.
Volevate un po' di svalutazione per avere tanta crescita? Avrete troppa svalutazione, nessuna crescita, solo tanta inflazione e debito estero. 
E maggiore ingiustizia sociale. 

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