La ricorrenza - i 10 anni dalla nascita della Fondazione Auschwitz-Birkenau - non è certamente tra quelle maggiori, ma la visita che la cancelliera Angela Merkel ha fatto ieri al campo di sterminio di Auschwitz, è arrivata in un momento molto importante, in cui, con sgomento, scopriamo che l'antisemitismo è ancora vivo e vegeto in Europa nonostante il ricordo bruciante, purtroppo non per tutti, dell'Olocausto.
Le parole della Merkel - come sempre in stile prosaico e privo di slanci retorici, ma ieri vibrante di commozione - sono importanti. «Quello che è successo qui - ha detto la cancelliera - non si può capire con la comprensione umana. Non lo dobbiamo dimenticare mai. Non possiamo tirare una linea e non ci potrà essere alcuna relativizzazione». «Provo una vergogna profonda», ha aggiunto. Poi la Merkel ha continuato citando Primo Levi: «È successo. Dunque può succedere di nuovo». Quindi, ha concluso, «non dobbiamo chiudere gli occhi e le orecchie, se le persone vengono insultate e umiliate. Dobbiamo contrastare chi alimenta odio e pregiudizi contro persone di altre religioni, o di altre provenienze».
Una lezione per la Germania dove troppo spesso ci si lamenta del «passato che non vuole passare», per usare la discussa espressione di Ernst Nolte, ma ci si dimentica spesso che anche l'antisemitismo pare non passare mai. A Berlino come a Roma. Come dimostra il caso di Emanuele Castrucci, filosofo del diritto con cattedra a Siena e apertamente antisemita su Twitter.
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