Le recenti pubblicazioni dei dati Istat sull’economia italiana e quelli dell’Ocse presentano un quadro per l’anno in corso veramente difficile. Queste previsioni sono in linea con quelle contenute nelle Considerazioni finali all’Assemblea annuale di Banca d’Italia del governatore Ignazio Visco.
Partendo da queste ultime il governatore stimava un Pil al – 9% con uno scenario pessimistico che prevede, in caso di un andamento negativo della pandemia, un pil al – 13%.
L’Istat, partendo dai dati sull’andamento del Pil nel primo trimestre 2020 rispetto al trimestre precedente al -5,3%, stima un Pil negativo nel 2020 al -8,3% e una ripresa parziale nel 2021 al +4,6%. Le cause della caduta del pil nel 2020 sono da ricercare nel crollo della domanda interna dovuta alla contrazione dei consumi delle famiglie e degli investimenti. Ma un contributo significativo alla caduta del Pil deriva anche dall’andamento negativo della domanda estera e delle scorte.
Anche l’Ocse disegna uno scenario molto negativo nel 2020 con un Pil al -11,4% ma che potrebbe arrivare al -14% se ci fosse una recrudescenza della pandemia. L’Ocse stima un Pil in ripresa al + 7,7% nel 2021.
Naturalmente il deficit sul Pil è previsto nel 2020 in crescita al 11,2% nell’ipotesi di una situazione di contagi sotto controllo come ora, per poi scendere al +6,8% nel 2021; il debito sul PIL, sempre nell’ipotesi base, sarebbe nel 2020 del 158,2%. Questi dati ci fanno riflettere sulla necessità fondamentale degli interventi dell’Unione Europea a sostegno della nostra economia. Senza questi una seppur faticosa ripresa sarebbe impossibile da mettere in atto.
È stato ampiamente chiarito nelle pagine del giornale l’importanza del nuovo intervento sul PEPP ( il programma di acquisti straordinario di titoli di Stato) della BCE di 600 miliardi che si aggiungono ai 750 già previsti. Gli effetti sulle quotazioni dei nostri tioli, che BCE acquista in percentuali superiori alla quota di nostra spettanza, hanno portato ad una importante contrazione degli spread e ad un conseguente calo degli interessi sul nostro debito pubblico. E giova ricordare anche l’insieme degli altri interventi sulla cassa integrazione (Sure), della BEI con il fondo di garanzia per le imprese e il dibattuto MES per gli interventi per la sanità.
Ora l’attenzione si concentra sul Consiglio Europeo del 18 e 19 giugno che discuterà del documento preliminare messo a punto dalla Commissione Europea e che comprende il recovery fund per 750 miliardi di cui una quota che si aggira sui 172-173 miliardi per il nostro Paese. La discussione del 18 e 19 si concentrerà poi sul nuovo quadro finanziario 2021.2027, di notevole importanza per i progetti futuri.
Le misure comprese nel recovery fund hanno una parte importante di 560 miliardi denominata recovery and resilience facility e dedicata alla trasformazione verde e digitale; poi vi sono altre misure importanti fra cui la politica di coesione, quella industriale, la liquidità per le imprese, la politica agricola.
A questi si aggiungono i fondi del bilancio poliennale 2021-2027.
Per ottenere la disponibilità di questi fondi è indispensabile presentare un piano di investimenti che abbia come priorità la transizione verso l’economia verde e l’infrastruttura digitale. Il piano dovrà indicare gli obiettivi da raggiungere nelle varie filiere e otterrà i fondi sulla base del reale raggiungimento degli stessi.
Quindi è fondamentale che rapidamente si apra un confronto su un piano strategico di sviluppo del Paese con una previsione poliennale ed un solido piano di obiettivi misurabili sui quali valutare l’avanzamento del piano e l’eventuale scostamento.
Questo è un impegno decisivo per un Paese che a livello centrale e nelle sue articolazioni territoriali non si è mai contraddistinto come modello di efficienza nell’ottenimento dei fondi dei progetti europei. I fondi europei si ottengono se ci sono solidi progetti con obiettivi chiari e definiti, budget affidabili e una precisa pianificazione temporale .
I dati dell’economia del nostro Paese impongono un cambio rapido di impostazione e di velocità di esecuzione.
Non entriamo nel merito dei lavori degli Stati Generali convocati dal Governo anche perché sono appena iniziati gli incontri.
L’unica considerazione che ci sentiamo di fare è che il progetto di ricostruzione del nostra Paese è urgente e al contempo deve tradursi in un piano di cambiamento strategico molto strutturato e fatto di fasi precise a cui l’attuazione del Piano deve attenersi.
Proprio per questa sua caratteristica dovrebbe vedere un serrato confronto fra il Governo, i Partiti che lo compongono e quelli dell’opposizione. In contemporanea dovrebbe aprirsi un confronto con le forze economiche e sociali. Di questo ha bisogno il Paese ed ogni tatticismo politico non farebbe altro che allontanarci dal vero risultato che è una visione a lungo termine dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
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