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Da rottamatore a rottamato: ma Renzi torna determinante

Da rottamatore a rottamato:  ma Renzi torna determinante

di Vittorio Testa

13 Novembre 2019, 02:01

Lui ha  attraversato stagioni politiche da protagonista di primissimo piano, giovane premier arrivato ad incassare un consenso di dimensioni mai prima raggiunte dalla sinistra (40 per cento) consenso bruciato in fretta dalla sconfitta nel referendum istituzionale e da un egocentrismo ciarliero e battutista che contribuì non poco a farlo finire da rottamatore a rottamato. Adesso Matteo Renzi gioca la carta della leadership personale dando vita a una sua formazione corsara e bifronte: sta nella maggioranza che sostiene il governo ma nel ruolo di oppositore per ora amico. Renzi ha colto il punto vero di questa crisi che dura dal marzo del 2018 e che ha visto andare al governo accoppiamenti nati sottoscrivendo un  contratto anziché un’intesa politica programmatica. Dapprima M5S-Lega, poi M5S-Pd. Mancando un’intesa sostanziale e profonda, anzi dando vita a una concorde gestione del potere ma discordante sui temi più importanti, Renzi, diventato determinante e indispensabile iniziando a svuotare il Pd con ‘Italia viva’, ha un’assoluta libertà di movimento, anche grazie all’intrinseca, consustanziale debolezza del governo nato da un ribaltone politico ma presieduto dallo stesso premier. Renzi, scaltro e spregiudicato, può giocare al gatto con il topo. «A me sta a cuore l’Italia, non il futuro dell’avvocato Conte», spiega sarcastico l’ex premier: «Conte è stato il Presidente di una maggioranza che ha azzerato la crescita in Italia: ora per una serie di circostanze si trova premier anche della maggioranza alternativa. E qualcuno degli alleati lo vede addirittura candidato leader alle prossime elezioni…». 
In questa situazione paradossale, Renzi può pertanto sfruttare il suo ruolo a tutto campo,  presentandosi come il rifondatore di un «centrosinistra» moderato e aperto ai moderati di Forza Italia che rifiutano la subalternità alla coppia Salvini-Meloni. 
Su questo terreno, potrebbe nascere un’alleanza in chiave antisovranista tra Renzi e i non pochi «azzurri» alle soglie della diaspora, capeggiati da Mara Carfagna, ormai giunta alla rottura con Berlusconi. Un gruppo parlamentare che potrebbe avere dimensioni non esigue- circa ottanta seggi tra Camera e Senato- in grado di condizionare il governo  e la legislatura che secondo molti durerà fino alla scadenza naturale nel 2023. Ma con un assetto mutato da «Italia Viva» diventata, coniando un calembour «Forza Italia Viva». Il che aprirebbe occasioni plurime per il corsaro Renzi, il quale infatti dice cose interessanti, da decrittare con il lessico sotteso degli avvertimenti politici. «Faccio il tifo per Conte» e questa assicurazione superflua è, visto il tipo, non proprio rasserenante per il premier-bis.  «La legislatura durerà fino al 2023», garantisce Renzi che aggiunge una considerazione apparentemente ovvia: «Durerà sicuramente perché siamo una democrazia parlamentare e in Parlamento», e qui veniamo al dunque, «c’erano, ci sono e ci saranno i numeri per un governo che non ci spinga fuori dall’Europa».
 Messaggio preciso sotto vaghe e generiche considerazioni: un gruppo parlamentare che si rinfoltisse insieme a «Italia Viva» potrebbe diventare determinante nel caso di una crisi del governo attuale.  E chiedere la poltrona di premier, magari per il suo leader. Un rampantissimo, veloce e spregiudicato politico nato a Rignano sull’Arno. Che coltiva la legittima ambizione di tornare su quella poltrona al vertice di Palazzo Chigi.

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